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Mercoledì 31 Gennaio 2007 alle ore 09:30

97ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

L'Assemblea del Senato ha concluso la discussione generale ed avviato l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno relativi al disegno di legge n. 1236, di conversione del decreto-legge n. 299 del 27 dicembre 2006, abrogativo del comma 1343 dell'articolo 1 del disegno di legge finanziaria, che recava disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione del diritto della pubblica amministrazione al risarcimento del danno derivante da responsabilità amministrativa.

I senatori intervenuti hanno annunciato l'orientamento favorevole dei rispettivi Gruppi, anche se con accenti diversi quanto alla responsabilità dell'inserimento della predetta disposizione nella finanziaria e alla legittimità di un decreto-legge che abroga una norma non ancora entrata in vigore. Il relatore Villone (Ulivo) ha sostenuto la legittimità e l'efficacia dell'intervento d'urgenza ed evidenziato l'incidenza negativa che la norma abrogata avrebbe avuto sul complessivo sistema del procedimento amministrativo; sottolineando la gravità dell'inserimento nel maxiemendamento di una disposizione su cui la maggioranza si era esplicitamente dichiarata contraria, ha anche rilevato criticamente che i Gruppi di opposizione ne abbiano impedito il riesame da parte della Commissione bilancio. Per il Governo è intervenuto il sottosegretario alla giustizia Scotti. Nella discussione generale sono intervenuti per la maggioranza i senatori Fernando Rossi e Ripamonti (Verdi-Com) ed Albonetti (RC), ad avviso dei quali la vicenda deve indurre ad una riflessione sull'assetto istituzionale degli enti locali, eccessivamente sbilanciato a favore della sfera di governo e poco attento alle istanze di democrazia espresse dai Consigli, nonché sui tempi della giustizia amministrativa e sulla riforma della sessione di bilancio.

Il senatore Fuda (Misto-Pdm) ha rivendicato la coerenza e l'organicità del testo da cui è stato estrapolato il comma 1343: l'originario emendamento a sua firma, che rispettava la durata quinquennale del termine di prescrizione, rispondeva infatti ad un'istanza di civiltà giuridica, stante l'inammissibilità di un'indefinita durata dei procedimenti amministrativi.

Ad avviso dei senatori Saro (DC-PRI-IND-MPA), Viespoli e Storace (AN), Castelli e Divina (Lega), D'Onofrio (UDC) e Pastore (FI), intervenuti a nome dell'opposizione, è necessario chiarire la vicenda evitando di edulcorarla a mero errore tecnico, anche in considerazione dei corposi interessi coinvolti e degli effetti devastanti che la norma avrebbe determinato. Il Governo dovrebbe quindi accettare la responsabilità politica dell'accaduto e spiegare in modo credibile come si sia potuto determinare l'inserimento in finanziaria di una disposizione che segna il ritorno alla cultura dell'illegalità, in quanto determina un vulnus gravissimo al giudizio contabile, che a seguito dell'abolizione dei controlli di legittimità rappresenta l'ultima frontiera per l'accertamento della responsabilità degli amministratori pubblici.

Sulla dichiarazione del Presidente Marini in ordine all'ammissibilità degli emendamenti sono intervenuti con accenti critici i senatori Palma (FI), Storace (AN) e Salvi (Ulivo).

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