Senato TV

Giovedì 20 Settembre 2007 alle ore 09:35

217ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

La seduta del Senato è stata dedicata alla discussione sulle comunicazioni del Governo sulla revoca e sostituzione di un componente del CDA della RAI.

L'Assemblea ha approvato la risoluzione n. 7, dei senatori Bordon e Manzione (Ulivo), in un testo limitato al primo capoverso delle premesse ed al terzo capoverso del dispositivo, (che prevede che il Governo si adoperi per evitare che il CDA della RAI proceda a nuove nomine prima che sia stato definito il piano industriale e piani editoriali coerenti). A seguito di tale votazione il senatore Paolo Brutti (SD), primo presentatore della risoluzione n. 10 della maggioranza, ne ha annunciato il ritiro in quanto il testo approvato riproduce il nucleo centrale della stessa; tali considerazioni sono state condivise dai senatori Russo Spena (RC), Finocchiaro e De Petris (Ulivo).

I senatori Castelli (Lega), Schifani (FI) e Matteoli (AN) hanno invece evidenziato che in Senato il Governo non ha più il sostegno della sua maggioranza, che è stata costretta a ritirare la propria risoluzione perché certa della reiezione da parte dell'Assemblea. Il Senato ha invece respinto le proposte di risoluzione nn.1, 3, 4, 5, 6. La risoluzione n. 8 è risultata assorbita, mentre sono state ritirate anche le risoluzioni nn. 9, 11, 12 e 13.

Il ministro del tesoro Padoa Schioppa ha evidenziato le criticità della gestione industriale e finanziaria della RAI, provocate dalla rigidità della struttura e dal condizionamento della politica, mentre il Consiglio di amministrazione si è dimostrato incapace di adottare le necessarie e complesse decisioni sull'assetto strategico dell'azienda e sulla sua offerta complessiva, perché paralizzato da divisioni estranee a logiche aziendali. Si è posta quindi la necessità di un intervento del Ministro del tesoro che senza finalità politiche e con l'obiettivo di tutelare la società e l'interesse pubblico, nell'ambito delle proprie responsabilità di azionista e nel rispetto delle norme di riferimento, ha deciso la sostituzione del membro del Consiglio di amministrazione espressione del Ministero. E' il primo tassello di un'ampia riforma del sistema, che non può prescindere da una revisione del modello di governance della RAI previsto dalla legge Gasparri, che si è dimostrato sbagliato. E' per tale motivo che il Governo ha presentato un disegno di legge di riforma, di cui sollecita l'approvazione del Parlamento, che assicuri una vera indipendenza alla RAI, interrompendo il condizionamento del potere politico che ha indebolito l'attività dell'azienda e compresso le notevoli energie professionali presenti al suo interno. Il Ministro, oltre a rivendicare di essersi astenuto dal fornire istruzioni ai consiglieri di amministrazione espressione dell'azionista, ha sostenuto la validità della scelta del nuovo consigliere di amministrazione, effettuata in totale autonomia e riservatezza, riscontrando in Fabiano Fabiani autorevolezza, competenza e indipendenza.

Per l'opposizione hanno preso la parola i senatori Sterpa, Baldini e Schifani (FI), Santini e Cutrufo (DCA-PRI-MPA), Galli (Lega), Pionati e D'Onofrio (UDC) e De Angelis, Butti e Matteoli (AN), i quali, pur riconoscendo le capacità professionali di Fabiani ma non la sua indipendenza, hanno contestato in primo luogo la legittimità ed il metodo con cui il Ministro del tesoro ha esercitato le sue responsabilità nella gestione della RAI e ha proceduto alla sostituzione del consigliere Petroni. Nei loro interventi hanno definito un'emergenza democratica l'occupazione del servizio pubblico da parte dalla maggioranza, invocando il ripristino dell'equilibrio e del pluralismo dell'informazione, ritenendo sbagliato e segno di difficoltà il tentativo del Governo e della maggioranza di recuperare il deteriorato rapporto con l'opinione pubblica attraverso il controllo della RAI.

Per la maggioranza sono intervenuti i senatori Furio Colombo, Bordon, Montino e Zanda (Ulivo); Tonini (Aut), De Petris e Ripamonti (Verdi-Com), Paolo Brutti e Salvi (SD), Gagliardi e Russo Spena (RC), Barbato (Misto-Pop-Udeur) e Formisano (Misto-IdV). Gli oratori hanno condiviso la scelta del Ministro di sostituire il consigliere Petroni, che ha operato per impedire l'attività del CDA ed hanno espresso preoccupazione per la situazione della RAI , caratterizzata da una crisi economica, tecnologica e culturale. Hanno inoltre imputato alla legge Gasparri la politicizzazione del consiglio di amministrazione e la scarsa operatività del servizio pubblico in una fase di grande trasformazione del mercato televisivo e multimediale. E' stata inoltre evidenziata l'esigenza di un recupero della missione civile e culturale dell'azienda pubblica e della qualità delle sue trasmissioni, sottraendola al condizionamento dei partiti facendola invece interprete di un pluralismo capace di dare voce al complesso della società. Ugualmente condivisa è stata l'esigenza di riformare la governance della RAI, mentre distinzioni si sono manifestate sugli strumenti con i quali raggiungere l'eliminazione dell'influenza politica sulle scelte della RAI, se attraverso l'immediato azzeramento del CDA, anche tramite un provvedimento d'urgenza come richiesto dalla risoluzione n. 7, oppure tramite l'approvazione del disegno di legge di riforma. I senatori Barbato e Formisano hanno sottolineato la necessità di ripristinare ai vertici dell'azienda un'equilibrata rappresentanza delle posizioni politiche presenti nel Paese.

In dissenso dal Gruppo sono intervenuti i senatori Bordon, Manzione e Scalera (Ulivo), ritenendo la risoluzione n. 10 insufficiente rispetto all'esigenza di superamento del condizionamento dei partiti. Il senatore Barbieri (Misto-CS) ha annunciato voto contrario sulla risoluzione dell'opposizione e sulla n. 7 e la non partecipazione al voto sul testo della maggioranza. Il senatore Fernando Rossi (Misto-Mpc) ha auspicato una RAI pluralista ed al servizio della crescita culturale e civile del Paese ed ha annunciato di non votare la risoluzione della maggioranza perché carente dell'impegno all'azzeramento del CDA.

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