Il Presidente: Discorsi

Celebrazioni per il Centenario della nascita di Salvatore Valitutti

Discorso pronunciato nella Sala Capitolare del Palazzo della Minerva a Roma in occasione delle celebrazioni per il Centenario della nascita di Salvatore Valitutti

1 Ottobre 2007

Autorità,
Signore e Signori,
è con vivo piacere che, oggi, sono qui con voi per celebrare il centenario della nascita di Salvatore Valitutti.

Un intellettuale di alta levatura, un liberale convinto, uomo delle Istituzioni rigoroso.
Valitutti è stato anche un illustre Senatore, fra il 1972 e il 1979, e poi nella 9^ Legislatura, fra il 1983 e il 1987, quando fu anche eletto Presidente della Commissione Istruzione del Senato.

Desidero per questo ringraziare il Presidente della Provincia di Salerno Villani e il Direttore del Centro dedicato a Valitutti per aver voluto promuovere, qui in Senato, questa commemorazione.
Prima che prendano loro la parola - come oratori ufficiali in questa occasione - insieme al mio ringraziamento e al mio saluto a tutti i partecipanti, concedetemi di svolgere poche brevi considerazioni su alcuni degli insegnamenti che abbiamo ricevuto da un uomo che, con il suo pensiero e la sua feconda attività, ha saputo onorare il nostro Paese.

Salvatore Valitutti ha ricoperto nel corso della sua lunga ed intensa vita incarichi politici ed istituzionali tutti di grande prestigio: è stato Ministro, Sottosegretario, Parlamentare, Consigliere di Stato, Rettore universitario.
Ebbene, nello svolgimento di compiti così delicati e impegnativi si è sempre dimostrato un servitore dello Stato leale e determinato, dedito ad obiettivi di altissimo valore.

Appassionato studioso di problemi pedagogici e didattici, ha dedicato tutta la sua vita professionale e politica alla scuola italiana, alla formazione culturale dei giovani, di ogni estrazione sociale.
Visse la stagione del diritto allo studio, del diritto ad avere un'istruzione di qualità come strumento indispensabile per l'effettivo esercizio dei diritti di libertà e di uguaglianza, come una stagione di impegno a far comprendere ai cittadini "l'obbligo di doversi istruire" e formare per concorrere alla vita sociale.

Non mancò più volte di sottolineare, contro un certo clima permissivo che si era instaurato nella scuola alla fine degli anni Sessanta, il dettato dell'articolo 34 della Costituzione che impegna la Repubblica a sostenere "i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, nel raggiungimento dei gradi più alti degli studi".
Toni, anche severi e a volte impopolari, hanno contrassegnato certe sue prese di posizione nei confronti della scuola e degli stessi ragazzi - tant'è che per alcuni era il ministro delle bocciature - cui non mancava di ricordare il dovere di impegnarsi con serietà e disciplina nello studio e nella propria formazione culturale.

Nonostante la breve durata del suo mandato di Ministro della Pubblica Istruzione - meno di un anno, tra la fine del 1979 e i primi mesi del 1980 - il suo nome rimane legato alla prima legge organica di modernizzazione dell'Università italiana - con l'introduzione delle diverse figure di docenza e del dottorato di ricerca - e all'azione volta al rinnovamento del costume scolastico ed educativo nazionale.
Tutto il suo impegno, senza risparmiare critiche anche alla sua stessa area, fu speso per un obiettivo democratico sostanziale e non formale: quello di innalzare il livello della preparazione degli studenti così come quello dei docenti, chiavi di volta per restituire credibilità e solidità allo sviluppo dell'intero Paese.

Prima di concludere non posso non ricordare che Valitutti nacque a Salerno, e come uomo del nostro Mezzogiorno non è mai venuto meno al suo dovere civile e politico verso questa parte del Paese.
In coerenza con le sue profonde convinzioni liberali - e direi anche con moderna lungimiranza - egli ha auspicato e perseguito fortemente l'emancipazione economica e civile delle regioni meridionali, non con misure di assistenzialismo e di paternalismo a cui era fortemente contrario, ma all'interno di una più vasta azione di rinnovamento e di valorizzazione delle straordinarie risorse culturali e sociali del nostro Mezzogiorno.

In sostanza vorrei ricordare Valitutti come uno spirito libero, e al tempo stesso concreto, fattivo e responsabile.
Uno spirito del quale, anche oggi, la vita politica e istituzionale non potrebbe che giovarsi.



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