Il Presidente: Discorsi

Identità europea, cultura e mondializzazione: una sfida per l'Europa

Discorso pronunciato alla Conferenza dell'Unione Paneuropea Internazionale che si è svolta nella Sala Capitolare del Palazzo della Minerva il 12 e 13 ottobre 2007

12 Ottobre 2007

Autorità,
Signore e signori,
sono davvero lieto che il Senato della Repubblica Italiana possa accogliere una Conferenza così qualificata dell'Unione Paneuropea Internazionale. Vi porgo perciò un sincero saluto di benvenuto da parte dell'intera Assemblea del Senato e mio personale.

Il ruolo di Associazioni come la Vostra è sempre stato cruciale per contribuire a preparare valutazioni e decisioni qualificate tra i Paesi membri. Oggi, in un mondo contrassegnato da grandi trasformazioni sociali ed economiche - e con nuovi fondamentalismi culturali e ideologici che tentano di minare i rapporti fra gli Stati e fra i popoli - i luoghi e le occasioni di confronto e di dialogo sull'identità e sul futuro dell'Europa acquistano un valore nuovo e davvero peculiare, per individuare la bussola del nostro agire politico. Ringrazio pertanto il Vostro Presidente e tutta l'Unione Paneuropea Internazionale che, fin da prima della guerra, ha fortemente perseguito obiettivi di coesione e di unificazione fra gli Stati europei.

Abbiamo celebrato negli scorsi mesi a Roma - nell'Aula del Senato - il Cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma che costituirono le prime fondamenta comuni dell'Europa. E' stata una giornata davvero intensa, con la partecipazione e l'intervento dei Presidenti di tutti i Parlamenti dell'Unione, nella quale si è ribadita la volontà di rafforzare e accelerare il processo di coesione politica dell'Europa.

Ci troviamo ora a pochi giorni dall'approvazione, a Lisbona, del nuovo Trattato Costituzionale europeo che dovrebbe farci riprendere il cammino interrotto negli anni scorsi con i referendum della Francia e dell'Olanda. La riflessione forse non è stata inutile, anche perché l'Europa ha affrontato, contemporaneamente, le sfide dell'allargamento a 27 Paesi e quelle della maggior coesione politica. Oggi, tuttavia, il clima è maturato, anche grazie agli orientamenti più positivi del nuovo Governo francese e agli sforzi di mediazione della Cancelleria tedesca.

L'Italia è sempre stata in prima fila nella condivisione del processo unitario e, su questo punto, vi è sempre stato negli anni recenti un consenso largo nel Parlamento: prima con la maggioranza di centro-destra, il cui Governo aveva sottoscritto il precedente Trattato, e ora con la maggioranza di centro-sinistra. Un consenso bipartisan, su scelte come quelle dell'Europa, dovrebbe radicarsi in ciascuno dei Paesi dell'Unione, uscendo dal rischio che maggioranze pro-tempore possano revocare decisioni assunte e, quindi, mettere in gioco delicati equilibri comuni.

Certi percorsi politici non sono mai agevoli. Stiamo affrontando tappe davvero epocali che richiedono, oggi, un impegno e una volontà politica alti, veramente capaci di guardare oltre agli interessi e i particolarismi nazionali. Come Presidente del Senato italiano sono certo che dal nostro Parlamento e dai Parlamenti degli altri Stati membri - che rappresentano i cittadini e le forze politiche dei singoli Paesi - possa giungere un contributo qualificato per sostenere con convinzione il processo democratico di integrazione.

Sfide straordinarie impegnano la crescita democratica dei nostri Paesi. Penso agli interrogativi posti dal sempre più rapido progresso scientifico e tecnologico, al quale non bisogna mettere freni, ma verso il quale occorre sempre una grande prudenza quando si affrontano temi che toccano la vita delle persone. Penso alla globalizzazione dei mercati, all'emersione di nuove potenze economiche e alla necessità di costruire nuovi equilibri senza vecchi protezionismi, ma anche tutelando le nostre produzioni di qualità e la sicurezza dei consumatori. Penso al tema dei mutamenti climatici - la cui accelerazione è evidente - e agli effetti sulla vita delle nostre comunità, delle nostre attività, ma anche di quelle dell'intero pianeta. Guardo alla enorme questione demografica, ai flussi migratori, alla contaminazione fra culture e tradizioni, e alla necessità di misurarsi su questi aspetti con tutta la profondità del nostro modello sociale e, al tempo stesso, con quelle politiche di integrazione e di sicurezza indispensabili ad assicurare tutti gli effetti positivi che da questi processi si devono generare.

Tutti questi temi devono essere affrontate da un'Europa che parli una sola voce, da un'Europa che abbia Istituzioni solide ed autorevoli per decidere, da un'Europa in cui i cittadini europei si riconoscano pienamente, da un'Europa che rafforzi la propria capacità di progresso e il proprio ruolo nel mondo. In particolare, auspico che con il nuovo Trattato si possano finalmente attivare forme concrete di politica estera e di difesa comuni, finalizzate ad un vero e concreto impegno per la pace nel continente europeo, ai suoi confini, e in altre regioni del pianeta dove questo fosse necessario.

Davvero credo sia cruciale che l'Europa - specie nel quadro di Organismi e iniziative internazionali basate sul multilateralismo - intervenga con propri rappresentanti capaci di esprimere un mandato condiviso ed univoco, su temi che richiedono l'assunzione di responsabilità precise e un protagonismo politico europeo rinnovato. Senza di questo, senza un'Europa politicamente unita, non ci si deve scandalizzare se, di fronte a problemi seri gravi del mondo, nascono risposte, a volte, solo unilaterali. E', dunque, attraverso le nostre decisioni che potranno crearsi quelle condizioni indispensabili per dare all'Europa non solo una economia e una moneta forte, ma per dare una voce politica vera e innovatrice, all'altezza di ciò che noi europei abbiamo costruito nel tempo.

Il popolarismo europeo al quale la vostra Unione si ispira, e nelle cui radici ideali io stesso mi sono formato, è chiamato ad offrire un contributo coraggioso e innovativo come quello dei grandi Padri - penso a De Gasperi, ad Adenauer, a Schuman - che hanno illuminato l'inizio del nostro percorso.



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