Il Presidente: Discorsi

Il ruolo dei Parlamenti nazionali nella determinazione e nel controllo delle politiche di sicurezza e difesa

Discorso pronunciato al Forum internazionale che si è svolto a Napoli

17 Dicembre 2007

Autorità,
Signore e Signori,
nel porgere i saluti a tutti i presenti, desidero concentrare questo breve indirizzo di saluto su un fatto di rilievo per tutti noi e anche per i temi che affrontate: la firma del nuovo Trattato sull'Unione, avvenuta pochi giorni fa a Lisbona. Dopo una fase complessa, che aveva creato in noi europei anche un certo disorientamento, l'Europa sembra aver ritrovato almeno un po' di unità di intenti. Abbiamo ripreso - non senza fatica, e con molte rinunce rispetto alla bozza precedente - il lungo ed essenziale cammino verso la costruzione di un ordinamento economico e politico comune, sempre più intensamente democratico. Il prossimo anno, in ogni Stato membro si dovrà aprire un'attenta e approfondita riflessione perché possa arricchirsi - con la ratifica del nuovo Trattato - il patrimonio storico, culturale, politico e sociale dell'Europa unita.

Con questo spirito sono oggi qui con voi, esprimendo soddisfazione per questo ulteriore traguardo raggiunto dall'Europa ma anche auspicando che, in questa nuova fase, il senso di responsabilità e di impegno prevalga in ogni Stato membro. Con questi sentimenti desidero porgere il più cordiale saluto ai rappresentanti di importanti Parlamenti europei che, in questi giorni, sono ospitati a Napoli, una fra le città di maggiore spessore artistico e storico che l'Italia vanta nel mondo.

Questo Convegno è stato fortemente voluto dal Presidente della Commissione Difesa del Senato italiano, il Sen. De Gregorio, che voglio ringraziare per l'impegno profuso.

Dopo le guerre che hanno così duramente segnato la vita dei nostri popoli nel Novecento, la nascita della Comunità europea ha rappresentato la chiave di volta per la trasformazione delle relazioni fra gli Stati dell'antico continente, per la costruzione di un area di convivenza pacifica, per la realizzazione di un ordinamento unitario sempre più fortemente coeso e democratico, strenuamente contrario a nuovi conflitti bellici.

I nostri Padri Costituenti ben compresero questa prospettiva, e la vollero suggellare nell'articolo 11 della Costituzione italiana, dove vi è un chiaro ripudio della guerra come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali. E dove, al tempo stesso, l'Italia è chiamata a partecipare, anche con limitazioni di sovranità, alla costruzione di un nuovo ordine internazionale capace di garantire pace e giustizia, insieme alle Organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo

Su queste basi abbiamo iniziato un cammino con gli altri Paesi per la costruzione di strumenti di responsabilità per una politica estera e di difesa comune. L'esperienza del passato, le nuove tensioni e i conflitti nel Continente e sul versante medio orientale e mediterraneo, la persistente minaccia del terrorismo internazionale, hanno fatto sempre più rafforzare negli Stati europei la convinzione della necessità di un impegno per la sicurezza e la difesa, con l'impiego di forze e mezzi militari, sotto l'egida dell'Unione.

Lo sviluppo di una visione comune della difesa - che ha trovato un primo riconoscimento nel Trattato di Maastricht del 1992 - nasce orientato a salvaguardare gli interessi di sicurezza dell'Unione, ma anche a rafforzare il suo profilo internazionale nella cooperazione multilaterale - in primo luogo nella NATO - in partenariati di rilievo strategico nell'ambito delle Nazioni Unite. Un passo più concreto in questa direzione è stato fatto proprio nel nuovo Trattato che istituisce l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, e che definisce "comune" la politica europea di sicurezza e di difesa.

I nostri Parlamenti hanno oggi un grande compito: quello di ratificare presto, con larghe maggioranze, il nuovo Trattato, per conferire all'Unione una forza democratica più intensa e solida. Ma devono poi, anche, intensificare il confronto e la cooperazione fra i Rappresentanti eletti nelle nostre democrazie, fra Parlamentari che vivono a contatto con i cittadini e le opinioni pubbliche dei singoli Paesi, verso forme più ampie di partecipazione.

Siamo insieme presenti, in modi diversi, in varie regioni del mondo, tra le quali i Balcani, il Medio-Oriente e l'Afghanistan. Sono missioni per la sicurezza e per il contrasto al terrorismo, ma anche per la pace, per la cooperazione economica e civile, per il sostegno all'autonoma crescita democratica. Dobbiamo potenziare queste nostre esperienze, con più fermezza e tempestività nelle decisioni, con mezzi adeguati e personale preparato a nuovi straordinari compiti. Abbiamo tutti insieme la responsabilità di un modello di civiltà europea, di rispetto dei diritti umani, di giustizia sociale, che tanti popoli del pianeta guardano e desiderano.

Nel rinnovare a tutti Voi il mio saluto e l'apprezzamento per lo sforzo di un ampio confronto, voglio anche rivolgere un caloroso e sincero augurio a tutti i militari italiani, e a quelli dei Paesi europei, che sono in questo momento impegnati in prima linea nei diversi contesti dove responsabilità comuni ci chiamano. L'auspicio è che il lavoro che tutti insieme compiamo sia davvero utile a processi di pacificazione vera e anche di maggiore giustizia sociale, che è poi la condizione essenziale per il libero sviluppo e la crescita dei popoli.



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