Comunicati stampa del Senato
  • Agosto 2008

    • Venerdì 1

      La Vice Presidente Rosi Mauro sull'intesa con i sindacati di Palazzo Madama: "Accordo davvero positivo: tagli e risparmi veri"

      "Ritengo sia la prima volta nella storia degli organi costituzionali e addirittura delle pubbliche amministrazioni che i sindacati accettino una riduzione dello stipendio con aumento contestuale delle aliquote previdenziali". Lo ha dichiarato la Vice Presidente del Senato, Rosi Mauro (Lega Nord Padania), a conclusione del Consiglio di Presidenza che ha approvato all'unanimità l'accordo raggiunto nei giorni scorsi tra la Rappresentanza per i problemi del personale e le organizzazioni sindacali di Palazzo Madama.

      L'accordo prevede il taglio dello 0,75% dovuto ogni anno come riconoscimento di produttività; il blocco delle indennità che restano ferme fino al 2011; un livello della contribuzione previdenziale che, rispetto al 31 dicembre 2007, aumenta al 1° gennaio 2009 dell'1,5 per cento per tutti i dipendenti, con un ulteriore aggravio biennale per quelli assunti dopo il 1997, che avranno una aliquota del 10,70 per cento (aumento del 2,5). In più: un contributo obbligatorio dello 0,75 per cento per tutti i trattamenti pensionistici diretti.

      "Non solo. Anche gli incentivi economici, legati al raggiungimento di obiettivi specifici - aggiunge la Vice Presidente Mauro -, saranno dati solo a chi avrà effettuato almeno 350 ore in più (non retribuite) di straordinario all'anno". Solo questa misura ridurrà di oltre un milione e mezzo l'onere annuo per il personale di Palazzo Madama. E' come se un dipendente lavorasse ogni anno 14 mesi.

      La Vice Presidente Rosi Mauro ha poi ricordato che (oltre a misure più rigorose in materia di trattenute per malattia e ferie non godute) è stato effettuato un drastico taglio del turn over, fino all'annullamento di un concorso già da tempo bandito, per il quale non si sono ancora avviate le prove.

      "In campo pensionistico - ha proseguito la Vice Presidente - è stata finalmente abrogata la norma che consentiva ai dipendenti di andare in pensione a 53 anni: d'ora in poi si va in pensione a 60 anni per tutti gli assunti dal 1997. Per i dipendenti assunti precedentemente è previsto un sistema di 'scalini' per aumentare l'età della pensione, che d'ora in poi sarà data ai nuovi con il sistema contributivo".

      Finirà anche la "rincorsa" fra Camera e Senato. Entro 18 mesi infatti le retribuzioni dei dipendenti del Parlamento dovranno essere omogenee: come omogenei dovranno essere i criteri per il recupero dell'inflazione. Si prevede inoltre un taglio del 50 per cento dello stipendio per i primi tre giorni di malattia.

      La Vice Presidente Mauro sottolinea come al Senato il meccanismo di monetizzazione delle ferie o il recupero delle festività non godute sia molto più severo di quello di altre istituzioni. Per questi motivi:
      1. decurtazione del 40 per cento del maturato;
      2. corresponsione solo a fine carriera e non anno per anno;
      3. nessuna rivalutazione del maturato.

      Inoltre, diversamente dal passato, è stato individuato un percorso per superare ogni possibile ricorso: abrogare la vecchia delibera annullata in primo grado per far cessare la materia del contendere e blindare la nuova procedura con una trattativa a tappe forzate.

      "Insomma, questa volta i tagli sono davvero tanti, ma soprattutto sono certi: a prova di ricorso! Vorrei tanto - conclude Rosi Mauro - che questa volta si riconoscesse che i tagli sono veri e non solo promessi o sperati. E' un risultato davvero positivo - comporterà infatti più di quattro milioni annui tra risparmi e nuove entrate, quasi 15 milioni di euro nel prossimo triennio - che non è dovuto solo alla Lega. Ringrazio il Presidente Schifani, i Questori e tutto il Consiglio di Presidenza per avermi appoggiato in questa trattativa che chiude anni di conflitti. Ma ringrazio anche il personale, che ha capito che proseguire nella vecchia strada non sarebbe stato, alla distanza, né possibile né conveniente".

      Sì unanime del Consiglio di Presidenza all'intesa con i sindacati di Palazzo Madama

      Risparmi per 4 milioni di euro l'anno

      Il Consiglio di Presidenza del Senato ha oggi approvato all'unanimità l'intesa raggiunta tra la Rappresentanza per i problemi del personale e le organizzazioni sindacali di Palazzo Madama, in materia previdenziale e retributiva. Questi i punti dell'accordo:

      1. Elevazione del limite minimo di età per l'accesso al trattamento pensionistico al raggiungimento dei 60 anni per tutto il personale assunto dopo il 1997 (precedentemente era di 53 anni).

      2. Progressiva elevazione del limite minimo di età per il personale assunto prima del 1997 attraverso un sistema di scalini in relazione all'anzianità di servizio.

      3. Applicazione al personale in servizio dal 1° giugno 2007 della normativa esterna in materia di calcolo pensionistico.

      4. Aumento dell'aliquota contributiva ai fini del trattamento pensionistico a carico dei dipendenti dall'8,20% al 8,80% a partire dal 1° gennaio 2008; e ulteriormente dall'8,80 al 9,70 dal 1° gennaio 2009. Ciò vale per tutti i dipendenti, con un ulteriore aggravio biennale al 10,70% per i dipendenti assunti successivamente al 31 dicembre 1997.

      5. Contributo obbligatorio dello 0,75% su tutti i trattamenti pensionistici diretti.

      6. Abrogazione della norma che consentiva un adeguamento ulteriore dello 0,75% rispetto al tasso di inflazione.

      7. Forte inasprimento dei criteri per la concessione degli incentivi economici legati al raggiungimento di obiettivi di produttività, con la previsione che gli incentivi stessi potranno essere attribuiti ai dipendenti che abbiano raggiunto gli obiettivi prefissati, ma che in aggiunta abbiano un saldo orario annuale superiore di almeno 350 ore a quello previsto dal contratto di lavoro. Si ricorda che già da tempo il personale del Senato ha un obbligo di presenza oraria stabilito in 42,5 ore settimanali minime e che è esclusa la retribuzione del lavoro straordinario.

      8. Raddoppio delle trattenute sullo stipendio di base (dal 25% al 50%) per i primi tre giorni di assenza per malattia.

      9. Riduzione del 40% della monetizzazione del periodo di ferie non godute (nel limite di 5 giorni l'anno), e criteri più punitivi per il loro calcolo.

      10. A partire dal 2010 parificazione del meccanismo per la retribuzione dei dipendenti del Senato a quello seguito presso la Camera dei deputati e blocco dell'adeguamento di tutte le indennità fino al 2011.

      11. Conferma del blocco selettivo del "turn over" e annullamento di un concorso già da tempo bandito, per il quale non si sono ancora avviate le prove.

      12. Eliminazione delle cause pendenti di fronte al contenzioso interno nelle materie dell'accordo che assume con ciò anche valore di transazione fra le parti.

      I vantaggi economici per il bilancio del Senato, fra maggiori entrate dovute principalmente all'aumento delle aliquote contributive e minori uscite, derivanti dalla drastica riduzione degli incentivi e dalla eliminazione dell'aumento annuale dello 0,75%, sono superiori ai 4 milioni di euro annui.

      Il Presidente Renato Schifani ha rivolto un ringraziamento convinto alla Vice Presidente Rosi Mauro, ai Questori Romano Comincioli, Paolo Franco e Benedetto Adragna e a tutta la Rappresentanza per la disponibilità, l'impegno e la capacità dimostrati nel chiudere una trattativa complessa, che si trascinava da diversi anni.

      Analogamente, il Presidente ha voluto ringraziare il personale del Senato e le organizzazioni sindacali che - in un momento non facile per l'economia del Paese - hanno responsabilmente accolto un pacchetto di proposte improntate a quella politica di risparmio e sobrietà che ha caratterizzato le ultime legislature.



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