Il Presidente: Discorsi

Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo

Discorso pronunciato a Palazzo Montecitorio in apertura della VII sessione plenaria dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo (AP-UpM)

4 Marzo 2011

Onorevoli colleghi,

sono particolarmente lieto di darvi il benvenuto alla sessione plenaria dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo: una sessione che interviene in un momento particolarmente delicato e difficile, nel quale molti dei paesi della sponda sud del Mare nostrum sono attraversati da inquietudini, profondi rivolgimenti che traggono le loro premesse da una forte richiesta di partecipazione alla vita economica e politica da parte di una componente molto significativa della cittadinanza.

Gli ultimi eventi verificatisi in Tunisia, Egitto, Libia, devono indurci a una riflessione approfondita, che muova naturalmente dal cordoglio unanime per le vittime, dalla condanna di qualunque ricorso alla violenza e dall'auspicio che il rispetto dei principi democratici sia pienamente garantito e costituisca la premessa di un confronto aperto e produttivo tra tutte le forze politiche e sociali di ciascun paese; una riflessione, però, che sappia anche andare oltre ed estendersi al ruolo che, tanto a livello intergovernativo quanto nella sua dimensione parlamentare, l'Unione per il Mediterraneo dovrebbe assumere, oggi come non mai, a garanzia della pace e dello sviluppo della regione.

Appare infatti indubbio che, quali che ne saranno gli sviluppi futuri, la profonda crisi che ha colpito molti dei paesi della sponda sud del Mediterraneo avrà conseguenze profonde sul piano politico ed economico come su quello sociale. Conseguenze che, in un mondo sempre più interconnesso, non potranno non estendersi anche agli altri paesi dell'area, come a molti tra gli Stati membri dell'Unione europea. Conseguenze, dunque, che andrebbero governate e gestite a partire da una visione comune e condivisa, che sappia trascendere gli egoismi nazionali in uno spirito di autentico partenariato.

In un contesto come quello che abbiamo davanti agli occhi, tanto più grave e preoccupante appare l'assenza dell'Unione per il Mediterraneo: un disegno politico che non è mai riuscito a decollare in pieno, e che non ha saputo dare il seguito auspicato alle pur nobili dichiarazioni di intenti che, prima a Parigi nel luglio del 2008, poi a Marsiglia nel novembre dello stesso anno, ne hanno segnato la nascita. Nessuno dei grandi progetti individuati a Parigi ha segnato progressi significativi; il Vertice dei capi di stato e di governo, strumento indispensabile per aggiornare e ridisegnare gli obiettivi dell'UPM, è stato rinviato per due anni consecutivi, e anche il Segretariato dell'Unione per il Mediterraneo, pur formalmente istituito, stenta a dare efficacia e visibilità al proprio lavoro. Sono tutti dati preoccupanti, certamente motivati dalla costante instabilità dell'area mediorientale, oltre che dagli effetti di una crisi finanziaria che appare ben lungi dall'essere superata. E tuttavia, gli eventi verificatisi in Tunisia e in Egitto non fanno che confermare, ove ce ne fosse stato bisogno, la necessità di un dialogo politico costante, in grado di potenziare le strutture economiche dell'area, di rafforzare le istituzioni, di rilanciare con rinnovata fiducia un confronto culturale e religioso aperto e fondato sul rispetto reciproco. Un dialogo (questa l'intuizione, ancora valida, da cui è nata l'Unione per il Mediterraneo) basato sulla partecipazione paritaria delle due sponde del Mediterraneo, e da una piena condivisione dei compiti e delle responsabilità, secondo un modello che ha ispirato, con un successo molto maggiore, la composizione e i lavori della nostra Assemblea; e del quale sarà piena dimostrazione, a conclusione dei nostri lavori, il passaggio di consegne dalla Presidenza italiana a quella marocchina, cui sarà affidata la direzione dei lavori dell'AP-UPM fino al marzo del prossimo anno.

La centralità dell'Unione per il Mediterraneo e la necessità di sollecitare un rilancio del suo ruolo politico è considerata dalla presidenza italiana un fattore imprescindibile, e proprio per questo abbiamo deciso di aprire i nostri lavori con un ampio dibattito sullo "stato dell'arte" dell'UPM, con interventi di autorevoli relatori. Seguiranno tre sessioni dedicate ad altrettanti temi fondamentali per lo sviluppo socioeconomico dell'area, come le politiche per l'immigrazione e l'integrazione (una priorità assoluta, anche in considerazione della forte, sopravvenuta instabilità dell'area), le politiche per la protezione dell'ambiente nel bacino del Mediterraneo e gli strumenti finanziari per lo sviluppo della regione. Sono certo che dal dibattito su questi tre temi così rilevanti potranno emergere spunti importanti per il nostro lavoro futuro.

La riunione si concluderà con la presentazione delle raccomandazioni approvate dalle nostre cinque commissioni. Nel corso del Bureau allargato, tenutosi nella serata di ieri, ho avuto modo di ascoltare con grande interesse gli interventi dei Presidenti di commissione, che ne hanno illustrato nel dettaglio i contenuti. Si tratta di testi di notevole pregio, che affrontano in modo approfondito tematiche fondamentali: dalla società civile alla sicurezza nel Mediterraneo; dallo stato dei grandi progetti dell'Unione per il Mediterraneo alle reti dei trasporti; dal dialogo tra culture alla tutela dei siti archeologici; dalla promozione del ruolo della donna alla tutela delle risorse marine. Sento il dovere, insieme al collega Fini, di ringraziare i presidenti delle nostre cinque commissioni per il grande impegno profuso, spesso in condizioni non semplici, durante tutto l'anno di presidenza italiana: un ringraziamento che estendo a tutti gli altri membri delle commissioni e in particolare ai relatori.

Nel lasciare ora la parola al Ministro degli Affari esteri della Repubblica italiana, onorevole Franco Frattini, ribadisco il mio auspicio per una proficua giornata di lavori, nel pieno rispetto di quella che, per la nostra Assemblea, è divenuta ormai una felice tradizione.



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