Il Presidente: Discorsi

Mercati, Istituzioni, Società: Concorrenza, Responsabilità e Merito per la modernizzazione dell'Italia

Intervento del Presidente del Senato alla Presentazione della Relazione Annuale 2011 dell'Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato, presso la Sala Koch di Palazzo Madama

26 Giugno 2012

Autorità, Signore e Signori,
la presentazione della Relazione Annuale 2012 dell'attività svolta dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato offre a noi tutti un panorama delle istruttorie e dei provvedimenti adottati nello scorso anno, per favorire una maggiore concorrenza nel mercato, a tutela dei cittadini - consumatori.

Fra i tanti risultati che il Prof. Pitruzzella ci illustrerà, desidero evidenziare le istruttorie per la rimozione degli abusi da parte dell'Autorità nel 2011, con i provvedimenti definiti diretti ad evitare ostacoli allo sviluppo dei mercati liberalizzati in settori cruciali dell'economia del Paese, quali quello del recapito della corrispondenza a data e ora certa, e alla notifica attraverso mezzo notificatore.
Ed ancora, in materia di concentrazioni, sono da segnalare le istruttorie concluse dall'Autorità nel 2011 in tema di mercato dell'elettronica industriale e delle comunicazioni, di quella relativa al mercato trasporti marittimi e nel settore bancario.
L'attività conclusa nello scorso anno ha registrato, inoltre, censure da parte dell'Autorità per inottemperanze varie alla normativa antitrust nel settore finanziario e nel settore dei trasporti aerei.

Già la Legge istitutiva dell'Autorità, nella prerogativa di indipendenza riconosciutale, sottolineava il profondo legame della sua azione con il contesto comunitario, e faceva emergere inoltre la necessità di instaurare un rapporto consultivo trasparente, nel pieno rispetto delle reciproche competenze e prerogative, con le autorità di politica economica.
Questo ruolo è stato recentemente rafforzato dal legislatore.
L'articolo 35 del decreto-legge cosiddetto "salva-Italia" affida infatti all'Autorità il compito di "agire in giudizio contro gli atti amministrativi generali, i regolamenti ed i provvedimenti di qualsiasi amministrazione pubblica che violino le norme a tutela della concorrenza e del mercato".

Questa legittimazione ad impugnare gli atti amministrativi così ampia è una rilevante novità nel processo di avanzamento economico, nonostante la sua apparente limitazione al tema della concorrenza.
Si tratta di nuovi poteri soprattutto sui servizi pubblici locali che consentono all'Antitrust di impugnare dinanzi al TAR le delibere regionali in contrasto con le regole della concorrenza e che impongono agli enti locali di presentare all'AGCM una delibera-quadro nella quale vengano indicati i servizi da affidare con gara esclusiva e quelli da conferire in regime di concorrenza locale e di apertura del mercato anche ad altri soggetti.

L'Autorità amplia così il suo ruolo di arbitro e controllore rigoroso, attento e indipendente, della concorrenza. E' quanto richiede oggi il Paese per raccogliere le sfide imposte dalla globalizzazione.
Del resto, le ragioni di allarme per la situazione economica e l'urgenza del momento non consentono più esitazioni sulla via delle riforme. Riformare i mercati, renderli più aperti e competitivi è necessario per mantenere vivo il tessuto sociale del Paese.
In tal modo, potremo anche preservare la Democrazia politica dai rischi che fatalmente si accompagnano alle profonde recessioni come quella in atto.

Di fronte alla prima vera grande crisi economica globale, l'Unione Europea sta faticosamente attuando una forma di coordinamento ex ante delle politiche finanziarie dei singoli Stati membri.
E' chiaro che ciò non basta: fatti salvi i vincoli di stabilità finanziaria, sono urgenti le politiche di stimolo alla crescita economica e all'innovazione.
Queste, a loro volta, trovano nella disciplina della concorrenza uno strumento essenziale di promozione dei mercati efficienti.
I principali dati di contesto, quelli tendenziali e quelli relativi alla attuale posizione del Paese, parlano chiaro e rappresentano la situazione in tutta la sua complessità.

Il PIL italiano è del 6% inferiore al livello pre-crisi del 2008, mentre Stati Uniti e Germania hanno già nuovamente guadagnato quel livello nel corso del 2011. Nello stesso periodo, la produzione industriale nazionale è regredita di oltre un quinto.
La misura della contrazione dell'attività industriale è stata del 22,1% tra l'aprile 2008, il punto massimo, e il marzo del 2009, il punto minimo.

Al maggio 2012, secondo le ultime stime, il Paese ha recuperato appena il 5,2% rispetto al livello più basso toccato a marzo 2009.
Tra il 2007 e il 2011 Cina, India e Indonesia hanno conquistato 8,7 punti percentuali di quota di manifattura.
Nel complesso, i paesi BRIC sono passati dal 12,8% al 30,9% (quasi un terzo) della produzione industriale globale. L'Italia é invece arretrata (dal 4,5% al 3,3%) ed è diventata ottava nella graduatoria mondiale della produzione manifatturiera.
Occorrono allora azioni efficaci non solo sul piano economico, ma anche su quelli politico ed istituzionale, per rafforzare quei fattori che da sempre determinano, nel medio e lungo periodo, la solidità del livello di competitività della nostra economia e, più in generale, del Sistema paese.

Per uscire dalla fase recessiva e superare la crisi occorrono misure incisive, anche ulteriori rispetto a quelle già assunte, che stimolino e sostengano percorsi di crescita economica, misure innanzitutto volte alla liberalizzazione dei mercati.
Nel confronto competitivo sempre più difficile delle economie "mature" con le aree emergenti del Pianeta è evidente che la concorrenzialità conduce all'aumento del ritmo di crescita della produttività e all'evoluzione del sistema nel suo insieme, verso i mercati più dinamici e meno facilmente aggredibili dai rivali.
Occorre, allora, comprendere appieno la connessione tra concorrenzialità e competitività dell'economia di un Paese.
Per rafforzare la nostra competitività sui mercati internazionali, caratterizzati da livelli sempre più forti in termini di rivalità di prodotto oltre che di prezzo, diviene urgente che la concorrenza sia garantita sempre più anche in settori che non competono direttamente su quei mercati.

In questa direzione, occorre proseguire nel cammino già intrapreso con le recenti misure di liberalizzazione e semplificazione da poco adottate, misure che valorizzano il merito ed eliminano rendite inefficienti e dannose per lo sviluppo economico.
Bisogna altresì effettuare un'attuazione efficace e perseverante delle innovazioni introdotte, in un contesto di attiva vigilanza dei comportamenti dei diversi soggetti da queste interessati.
L'azione dell'Autorità Garante della Concorrenza deve essere direttamente funzionale alla realizzazione di un " legame virtuoso" fra concorrenza e crescita economica.

Un'azione, dunque, che si realizza mediante l'applicazione flessibile, ma puntuale, della normativa antitrust, a garanzia di un maggiore sviluppo, attraverso l'efficiente allocazione delle risorse e il rafforzamento della competitività dell'economia.
Naturalmente i profili economici non bastano a sviluppare il tema della concorrenza in tutte le sue implicazioni.
Ci sono altre questioni che interessano la sfera istituzionale e politica, fondamentali per individuare con sempre maggiore precisione i valori sociali ai quali fare riferimento.

Il reale valore della concorrenza va oltre il significato letterale del termine e richiama il concetto del merito in tutte le sue espressioni, in ogni momento della vita sociale.
Tale concetto procede di pari passo con quello dell'equità e del ruolo insostituibile che le istituzioni assolvono sia fornendo i servizi pubblici che il mercato non offre, sia facendo osservare le regole dalle quali dipende la civile convivenza.
Equità e responsabilità non possono rappresentare solo un'appendice della strategia di rilancio della concorrenza, ma devono costituirne una componente essenziale, in quanto valori che devono essere ampiamente vissuti nel tessuto sociale del Paese.
Solo così la concorrenza può divenire, allora, eguaglianza di opportunità e premio del merito.
Dobbiamo esigere alta qualità dell'istruzione pubblica; è un fattore chiave per alimentare la mobilità sociale e stimolare la crescita economica.

Le Istituzioni hanno il dovere di investire nell'istruzione pubblica e nel capitale umano migliore di cui il nostro Paese dispone e che è di altissimo livello: è l'unica strada per realizzare crescita, occupazione, benessere, e soprattutto una reale meritocrazia.
Concorrenza sociale, mobilità e alta formazione delle classi dirigenti sono fattori fondamentali per dare ad una nazione moderna l'impulso che le consenta di superare l'attuale fase di crisi, svilupparsi e progredire verso un futuro migliore.

Vi ringrazio.



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