Il Presidente: Discorsi

Presentazione del volume 'Gianfranco Miglio. Discorsi parlamentari'

Intervento del Presidente del Senato Renato Schifani in Sala Zuccari

24 Novembre 2011

Autorità, Signore e Signori, sono lieto di presentare il volume sui discorsi parlamentari di Gianfranco Miglio e desidero porgere ai presenti il mio benvenuto personale insieme a quello dell'intero Senato.

Saluto, in modo particolare, gli autorevoli relatori (Umberto Bossi, Paolo Franco, Claudio Bonvecchio e Leo Miglio). Un decennio fa scompariva Gianfranco Miglio, accademico e politico. La pubblicazione in volume dei suoi discorsi pronunciati da senatore della Repubblica a Palazzo Madama, è la celebrazione più degna e sobria, per onorarne la memoria. Un tributo dovuto, ma soprattutto sentito, a un grande professore, che nei suoi incarichi politici fu innovatore, talora con estrosità, ma sempre pari alla sua profonda dottrina culturale e scientifica.

Nato a Como nel 1918, Miglio si laureò in Giurisprudenza nel 1939 con una tesi sulle Dottrine giuridiche internazionali e, in qualità di docente, fu tra i fondatori della Scienza Politica in Italia, ricoprendo successivamente anche l'incarico di Preside di Facoltà all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Giurista, politologo, appassionato del diritto tedesco, egli si occupò in modo particolare del pensiero politico dei grandi maestri europei, fra cui Max Weber, di cui diffuse l'opera principale, " Economia e società". Alla fine degli anni cinquanta, Gianfranco Miglio fondò, insieme a Feliciano Benvenuti, l'Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica a Milano.

Successivamente creò la Fondazione italiana per la storia amministrativa, con l'intento di studiare l'intero arco della storia costituzionale prendendo le mosse da differenti amministrazioni pubbliche, in secoli e in luoghi diversi, secondo un metodo "analogico - comparativo". Tre furono le collezioni pubblicate dalla Fondazione: gli Acta italica, l'Archivio e gli Annali. Celebre il saggio di Miglio "Le contraddizioni dello Stato unitario", che sottolineava le maggiori problematiche dell'Italia formatisi all'indomani dell'Unità. Con l'avvento degli anni Ottanta, Miglio si dedicò sempre più al delicato tema delle riforme istituzionali, producendo due volumi sull'argomento. L'architrave della sua riflessione scientifica e intellettuale fu quindi la riforma del nostro assetto costituzionale, che egli riteneva necessaria, in senso federalista.

Il tema tutt'oggi è di grande rilevanza sociale e politica, in questa fase di evoluzione di equilibri non solo del sistema italiano, ma anche internazionale. Miglio proclama il federalismo, come opzione unica e necessaria. Il termine federalismo, dal latino foedus, significa trattato, patto, alleanza, e fonda le sue radici sulla fiducia e sul reciproco riconoscimento. Il fenomeno della ripartizione dei poteri pubblici di comando tra formazioni politiche collegate è un dato riscontrabile già nell'antichità e nel Medioevo, allorquando la finalità di federarsi e unirsi in governi di più ampio raggio, attraverso leghe e alleanze, trovava la sua ragione d'essere nell'obiettivo precipuo di conseguire vantaggi militari e difesa dei territori. Si è parlato di esempi di protofederalismo a proposito delle leghe fra le città greche.

Nell'Europa continentale si rinvengono esperienze simili, in particolare nel Sacro Romano impero. Il suo progressivo declino si tradusse, nella prima fase dell'era moderna, nella formazione di una debole struttura confederale, composta da una pluralità di domini che si estesero nello spazio centrale del continente europeo. Solo alla fine del XVIII secolo, quando il concetto di federalismo fa il suo ingresso nel dibattito politico americano, su di esso si concentra l'attenzione della scienza giuridica. La storia del federalismo è strettamente collegata a quella dello Stato moderno che, fra le varie teorie sulla natura dello Stato federale, sembra aver privilegiato quella del "principio politico", finalizzato a garantire una ripartizione delle funzioni pubbliche sul territorio, così da conciliare unità e differenziazione.

Anche l'Italia nel XIX secolo ebbe, tra i cittadini eminenti, un antesignano nel grande intellettuale e filosofo federalista, Carlo Cattaneo; ciò appare singolare parallelismo in occasione del 150 anniversario dell'Unità d'Italia. Ed è una ulteriore, significativa coincidenza che, circa un mese addietro, sia stata pubblicata una raccolta dei suoi scritti politici e federalisti. Cattaneo prospettava gli "Stati Uniti d'Italia" come struttura statale inclusiva, in cui la politica meglio trasformava la rappresentanza in partecipazione. Un rinnovato patto fra cittadini e Istituzioni, senza mai mettere in discussione la causa nazionale. Questi concetti furono ripresi nel secolo scorso da uno dei grandi della filosofia: Benedetto Croce. Egli, pur non essendo federalista, sosteneva che l'Europa avrebbe avuto molto da imparare da un'Italia in cui le patrie più piccole fossero "non dimenticate, ma meglio amate". Per non dimenticare il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che declamava la concezione autonoma e autonomista, con l'intendimento di portare a sintesi il senso dello Stato e l'autodeterminazione. Cossiga rivendicava con fierezza che il primo partito regionalista fosse stato il Partito sardo d'azione, nato in una terra aspra, ma capace di coniugare unità e autonomia.

Era, quella di Miglio, un'analisi complessa e strutturata, che tracciava una nuova organizzazione dall'apparato statale sulla base di un diverso "patto" fra cittadini, autonomie territoriali, Stato. Un rivisitato rapporto fra Istituzioni centrali e territoriali, capace di valorizzare identità e differenze, nel nome degli interessi comuni ma anche della giustezza dell'agire. Dalla lezione di Miglio residua la necessità di una equilibrata valorizzazione delle differenze, nella composizione saggia degli interessi comuni.

E' questo il federalismo responsabile e solidale sul quale si può costruire il futuro, con un respiro europeo. Coniugare unità e diversità. Era questo il motto dei padri costituenti americani, che costruirono una grande nazione federale, gli Stati Uniti: essere uguali e, a un tempo, essere differenti.

Vi ringrazio.



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