Il Presidente: Discorsi

Presentazione del libro "La persona, il popolo, la libertà. Per una nuova generazione di politici cristiani"

10 Giugno 2010

Autorità, gentili Ospiti, Signore e Signori. La presentazione di un libro è molte volte l'occasione per parlare anche del suo autore, ripercorrerne l'itinerario culturale, tratteggiarne la biografia intellettuale. Per Gaetano Quagliariello penso si possa più agevolmente rinviare al ritratto pubblico di un politico che nasce fuori dalla politica, nella ricerca e nell'università, e che dall'approfondimento critico della conoscenza storica ha poi sviluppato un sapere pratico di raccordo tra istanze ideali, aspirazioni, valori e interessi meritevoli di realizzazione concreta. Per me, più in particolare, il ritratto è ancora più immediato e diretto: all'amico Gaetano rivolgo in questa sede il mio ringraziamento per la passione e la tenacia con le quali interpreta con entusiasmo il suo ruolo di storico e politico.

Leggendo il libro che oggi presentiamo e dall'ampiezza delle questioni considerate emerge una trama concettuale per nulla scontata. Non c'è un solo liberalismo, ma più liberalismi e più padri nobili liberali. C'è senz'altro, però, un nucleo forte del pensiero liberale estremamente vicino al pensiero politico di estrazione cattolica o, meglio, secondo l'analisi di Quagliariello, "cristiana". Il nucleo fondamentale è la centralità della persona, non l'individualismo fine a se stesso. Da tale premessa fondamentale, si deduce che lo stato di diritto e le libertà, all'interno della democrazia, significano rispetto fino in fondo della sovranità popolare. Con una simile affermazione il dibattito potrebbe considerarsi già in sé chiuso. Invece proprio da qui parte un'analisi caratterizzata dalla giustapposizione di parole chiave: fondamento e laicità; verità e libertà; autorità e consenso; stato e mercato; etica e religione. Vorrei soffermarmi su una riflessione di ordine più generale e in qualche misura in grado di comprendere nel loro insieme la molteplicità delle questioni. La logica delle antitesi impedisce di praticare la virtù della sintesi. Ad esempio contrapporre, anche solo sul piano teorico, la Chiesa alla democrazia significa ridurre lo spazio pubblico alla sola dimensione dello Stato. Significa in definitiva, considerare unica fonte del diritto o addirittura lo stesso diritto solo lo Stato. Questa visione rischia di alimentare e non risolvere contrapposizioni antiche, proponendo barriere di segno marcatamente ideologico.

Il linguaggio contemporaneo per molto tempo ha escluso parole come "fondamento" e "verità". La rinascita, in vaste parti del mondo, di una sensibilità di ispirazione religiosa tende invece oggi a recuperare idee e linguaggi diversi. Non convince il tentativo di considerare alcune diversità come fonte di incompatibilità. Viceversa una reciproca comprensione e rispetto delle diverse ispirazioni ideali, è un patrimonio da preservare ed accrescere. Diventa decisivo il passaggio da un'idea di identità "bloccata" a quella di identità "arricchita". Questa è la sfida dove la morale si fonda sull'etica del riconoscimento e la politica si fa antidoto e limite di ogni fondamentalismo. Questa è la via di un patriottismo costituzionale lungimirante. Non c'è dubbio che si arricchisce solo qualcosa che c'è e che nulla può nascere dal vuoto. Alla base di molte incomprensioni sta un'idea di società "aperta" che si vorrebbe fosse anche una società "neutrale". Il pensiero di ispirazione religiosa, invece, ed in particolare la tradizione del cristianesimo si iscrivono a pieno titolo nel mosaico dell'identità nazionale ed europea e anche nella contemporaneità. Il contributo fondamentale della fede, non si limita al privato, ma si sviluppa anche nello spazio pubblico. Comprimerlo significa creare nuove occasioni di scontro. Viceversa, valorizzarlo significa innanzitutto storicizzarlo.

Il compito della politica non teorica, ma pratica, alla fine risulta decisivo. La fine delle ideologie del cosiddetto "secolo breve", l'emergere di poteri ben più forti della politica nel tempo della globalizzazione, il superamento di modelli e logiche di partito che ritenevano preminente la massa sull'opinione, oggi richiedono e impongono alla politica un rinnovamento vero. Anche l'ultima crisi economica dimostra come la politica debba riacquistare una visione, per guidare e non farsi guidare dai processi. Serve sostenere l'Europa, la sua moneta unica, i bilanci degli Stati, ma senza una visione manca la speranza e l'Europa stessa si ridurrebbe al proprio simbolo monetario: senza bandiera, senza anima, senza un senso che dia il respiro del futuro ai giovani. La crisi economica, a livello mondiale, è stata subita e non efficacemente prevenuta, perché poteri più incisivi della politica si sono imposti in via di fatto sui processi democratici di composizione dei conflitti. Questi poteri occulti e talvolta anche palesi hanno fatto prevalere l'interesse finanziario sull'equità, sulla giustizia e anche sulla solidarietà. Una buona politica muove dalla chiara consapevolezza che non ci può essere democrazia senza valori. Un nuovo sano protagonismo della politica è necessario per chiudere definitivamente il tempo dell'ideologia - comprese le ideologie economiche - e scandire il tempo nuovo delle idealità. Solo una cultura politica basata sul rispetto autentico dell'altro e non ristretta alla logica della semplice tolleranza, è la garanzia di un recupero di senso e prospettiva per il bene dei cittadini, delle istituzioni, dell'intero Paese.



Informazioni aggiuntive

FINE PAGINA

vai a inizio pagina