Il Presidente: Discorsi

Cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno al Quirinale

21 Dicembre 2009

Signor Presidente della Repubblica,
in occasione delle festività del Santo Natale e di fine anno, con vivo piacere rivolgo a Lei e alla sua famiglia gli auguri più cordiali e sinceri, anche a nome del Presidente della Camera, del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Presidente della Corte Costituzionale, delle Autorità civili e militari della Repubblica e di tutti i presenti.

Questa è l'occasione per manifestarLe profonda stima personale e rispetto per l'alta funzione che assolve anche in momenti difficili, quando si avverte come decisivo il contributo delle Istituzioni per la ricerca di uno sviluppo equilibrato e coeso della convivenza civile della Nazione. Della sua assoluta e instancabile dedizione ad esclusivo servizio del bene comune e delle Istituzioni repubblicane, del suo impegno, della sua passione Le siamo tutti, senza alcuna distinzione, riconoscenti.

Nell'anno che si sta per concludere, il Paese ha dimostrato in difficilissime e dolorose circostanze la propria capacità di sapersi trovare unito di fronte all'emergenza e alla sofferenza. Il terremoto in Abruzzo innanzitutto, e successivamente le tragedie di Viareggio e Messina hanno rappresentato il segno tangibile del senso di una condivisione di responsabilità e di risposte che non ha mai avuto cedimenti, né esitazioni. Così come il dolore per i caduti del vile attentato terroristico di Kabul e la vicinanza alle loro famiglie, ai lori cari, sono entrati in ogni famiglia italiana, nel cuore di ciascuno di noi. Nell'anno che si chiude abbiamo poi ricordato alcuni eventi cruciali della storia contemporanea. E' necessario per ognuno di noi il coraggio della memoria, che in alcuni momenti è un vero e proprio dovere morale.

Sono passati ottant'anni dalla sottoscrizione dei Patti Lateranensi e venticinque dalla revisione del Concordato. Queste ricorrenze ricordano come la capacità dei Costituenti - che vollero richiamare i Patti Lateranensi nella Carta costituzionale - fu quella di creare aggregazione attorno ad una identità arricchita di tradizioni politiche e di pensiero tra loro diverse, eppure sempre rispettose e attente ad ogni provenienza e sensibilità di parti politiche anche avverse.

Nel sessantesimo anniversario della NATO, il dovere della memoria si è poi legato all'impegno della lungimiranza. Le sfide del mondo globale richiedono risposte su scala mondiale e tutti gli organismi internazionali, forse ancora più di un tempo, devono offrire un'immagine alta della propria originaria missione, che resta una missione di pace, di riconciliazione dei popoli, della salvaguardia dell'ambiente. L'instancabile prodigarsi dei nostri militari nel mondo a difesa della legalità internazionale, per la costruzione della pace, è oggi il segno visibile della capacità di testimoniare il senso di un comune destino e di un rinnovato slancio di coesione nazionale. Questo sentimento di partecipazione vera e disinteressata, l'impegno generoso e gratuito, la dedizione e la passione per il proprio Paese, tutto questo è Patria. Della nostra Italia sentiamoci tutti fieri ed orgogliosi, all'interno e all'estero, in ogni circostanza, qualunque sia la maggioranza che governa il Paese.

A vent'anni dalla caduta del muro di Berlino possiamo finalmente ritenere concluso il tempo delle ideologie. Non lasciamo però spazi vuoti, terre di nessuno. Facciamo invece del nostro tempo il tempo delle idee, che nel confronto anche serrato e vivace sappiano gettare le fondamenta di un'Italia migliore. Contro una cultura dei fronti contrapposti, riconosciamoci in un "patriottismo costituzionale" dove nessuna minoranza è mera spettatrice, ma tutti si sentono protagonisti del proprio destino e di quello della comunità.

Ci siamo tutti ritrovati, senza distinzioni di sorta, attorno al Suo messaggio chiaro e alto con il quale ci invitava a non alimentare tensioni che possano minacciare lo svolgimento pacifico della vita civile. La civile e pacifica convivenza è sempre minacciata dalla disgregazione del tessuto politico e istituzionale. Linguaggi e stili di presenza carichi di odio e rancore possono mettere a rischio non solo l'incolumità fisica di singole persone, ma la stessa stabilità sociale. Nessuno sottovaluti gesti che stanno deteriorando il confronto civile. Anche di fronte ad un "gesto di uno squilibrato, dobbiamo essere tutti egualmente allarmati". Quando si insinuano linee di frattura così profonde all'interno della società civile, alimentate da logiche del tutto estranee al bene pubblico, si rischia di far prevalere sulla cultura del rispetto la logica dell'inimicizia, che come tale aggredisce ed offende sul piano personale e nel tempo scardina le stesse Istituzioni, delegittimando oltre le persone, gli stessi ruoli.

Accogliamo, Signor Presidente, il suo invito "ad avere fiducia in tutte le Istituzioni, rispettarle e mostrare senso di responsabilità". Il filo che tiene unite le Istituzioni, il fine ultimo del loro stesso operare è proprio il senso di appartenenza ad un'unica comunità, perchè il destino del Paese è anche il destino di ciascuno di noi, nel pieno e reciproco rispetto delle diverse opinioni, ispirazioni ed idealità.

Occorre, allora, concentrarsi sulle vere priorità. La crisi economica e finanziaria ha scosso e scuote la vita di molte famiglie. Ora che si iniziano a vedere segni di miglioramento sui mercati internazionali, il Paese, con spirito solidale e con la fantasia innovativa dei giorni migliori della sua storia, potrà cogliere appieno le opportunità della ripresa solo se sapremo essere coesi e, con spirito di unità nazionale, sapremo impegnarci per il progresso della nostra comunità, delle future generazioni, per il superamento della storica divisione tra Nord e Sud.

Incalzanti e sempre temibili sono poi le sfide della mafia, della criminalità organizzata e di quelle associazioni malavitose che tanto condizionano in particolare lo sviluppo delle regioni del nostro Mezzogiorno. Ma anche qui ci dà fiducia la risposta dello Stato, che, anche nei giorni scorsi ha mostrato di poter contare sull'azione efficace e congiunta della magistratura e delle forze dell'ordine.

Ancora una volta, Signor Presidente, la strada che ci ha indicata è l'unico percorso ragionevole e praticabile: il percorso delle riforme. Il Senato ha sviluppato nel mese di dicembre un ampio dibattito su questo tema e nel merito sono emerse alcune indicazioni preziose, anche perché condivise. Si è registrata innanzitutto una significativa convergenza di metodo: la necessità di un largo consenso per modifiche della seconda parte della Costituzione che siano occasione di condivisione tra le forze politiche rappresentate in Parlamento. Questa necessità è resa poi più urgente, e non più procrastinabile, dall'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

Sono temi sui quali Lei ha richiamato spesso partiti e coalizioni ad una riflessione comune. Nella passata Legislatura si era discusso un testo - la cosiddetta bozza Violante - che appare oggi un possibile punto di partenza, da approfondire e integrare con proposte nuove che tengano conto anche di riflessioni ulteriori rispetto al dibattito che si era allora sviluppato.
Partendo dalla necessità di superare una forma di bicameralismo perfetto basato sul principio della duplicazione di identiche procedure, è emersa la volontà di non cadere in un sistema di monocameralismo imperfetto.

La via delle riforme è, quindi, il percorso da seguire per dare piena autorevolezza a tutte le Istituzioni. Se non si indirizzerà la rotta verso questo itinerario, l'antipolitica e l'antiparlamentarismo si nutriranno di un antagonismo alla stessa democrazia. Spetta a ciascuna Istituzione interpretare la propria missione in autentico spirito di servizio e a tutti noi il compito di non comprometterne la credibilità.

Le vere innovazioni sono quelle che sanno raccogliere non solo le più immediate sfide dell'oggi, ma sanno tessere la trama e l'ordito delle Istituzioni del domani. Su questi temi forti e su questi alti ideali va costruito il nostro futuro con il consenso di tutti i cittadini. Lo dobbiamo alle nuove generazioni e al loro avvenire.

Con questi auspici, rinnovo a Lei e alla sua famiglia, Signor Presidente, e a tutti i presenti, i più sentiti e sinceri auguri.



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