Il Presidente: Discorsi

Commemorazione di don Gianni Baget Bozzo

12 Maggio 2009

Onorevoli colleghi,
la scorsa settimana, nella notte tra giovedì e venerdì, si è spento nella sua casa di Genova don Gianni Baget Bozzo.
Nato a Savona ottantaquattro anni fa, sul finire della guerra entrò in contatto, durante gli studi universitari, con il movimento clandestino della Democrazia cristiana genovese, guidato da Paolo Emilio Taviani, e divenne rapidamente responsabile del movimento giovanile democristiano della sua città, partecipando anche all'insurrezione di Genova contro le truppe di occupazione naziste.

Dopo la Liberazione, avvicinatosi alle posizioni di Giuseppe Dossetti, iniziò a ricoprire incarichi di responsabilità all'interno della Democrazia cristiana: il dibattito interno al partito sull'opportunità di avviare la collaborazione di governo con il Partito socialista, acuitosi nel corso della III Legislatura con la tumultuosa vicenda del Governo Tambroni, condurrà Baget Bozzo verso posizioni critiche nei confronti della maggioranza democristiana.
I suoi scritti di quel periodo manifestano una straordinaria capacità di analisi delle esigenze e dei limiti della democrazia italiana, ed anticipano temi e questioni che diverranno dominanti, nel dibattito pubblico, soltanto molti anni dopo, come la critica alla partitocrazia e le riflessioni sull'opportunità di riformare in senso presidenziale la nostra forma di governo.

Nel frattempo, però, alle difficoltà della vita politica attiva si accompagnò una forte esperienza mistica che condusse Baget Bozzo a concentrare la sue energie di intellettuale sulle grandi questioni teologiche ed ecclesiali sollevate dal Concilio Vaticano II, nella convinzione che il futuro della Chiesa cattolica e gli orizzonti della civiltà umana, in primo luogo di quella italiana ed europea, fossero tra loro intimamente legati.
Quell'esperienza mistica porterà questo raffinato intellettuale e commentatore politico a rispondere anche, finalmente, alla sua vocazione giovanile, ricevendo l'ordinazione sacerdotale dalle mani dell'Arcivescovo Giuseppe Siri nel novembre del 1969.
Un altro evento traumatico della vita politica italiana, quale il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro nel 1978, contribuì ad allontanare ulteriormente don Gianni Baget Bozzo, favorevole alla trattativa con le Brigate rosse, dalla linea del suo partito, e ad avvicinarlo alle posizioni espresse dal partito socialista, guidato da Bettino Craxi.

Questo processo di graduale distacco dalla Democrazia cristiana e di convergenza nei confronti della nuova formazione politica culminò nel 1984, con l'accettazione della candidatura, nelle liste socialiste, alla carica di parlamentare europeo, e con la successiva elezione, confermata anche nella Legislatura successiva, fino al 1994.
Questa scelta, motivata dalla volontà di offrire un segnale di opposizione al principio dell'unità politica dei cattolici, considerato non più adeguato alle istanze di modernizzazione della politica italiana, gli comportò la sanzione canonica della sospensione dall'esercizio delle funzioni sacerdotali, da lui vissuta con grande dolore, proprio a causa del suo radicato sentimento di attaccamento alla Chiesa e al suo Arcivescovo.
Dopo il 1994, terminata l'esperienza parlamentare, Baget Bozzo tornò alla sua occupazione prediletta di saggista e commentatore politico.

Le sue prese di posizione sulla politica italiana dell'ultimo quindicennio, talora assai controverse, confermavano la sua natura di pensatore libero e indipendente, mai preoccupato di discostarsi dall'opinione dominante, anzi sempre pronto, anche attraverso la provocazione intellettuale, a stimolare il dibattito e la riflessione critica dei suoi interlocutori.
Con don Gianni Baget Bozzo ci si poteva trovare in sintonia o in contrasto, ma certamente nei suoi confronti non si rischiava di provare indifferenza.
Penso di rendergli un omaggio non convenzionale ricordando che proprio l'allora Cardinale Ratzinger - era il 2002 - sebbene non condividesse pienamente le sue tesi sul Cristianesimo scisso dall'idea di religione, lo accostò a Romano Guardini per la distinzione tra fede e religione, così centrale per la teologia e la filosofia delle religioni.
A don Giovanni Baget Bozzo, a questa significativa figura di religioso, di intellettuale, di politico, va il nostro commosso ricordo.



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