Il Presidente: Articoli

Un'Unità innanzitutto istituzionale

Intervista pubblicata da "Il Giornale- Dossier Sicilia"

10 Marzo 2011

di Francesca Druidi

Questi primi mesi del 2011 sono sconvolti dall'ondata di rivolte che sta incendiando il Medio Oriente. Dalla Tunisia all'Egitto fino alla Libia, una profonda richiesta di cambiamento scuote la popolazione di questi paesi. Di fronte a questo scenario internazionale in tumulto, l'Italia sta attraversando una fase della propria storia meno violenta, se confrontata con quanto accade al di là del Mediterraneo, ma non meno ripida per certi punti di vista. Il 2011 per l'Italia è poi l'anno del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, evento catalizzatore di polemiche, discussioni e soprattutto di riflessioni, che non possono che concentrarsi sull'identità passata, presente e futura dell'Italia e degli italiani. In questo senso, il presidente del Senato Renato Schifani individua una chiara direttrice nel vivere questa storica ricorrenza: l'importanza della trasmissione dei valori dell'Unità e del Risorgimento ai giovani, ai quali il presidente Schifani riserva molte occasioni di incontro nelle diverse regioni d'Italia. «I giovani di oggi- rimarca Schifani - sono i protagonisti dell'Italia di domani,come in passato furono proprio le nuove generazioni a dare impulso e vigore alla crescita del Paese. Ricordare la nostra storia significa allora guardare oltre il presente e rafforzare il giusto protagonismo dei giovani, valorizzandoli». I giovani italiani sono e saranno chiamati ad affrontare le sfide che la nostra nazione dovrà superare nell'imminente futuro per creare un nuovo, possibile, orizzonte di crescita e sviluppo. A partire dal primo dei principali appuntamenti che scandiscono oggi l'agenda politica del Paese: il federalismo.

Quali significati culturali, simbolici e politici dovrebbe assumere l'anniversario dell'Unità d'Italia per il Paese, soprattutto in ottica futura?
«L'Unità d'Italia non è solo il ricordo di un passato di eroi, battaglie, avvenimenti, ma soprattutto memoria della Nazione. Il Risorgimento è una pagina di storia ricca di idealismo, coraggio, onestà e libertà. L'Unità della Repubblica e della Nazione è un valore che non può e non deve creare contrapposizioni, ma sul quale istituzioni, politica e società civile sono chiamate a convergere senza alcuna incertezza».

L'Italia festeggia i 150 anni dalla sua unificazione nell'anno in cui affronta la sfida rappresentata dall'attuazione del federalismo. In quale ottica questi due sistemi valoriali possono coesistere?
«Un federalismo sano e virtuoso non divide ma unisce. La riforma federale non si può realizzare contro una parte del Paese, ma per rendere tutti i territori protagonisti diretti e decisivi del destino dell'Italia. I ritardi nel riformare le strutture economiche e amministrative vanno superati con la piena e diretta responsabilizzazione delle realtà locali. Il federalismo deve essere interpretato e attuato in una logica di unità, coesionee solidarietà. L'Italia rimane unita e lo sarà anche con il federalismo. Avrà una forma moderna, frutto dell'esperienza già consolidata di altri Stati».

In che modo il Senato ricorderà l'Unità d'Italia? Con quali obiettivi in modo particolare? Tra gli appuntamenti previsti, ve n'è uno che segnalerebbe in modo particolare?
«Il Senato dedica al 150esimo dell'Unità d'Italia una serie di pubblicazioni, convegni e seminari; incontri già avviati con la mostra sui Padri Fondatori, visitata dal Presidente della Repubblica, e che costituisce, evidentemente, un avvenimento di significativa importanza. Tutte le iniziative, comunque, si propongono di fare del Senato un Palazzo trasparente, di approfondire la sua tradizione, la sua storia, la conoscenza dei cittadini e dei giovani. Ciò in sintonia con quanto mi sono prefissato fin dall'inizio del mio mandato: "fare del Senato la casa di tutti". L'Unità si costruisce e si rafforza con la massima trasparenza delle istituzioni, troppe volte oggetto di pregiudizi, che solo rigore e sobrietà possono superare senza lasciare alcuna ombra. Unità nazionale tanto più importante in quanto proprio in questi giorni, sull'altra sponda del Mediterraneo si stanno verificando preoccupanti eventi di disgregazione».

Il programma di incontri dal titolo "Italiani che hanno fatto l'Italia", organizzato dal Senato, ha l'obiettivo di far conoscere alle nuove generazioni figure di importanti personalità del nostro Paese protagoniste dei lavori dell'Aula di Palazzo Madama. Quali valori relativi alla politica italiana, all'Unità nazionale e al Risorgimento è importante trasmettere oggi ai giovani?
«I giovani di oggi sono i protagonisti dell'Italia di domani, come in passato furono proprio le nuove generazioni a dare impulso e vigore alla crescita del Paese. Ricordare la nostra storia significa allora guardare oltre il presente e rafforzare il giusto protagonismo dei giovani, valorizzandoli. Servono coraggio e generosità perché questi ultimi, a cui dedico molto tempo dei miei incontri in varie parti del Paese, si sentano riconosciuti come fattore di rilancio e sviluppo per l'intera comunità. Aloro dobbiamo trasmettere i valori della legalità come principio assoluto di vita sociale e professionale, educandoli a respingere e a isolare qualunque tentativo di scorciatoie illegittime per il raggiungimento dei propri traguardi. E ciò con particolare attenzione in terre in cui le tentazioni e i condizionamenti sono più forti, come nel Mezzogiorno, a causa della presenza della criminalità organizzata».

Un recente sondaggio ha attestato la crescente fiducia da parte degli italiani nei suoi confronti. In questo momento di grande incertezza economica e istituzionale, quali sono le priorità da portare avanti per il sistema Italia?
«Preferisco non soffermarmi sui sondaggi che misurano la fiducia degli italiani su singoli rappresentanti istituzionali. Quello che, invece, mi sembra fondamentale è la fiducia degli italiani per le istituzioni in quanto tali. Troppe volte lo scontro e la contrapposizione politica si sono tradotti in rivalità e antagonismi personali, causando gravi danni alla solidità dei rapporti e dei ruoli che, in una democrazia matura, vanno sempre preservati al di là di chi li ricopre. Mantenere il senso dello Stato e delle istituzioni è un dovere per tutti, perché solo la coesione e la stabilità dei rapporti pubblici permettono di superare anche le crisi più gravi».

Di cosa ha più bisogno oggi l'Italia?
«L'Italia ha bisogno di riforme strutturali, auspicabilmente condivise. Occorre mantenere alto il contrasto a ogni forma di illegalità, serve una giustizia più snella e più veloce per meglio venire incontro alle esigenze dei cittadini. Serve una politica di grande attenzione alla tutela delle famiglie, sul piano sia sociale che fiscale. Per non parlare poi dell'esigenza di avviare un grande piano di investimenti per colmare il noto divario tra Nord e Sud, al quale i due Ministri economici del governo, seppur settentrionali, non possono sottrarsi».

La Sicilia ha esercitato un ruolodi primo piano nella costituzione dell'Unità italiana. Quale dimensione auspica per la sua regione nel prossimo futuro?
«L'apporto dell'Isola all'Unità è storia conosciuta, ma sarebbe frettoloso limitare questo merito all'epopea garibaldina. Credo sia opportuno ricordare, almeno, che nel 1848, quando in Italia e in Europa insorsero i moti ben conosciutie purtroppo tutti falliti, in Sicilia i patrioti riuscirono, unici in Europa, a cacciare i Borboni. Il federalismo metterà alla prova la Sicilia, anzi la sua classe dirigente. E i siciliani dovranno essere esigenti, dovranno pretendere che a occuparsi delle sorti dell'Isola siano proprio i migliori. Questa sarà la vera scommessa dei siciliani. La Sicilia è il simbolo di una storia di civiltà, dove il valore dell'autonomia e il valore dell'Unità sono stati complementari e decisivi per rinsaldare i legami di comune appartenenza al destino del popolo italiano. Anche oggi la Sicilia è chiamata a unire e non dividere, a superare contese e scorciatoie per un progetto duraturo di vero sviluppo e benessere per le generazioni di domani».

Cosa serve per raggiungere quest'obiettivo?
«Occorrono, ovviamente, esecutivi dotati di una forte legittimazione popolare in quanto coerenti con l'espressione diretta della volontà dei cittadini emersa dalle urne e che rifuggano da metodologie clientelari e lottizzatorie. La bandiera dell'autonomia è dentro il tricolore e non gli è mai stata contrapposta. E a proposito di bandiera, desidero precisare che da marzo in poi, all'imbrunire di ogni sabato e domenica, le nove finestre del primo piano di Palazzo Madama verranno illuminate dall'interno verso l'esterno: tre verdi, tre bianche, tre rosse. Un grande ed emozionante tricolore di luce».



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