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Lunedì 21 Luglio 2008 alle ore 17:08

43ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

In apertura di seduta i sen. Finocchiaro (PD), Pardi (IdV) e D'Alia (UDC-SVP-Aut), con riferimento alle offese arrecate all'Inno di Mameli e alle affermazioni rese sugli insegnanti meridionali dal Ministro Bossi nel corso di una manifestazione di partito, hanno chiesto al Governo di fornire chiarimenti al Parlamento e al Senato di censurare affermazioni e gesti incompatibili con l'incarico governativo rivestito. I sen. Mauro e Bricolo (LNP) hanno escluso il carattere offensivo dell'intervento del Ministro Bossi, valutando strumentali le accuse provenienti dall'opposizione che dimostra di non voler accogliere gli inviti a condividere il percorso riformatore in senso federalista. Il sen. Quagliariello (PdL), pur rilevando l'inopportunità di espressioni e gesti offensivi, ha invitato a cogliere il valore prevalente della linea politica espressa dalla Lega in direzione del dialogo. A tutti ha risposto il Presidente Schifani che, dopo aver assicurato l'inoltro al Governo dell'invito a riferire al Senato ed aver ribadito la sacralità dei simboli dell'unità della Patria, ha auspicato toni bassi nell'interesse del Paese così da cogliere la sostanza di una linea politica e di un clima istituzionale che finalmente consentono di conferire alla legislatura un carattere costituente con l'obiettivo di varare una riforma federale che salvaguardi anche il principio irrinunciabile dell'unitarietà dello Stato.

Il Senato è quindi passato all'esame del ddl n. 903 recante disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato, cioè del Presidente della Repubblica, del Presidente del Senato, del Presidente della Camera dei deputati e del Presidente del Consiglio dei Ministri. I relatori Vizzini e Berselli (PdL) hanno illustrato la ratio e i contenuti del provvedimento, sottolinenado come esso abbia assorbito i profili di incostituzionalità espressi dalla Corte costituzionale con riferimento al cosiddetto lodo Maccanico-Schifani e rappresenti un equilibrato bilanciamento tra il principio di ugualglianza davanti alla legge e il principio di sovranità popolare. Di opposto tenore le relazioni di minoranza dei sen. Ceccanti (PD) e Li Gotti (IdV), secondo i quali il ddl non supera le censure della Suprema Corte, introducendo automatismi incompatibili con l'ordinamento costituzionale ed eccezioni al principio di uguaglianza che non possono trovare luogo in una legge ordinaria. Rispetto alle questioni di costituzionalità sollevate, respinte dall'Assemblea, il sen. D'Alia (UDC-SVP-Aut) ha condiviso alcune delle perplessità sottese, mentre convintamente a sostegno della costituzionalità del ddl si sono dichiarati i sen. Mazzatorta (LNP) e Boscetto (PdL).

Nel corso della discussione generale i sen. Soliani, Carofiglio, Bonino, Negri, Galperti, Mauro Maria Marino, Granaiola, Tonini (PD), Carlino, Pedica, Bugnano, Lannutti e Pardi (IdV) hanno ribadito le principali argomentazioni contrarie al provvedimento, del tutto avulso dalle vere emergenze in atto nel Paese, a partire da quelle nel settore dell'amministrazione della giustizia, e definito l'ennesima legge ad personam che si aggiunge a un vero e proprio codice del privilegio, in grado di infliggere una profonda ferita allo Stato di diritto e alla democrazia.

I sen. Fazzone, Compagna, Valditara, Saro e Mugnai (PdL) hanno invece sottolineato come il ddl fornisca la giusta risposta al conflitto tra poltica e magistratura che da tempo affligge il Paese a causa della visione ideologica di una parte della magistratura che considera le sentenze strumenti di affermazione di modelli alternativi di società.

La discussione generale si concluderà nella seduta antimeridiana di domani.

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