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Martedì 22 Luglio 2008 alle ore 18:03

45ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

Con 171 voti favorevoli, 128 contrari e 6 astenuti il Senato ha definitivamente approvato il ddl n. 903 recante disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato, cioè del Presidente della Repubblica, del Presidente del Senato, del Presidente della Camera dei deputati e del Presidente del Consiglio dei Ministri.

A favore del provvedimento si sono espressi i rappresentanti della maggioranza. Il sen. Pistorio (MPA), pur riconoscendo che il provvedimento avrebbe potuto essere iscritto in un più ampio disegno di revisione del sistema di relazione tra poteri costituzionali utilizzando norme di rango costituzionale, si è detto pienamente convinto dell'opportunità di una norma che ha l'obiettivo di salvaguardare la serenità e la tranquillità delle alte cariche dello Stato nell'esercizio della loro funzione, in attesa di una vera riforma della giustizia in grado di renderla finalmente giusta, equilibrata, imparziale e tale da porre al centro il cittadino.

Il sen. Bodega (LNP) ha dichiarato il sostegno della sua parte politica al provvedimento che, dopo le brillanti prove di Governo offerte nel primo scorcio della legislatura, si inserisce adeguatamente in un percorso riformatore che certamente dovrà garantire al cittadino l'esercizio della giustizia in tempi rapidi e senza invasioni di campo da parte di alcuni magistrati; ma il tutto dovrà essere calibrato nel più ampio orizzonte riformatore che il Governo si è dato e che vede il federalismo fiscale solidale quale priorità assoluta.

Infine, il sen. Gasparri (PdL) ha evidenziato l'anomalia di un Paese dove, mentre dalla Corte europea dei diritti dell'uomo vengono continue condanne per l'inaudita lentezza dei processi, enormi risorse sono state dedicate negli ultimi 15 anni per perseguire sistematicamente il Presidente Berlusconi, con un imponente spiegamento di forze che ha condotto a un'ininterrotta serie di assoluzione e archiviazioni. Il provvedimento, come riconosciuto da eminenti costituzionalisti, bilancia ragionevolmente i diversi interessi in gioco nel conflitto in atto tra politica e magistratura e consente il sereno dispiegarsi dell'azione di Governo senza intaccare l'effettività dell'azione penale. L'intento non è quello di ottenere impunità ma di impedire l'uso politico della giustizia.

Contro il ddl si è espresso il sen. Belisario (IdV) che ha giudicato il testo una norma privilegio che si inscrive in un disegno a lungo perseguito dal Presidente Berlusconi, volto a garantirsi l'impunità personale, ad impedire le indagini, a delegittimare la magistratura, a mettere il bavaglio all'informazione. Al provvedimento, politicamente insopportabile e giuridicamente improponibile, l'Italia dei Valori si oppone non per giustizialismo o per cavalcare l'antipolitica, ma perché chiede che il Paese sia governato con trasparenza e nella legalità. L'IdV si pone con lealtà, pur nelle reciproche differenze, al fianco del Partito democratico per costruire una credibile alternativa di Governo, ma il provvedimento in esame rende impossibile ogni ipotesi di confronto con la maggioranza sulle riforme istituzionali.

Voto contrario è stato dichiarato anche dalla sen. Finocchiaro (PD) che, oltre a richiamare le fondate ragioni di incostituzionalità che gravano sul provvedimento, ha ricordato come sia stato lo stesso Presidente Berlusconi a chiederne l'approvazione con la nota lettera inviata al Presidente del Senato, a testimonianza di un'esigenza personale che non riguarda la funzione e che costringe la maggioranza, compresi i parlamentari di AN e della Lega che più di altri si espressero a favore dell'abolizione dell'autorizzazione a procedere, ad una palese violazione del principio costituzionale di uguaglianza. Per la prima volta si affronta con legge ordinaria la materia delle guarentigie, estendendo l'immunità, finora e ovunque limitata a reati commessi nell'esercizio della funzione, a qualsiasi reato, senza più limiti, introducendo un elemento di inquietante disequilibrio in un ordinamento già slittato verso un presidenzialismo di fatto.

Il sen. D'Alia ha invece annunciato il voto di astensione del Gruppo UDC-SVP-Aut, conscio che il provvedimento risolve solo il conflitto tra la magistratura e l'attuale Presidente del Consiglio, ma consapevole altresì della necessità di porre termine al più ampio conflitto tra magistratura e politica, magari affidando alla Corte costituzionale il compito di dirimere le controversie e varando norme in grado di assicurare effettività al principio della responsabilità del magistrato. L'astensione vuole anche essere uno stimolo al Governo affinché riprenda in mano la vera agenda delle priorità del Paese, a partire dal sostegno alle famiglie nell'attuale congiuntura di crisi economica, di inflazione e di crescita zero. Astensione dal voto è stata annunciata dal sen. a vita Colombo.

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