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Mercoledì 23 Luglio 2008 alle ore 15:36

47ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

Il Senato ha approvato all'unanimità in prima lettura il ddl n. 759 di ratifica ed esecuzione del Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull'Unione europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Lisbona il 13 dicembre 2007.

Il Presidente della Commissione esteri, sen. Dini (PdL), ha relazionato sul testo, uno dei primi ed essenziali impegni delle nuove Camere, nella speranza che il nuovo Trattato possa entrare in vigore prima delle prossime elezioni del Parlamento europeo; con l'Italia infatti saranno 24 i Paesi che avranno ratificato il Trattato, cui si aggiungeranno a breve Svezia e Repubblica Ceca così da rendere isolato, e dunque suscettibile di specifica soluzione, il no irlandese.

Il Trattato di Lisbona, in una fase difficile conseguente anche ai no francese e olandese al Trattato costituzionale frutto della Convenzione europea, ripropone il complesso della normativa vigente, integrato con modifiche, frutto di anni di negoziati, che non recano nuove cessioni di sovranità e consentono ad un'Europa allargata di funzionare correttamente. Rispetto al Trattato costituzionale non è stato più riproposto il primato del diritto dell'Unione su quello nazionale, un principio peraltro ricavabile da un'interpretazione complessiva dei Trattati. Il Trattato di Lisbona rafforza la capacità dell'Unione di agire, aumenta le materie in cui il Consiglio decide a maggioranza, rende possibile all'Unione di agire e decidere in aree delicate come l'immigrazione, l'energia, il cambiamento climatico, la sicurezza, la crescita economica, garantendo procedure più democratiche e trasparenti. In base al Trattato, infatti, i Parlamenti nazionali potranno contribuire attivamente al buon funzionamento dell'Unione, svolgere un controllo politico sullo sviluppo dello spazio di sicurezza e giustizia, opporsi all'adozione di misure relative al diritto di famiglia aventi implicazioni transnazionali e soprattutto far conoscere il proprio parere alla Commissione europea, fin dal primo momento di formazione degli atti dell'Unione.

Il Trattato di Lisbona conferisce poi all'Unione un più chiaro e visibile ruolo sulla scena internazionale, prevede una presidenza stabile del Consiglio europeo e istituisce in sostanza un unico Rappresentante europeo per gli affari esteri. L'Europa potrà così rafforzare la sua capacità di stare sulla scena internazionale e di fronteggiare le sfide che rendono sempre più complessa la governance globale.

Il Ministro degli affari esteri Frattini, nel condividere il richiamo alla necessità di tornare agli ideali europei ponendo l'UE al servizio dei cittadini sui grandi temi della vita quotidiana, ha auspicato per il futuro una maggiore e unitaria presenza europea nella politica internazionale, la definizione di una strategia di difesa e sicurezza aggiornata alla variabilità delle minacce e un'azione mediterranea che tenga conto delle istanze che provengono dai Balcani e dalla Turchia. La Carta europea dei diritti fondamentali è oggi pietra miliare nel processo di affermazione e difesa dei diritti delle persone, oltre che delle collettività. Restano certo ostacoli da superare, come il voto all'unanimità che si tramuta spesso in diritto di veto, ma ciò sarà possibile solo dopo la ratifica del Trattato di Lisbona da parte di tutti i Paesi membri.

Dall'articolato dibattito è emersa la sostanziale ampia condivisione del Trattato, pur con differenti opinioni su specifiche questioni a testimonianza di difformi sensibilità; considerazioni critiche sono state in particolare rivolte alla politica monetaria della BCE e alla lontananza dai cittadini delle istituzioni europee, così come alto si è levato il monito affinché si abbia piena consapevolezza della gravità della crisi e della necessità di rilanciare l'iniziativa politica dell'Europa. Le critiche più forti sono venute dal Gruppo LNP che non si riconosce nell'Europa fredda dei tecnocrati e dei poteri forti, contestandole soprattutto l'allontanamento dalle sue radici cristiane la cui inaccettabile apoteosi si materializzerebbe con l'ingresso della Turchia nell'Unione. Nel dibattito sono intervenuti i sen. Boldi, Alberto Filippi, Stiffoni, Massimo Garavaglia, Divina, Leoni, Mazzatorta, Rizzi, Torri, Pittoni, Aderenti, Vaccari, Mauro, Bricolo (LNP), Bianconi, Compagna, Bettamio, Amoruso, Malan, Santini, Azzollini, Quagliariello (PdL), Pedica, Lannutti, Pardi (IdV), Marinaro, Blazina, Andria, Di Giovan Paolo, Randazzo, Sbarbati, Bonino, Zanda, Marini, Ceccanti (PD), D'Alia, Colombo (UDC-SVP-Aut) e Pistorio (MPA), i quali hanno anche illustrato i numerosi ordini del giorno presentati, tutti accolti dal Governo.

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