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Mercoledì 28 Gennaio 2009 alle ore 16:45

136ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

Il Ministro della giustizia Alfano ha svolto nell'Aula del Senato la relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2008, esponendo nel contempo le linee di intervento programmate in materia. Dopo aver ringraziato il Presidente della Repubblica per la costante attenzione riservata alle tematiche del settore, il Ministro ha evidenziato come la giustizia italiana offra un quadro desolante ed intollerabile di inefficienze e ritardi, un'emergenza che riguarda sia il settore penale che quello civile, tanto da imporre al Governo il prioritario obiettivo di recuperare credibilità e fiducia nel sistema giudiziario. Il Ministro ha annunciato riforme ordinamentali, anche di rango costituzionale, che riguarderanno, in un disegno globale, le norme antimafia, i processi penale e civile, il sistema carcerario, la magistratura onoraria, le professioni del comparto giuridico-economico. Sarà inoltre compito dell'Esecutivo dare effettiva parità tra accusa e difesa nel processo penale, con l'introduzione di un sistema di controlli della professionalità dei magistrati e di verifiche puntuali per l'individuazione dei dirigenti degli uffici. Al riguardo, dopo avere rivendicato la validità delle azioni disciplinari finora promosse, il Ministro ha annunciato misure atte a restituire al Guardasigilli la funzione organizzativa che la Costituzione gli affida e che va esercitata al fine di migliorare l'efficienza del servizio offerto ai cittadini, obiettivo cui i magistrati, cui pure vanno garantite autonomia e indipendenza, non possono sottrarsi. Oltre che alla dotazione di strumenti anche immateriali e di organizzazione, occorrerà quindi prestare attenzione al controllo della spesa, e in tal senso vanno valuate l'istituzione dell'Unità di monitoraggio e l'intenzione di recuperare cospicue risorse dal Fondo unico giustizia. La situazione di sovraffollamento delle carceri, oltre che segnalare l'insufficienza e la provvisorietà degli effetti dell'indulto, impone interventi che rendano più stabile ed efficace il sistema di detenzione speciale di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, individuino risorse e poteri per l'ampliamento della capienza delle strutture e migliorino le condizioni di vita dei detenuti, a partire da una più idonea collocazione dei bimbi al di sotto dei tre anni al seguito delle mamme detenute. Preso atto che il sistema processuale non solo non riesce a smaltire l'arretrato ma continua ad accumulare procedimenti sopravvenuti, che la riforma della giustizia passa anche per la rinnovata motivazione del personale amministrativo e che importanti segnali di corretto contributo all'andamento complessivo del sistema giudiziario vengono dai settori della giustizia minorile, dell'attività internazionale, delle professioni e della magistratura onoraria, il Ministro Alfano ha orgogliosamente rivendicato la mole e la qualità delle iniziative svolte nei primi otto mesi di attività del Dicastero, a partire dal progetto di riforma della giustizia civile già approvato dalla Camera dei deputati. Anche nel settore penale sono stati conseguiti importanti risultati, in particolare nella prevenzione e nel contrasto alle associazioni criminali di stampo mafioso; al riguardo il Ministro ha annunciato che sarà abolito il gratuito patrocinio per i boss mafiosi con condanna passata in giudicato, così da poter utilizzare i risparmi ottenuti per garantire l'applicazione di tale misura alle vittime di stupro e di violenza sessuale. Numerosi altri provvedimenti, alcuni adottati con decretazione d'urgenza e dunque già in vigore, sono stati assunti in materie come la sicurezza pubblica e la funzionalità delle sedi giudiziarie disagiate. In sostanza, anche alla luce del clima di disponibilità che sembra emergere dal confronto tra le forze politiche, il Governo si farà trovare pronto all'appuntamento della grande riforma della giustizia di cui appaiono maturi i tempi, così come apprezzabili sono le spinte che da settori dell'opposizione vengono a sostegno di riforme costituzionali utili a meglio definire il quadro complessivo dell'ordinamento giudiziario.

Nella discussione e nelle dichiarazioni di voto sono intervenuti i sen. Casson, Galperti, Poretti, Lumia, D'Ambrosio, Carofiglio, Chiurazzi, Maritati, Zanda (PD), Fleres, Saltamartini, Mugnai, Benedetti Valentini, Vizzini, Berselli, Quagliariello (PdL), D'Alia (UDC-SVP-Aut), Li Gotti, Belisario (IdV), Divina, Mazzatorta (LNP) e Pistorio (MPA). Se i rappresentanti del Gruppo IdV hanno manifestato fortissime critiche e una visione del tutto alternativa del sistema della giustizia e dell'applicazione del principio di legalità, dal Gruppo PD si è preso atto della positività di alcune delle intenzioni annunciate dal Ministro la cui linea strategica è stata però valutata del tutto inadeguata alla gravità dei tanti problemi irrisolti. Maggiore disponibilità ad aprire una linea di credito rispetto alle politiche illustrate dal Guardasigilli è stata manifestata dal Gruppo UDC-SVP-Aut.

Il Senato ha quindi votato a favore della proposta di risoluzione n. 1 della maggioranza (primi firmatari i Capigruppo del PdL Gasparri e della LNP Bricolo), con cui si approvano le comunicazioni del Ministro e si indicano alcune priorità per rendere efficiente il servizio della giustizia e ad assicurare ad ogni cittadino sicurezza e libertà. Approvata anche la proposta di risoluzione n. 2 (testo 2) a prima firma del sen. D'Alia (UDC-SVP-Aut) cui il Ministro aveva dato parere favorevole, mentre sono state respinte le proposte di risoluzione n. 3 dei sen. Belisario (IdV) ed altri e n. 4 dei sen. Casson (PD) ed altri.

In apertura di seduta il Presidente Schifani aveva espresso piena solidarietà al Presidente della Repubblica, oggetto nella giornata odierna, nel corso di un comizio dell'onorevole Di Pietro, di attacchi che sono andati al di là del legittimo diritto alla critica oltrepassando la soglia dell'offesa. Alle parole del Presidente si sono associati i sen. D'Alia (UDC-SVP-Aut), Pistorio (MPA), Bricolo (LNP), Finocchiaro (PD) e Gasparri (PdL), mentre il sen. Belisario (IdV) ha negato che nell'occasione siano stati proferiti insulti o offese al Capo dello Stato, cui va l'apprezzamento anche della sua parte politica, ma solo riserve su alcuni comportamenti specifici nell'esercizio di un legittimo diritto di critica.

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