Senato TV

Mercoledì 4 Febbraio 2009 alle ore 09:34

141ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

L'Assemblea del Senato ha dedicato la seduta antimeridiana all'esame degli articoli e degli emendamenti al ddl n. 733 recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica, nel testo proposto dalle Commissioni riunite. Nella seduta del 15 gennaio scorso aveva avuto inizio la votazione degli emendamenti volti ad introdurre articoli aggiuntivi dopo l'articolo 33 e in precedenza erano stati accantonati gli emendamenti agli articoli 7, 30, 32, nonché gli aggiuntivi agli articoli 8 e 32. Il provvedimento, già oggetto di approfondito esame nelle Commissioni riunite dove il testo originario aveva subito numerose modifiche anche per iniziativa delle opposizioni, mira in particolare a colpire con più efficacia i reati che generano insicurezza sociale e a consentire allo Stato la riconquista dei territori a maggiore presenza mafiosa.

Dopo l'approvazione di un emendamento del Governo volto ad inserire un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 33 in tema di sospensione cautelativa e scioglimento di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi le cui attività favoriscano la commissione di reati con finalità di terrorismo, l'Assemblea ha approvato uno dei punti focali del provvedimento, l'articolo 34 che, dando seguito ad una esigenza espressa da più parti, ripristina l'originario rigore del regime di detenzione di cui all'articolo 41-bis dell'Ordinamento penitenziario, rendendo ancora più difficile ai condannati per il reato di associazione mafiosa la possibilità di mantenere collegamenti con le associazioni criminali di appartenenza: sono a tal fine ridotti i colloqui tra detenuti e famiglie, sia personali sia telefonici, e subisce restrizioni di tempo e di modalità anche la permanenza all'aperto. L'improcrastinabile necessità di tale intervento di intensificazione della lotta alla criminalità organizzata è stata sottolineata dal relatore Vizzini (PdL), dai sen. Lumia, Bianco, D'Ambrosio (PD), D'Alia (UDC-SVP-Aut), Centaro (PdL) e, seppure con qualche perplessità d'ordine garantista, dal sen. Li Gotti (IdV). Voto di astensione è stato annunciato dai sen. Fleres (PdL), Amati, Livi Bacci, Di Giovan Paolo e Maritati (PD), mentre forti riserve sulla compatibilità tra tale ulteriore restrizione e i principi di civiltà giuridica cui si ispira l'ordinamento giudiziario italiano sono state espresse dai sen. Perduca e Poretti, appartenenti alla componente radicale del Gruppo del PD, e dal sen. Della Seta (PD).

L'Assemblea ha quindi affrontato la discussione dell'emendamento 34.0.100 volto a inserire il reato di tortura nel codice penale. Il riferimento del reato, in ossequio all'impostazione voluta dalla Convenzione ONU da cui la proposta prende le mosse, alla sola categoria del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio ha diviso i senatori e, dopo l'intervento del Sottosegretario di Stato per l'interno Mantovano che ha rilevato come le fattispecie prese in considerazione dalla Convenzione di New York siano già coperte dalla legislazione vigente, il Senato ha respinto la proposta con ristrettissimo margine di voti contrari e con una votazione effettuata a scrutinio segreto.

Approvato poi l'articolo 35 che introduce un'autonoma fattispecie di reato (articolo 391-bis del codice penale) per punire chiunque consenta a un detenuto sottoposto al regime di cui al citato articolo 41-bis di comunicare con altri. È introdotta inoltre un'aggravante se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale, da un incaricato di pubblico servizio ovvero da un avvocato.

L'esame dell'articolato proseguirà nella seduta pomeridiana, a partire dalle proposte riferite ai reati di violenza sessuale, atti sessuali con minorenne e violenza sessuale di gruppo.

Fine pagina

Vai a: