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Mercoledì 18 Novembre 2009 alle ore 16:33

285ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

Il Senato ha approvato il documento recante "Introduzione di una disposizione transitoria per l'integrazione del Consiglio di Presidenza nella XVI legislatura".

La questione, sollevata dal Gruppo IdV a seguito della mancata elezione di un suo rappresentante nel ruolo di Senatore segretario, è stata illustrata dai relatori, sen. Quagliariello (PdL) e Della Monica (PD), che hanno dato conto della proposta di modificazione del Regolamento con cui si aggiunge una disposizione transitoria che, limitatamente ai Gruppi costituiti all'inizio della legislatura, consente l'elezione di un ulteriore Senatore segretario qualora un Gruppo non rappresentato all'interno del Consiglio di Presidenza ne faccia richiesta, con contemporanea elezione di altro Senatore segretario onde evitare che risulti alterato il rapporto numerico tra Gruppi di maggioranza e di opposizione.

Nel corso della discussione, oltre ai relatori si sono dichiarati a favore della proposta della Giunta per il Regolamento i sen. Divina, Bricolo (LNP), D'Alia (UDC-SVP-Aut), Belisario (IdV), Ceccanti, Finocchiaro (PD), Malan e Gasparri (PdL). Alla luce dello spontaneo e positivo processo di semplificazione della presenza dei Gruppi parlamentari e di modernizzazione del sistema politico, la norma transitoria garantisce empiricamente il principio democratico di rappresentatività all'interno del Consiglio di Presidenza e nel contempo la necessità di non modificare il rapporto tra maggioranza ed opposizione, nel rispetto della volontà degli elettori e ponendo rimedio alla violazione dello spirito e della lettera del Regolamento del Senato che si è determinata in occasione delle ultime due votazioni per l'elezione di Senatori segretari.

Contro la proposta si sono dichiarati i sen. Perduca, Poretti (membri della delegazione radicale nel Gruppo PD), Longo, Fleres (PdL), Maritati, Bruno (PD) e Villari (Misto). Da una parte è stata segnalata la pericolosità di procedere di fatto ad una violazione del Regolamento seppure a fin di bene, dall'altra è stata lamentata l'intenzione spartitoria sottesa alla proposta che peraltro avrà pesanti conseguenze anche dal punto di vista dei costi. Da quest'ultimo punto di vista, il Presidente Schifani ha sottolineato l'importanza primaria del principio di rappresentatività democratica, tenuto conto peraltro degli sforzi, cui hanno corrisposto risultati evidenti in termini di riduzione dei costi della politica, che il Senato ha già compiuto nelle ultime due legislature e continuerà a compiere in futuro.

L'Assemblea del Senato ha quindi definitivamente convertito in legge, con modificazioni, il decreto legge 25 settembre 2009, n. 134, recante disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010. (ddl n. 1835).

Come illustrato nel corso della seduta antimeridiana, il decreto mira al razionale utilizzo delle risorse e al miglioramento della qualità del servizio, facendo soprattutto riferimento ai delicati problemi delle supplenze e dei circa 15.000 precari con contratto a tempo determinato.

In sede di dichiarazioni di voto finali, il sen. Peterlini (UDC-SVP-Aut) ha evidenziato il carattere emergenziale del decreto che tenta di fornire risposte parziali a problemi atavici cui si aggiungono le conseguenze dei pesanti tagli di bilancio subiti dal comparto della scuola, un'istituzione che oggi non è più in grado di corrispondere alle esigenze poste dalla modernità e dal mercato del lavoro. Alcune esperienze locali, però, attestano la possibilità di migliorare, soprattutto se si andrà nella direzione di un sistema regionalizzato di selezione degli insegnanti, lasciando ampia possibilità di scelta all'autonomia delle singole scuole.

Ad avviso del sen. Giambrone (IdV), il decreto costituisce un tentativo fallito di porre rimedio al disastro creato dalla superficiale e cinica riforma Gelmini e, lungi dal raggiungere il vantato obiettivo di salvare gli insegnati precari, negando loro la stabilizzazione si traduce di fatto nel più vasto licenziamento di massa dell'Italia repubblicana, con conseguenze disastrose per il Mezzogiorno e compromettendo la dignità e il diritto al futuro di migliaia di insegnanti.

Nel dichiarare il voto favorevole del Gruppo, il sen. Pittoni (LNP) ha rilevato come il blocco dei trasferimenti consentirà nell'immediato di evitare il caos, ma il Governo dovrà intervenire sia sulla disciplina relativa ai trasferimenti, sia per fermare il fenomeno dei docenti che figurano aver lavorato senza avere mai messo piede a scuola e quello dei docenti che lavorano quasi gratis e senza contributi pur di conseguire punteggio.

Il sen. Rusconi (PD) ha evidenziato la parzialità dell'intervento recato nel decreto-legge che di fatto lascia senza alcun aiuto decine di migliaia di insegnanti che peraltro, senza le politiche di tagli di bilancio e di revisione della legislazione vigente, avrebbero potuto oggi essere assunti in base al piano triennale varato dal precedente Governo Prodi. Oggi invece, oltre a non prevedere alcun concorso, oltre a stanziamenti del tutto inadeguati, si affidano le speranze che le famiglie ripongono sulla scuola, su quella paritaria, sulla ricerca e sull'università al buon esito dello scudo fiscale.

Infine, il sen. Asciutti (PdL) ha evidenziato la necessità di interventi di riordino generale della scuola che siano in linea con gli interessi e le esigenze soprattutto degli studenti ed ha espresso un giudizio convintamente positivo sul decreto-legge che si muove nel solco delle misure anticrisi messe in campo dal Governo per aiutare i cittadini italiani che versano in maggiori difficoltà, come è il caso degli insegnanti precari, espressione peraltro di un fenomeno che affonda le radici nel boom demografico degli anni Sessanta e che sconta decenni di dissennate politiche di assunzione del personale docente.

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