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Giovedì 18 Ottobre 2012 alle ore 09:33

816ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

L'Assemblea ha approvato in seconda deliberazione, con la maggioranza dei due terzi dei componenti, i disegni di legge costituzionale nn. 2923-2991-B, 3057-B e 3073-B, recanti modifiche agli Statuti speciali di Sardegna, Friuli-Venezia Giulia e Sicilia in materia di composizione dei rispettivi Consigli regionali.

Il relatore, sen. Sanna (PD), anche in nome del sen. Saro (PDL), ha ricordato che i ddl riducono da 80 a 60 i membri del Consiglio regionale della Sardegna, il cui numero non potrà essere aumentato in sede di legge elettorale, e da 90 a 70 i consiglieri della regione siciliana. Prevedono inoltre per il Friuli-Venezia Giulia l'elezione di un consigliere ogni 25.000 abitanti. Le nuove norme costituzionali sono state approvate senza modificazioni dalla Camera dei deputati e, se approvate in seconda deliberazione, potranno applicarsi alle prossime elezioni nella primavera del 2013. Non però alle elezioni dell'Assemblea regionale siciliana, che è stata sciolta anticipatamente. Terminata la discussione congiunta, alla quale hanno partecipato i sen. Pertoldi, Cabras, Garraffa (PD), il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Malaschini ha auspicato l'approvazione rapida dei ddl.

Le distinte dichiarazioni di voto, unanimemente favorevoli, sui dei tre ddl sono state svolte dai sen. Pardi (IdV), Rizzi, Pittoni, Maraventano (LNP), D'Alia, Vizzini (UDC), Scanu, Pegorer, Bianco (PD), Viespoli (CN), Ladu, Saro (PdL). I Gruppi Italia dei Valori e Lega Nord Padania hanno auspicato che la riduzione dei costi della politica si estenda anche al Parlamento nazionale. La LNP ha espresso inoltre rammarico per la mancata riduzione delle indennità dei consiglieri delle Regioni speciali. L'UDC ha dato atto alle Regioni speciali di avere assunto l'iniziativa legislativa per ridurre il numero dei consiglieri. Il PD ha auspicato un riavvicinamento dei cittadini alle istituzioni e una rivisitazione complessiva delle autonomie territoriali, messe a dura prova dalla crisi economica. Il PdL ha auspicato ulteriori riforme nel segno della modernizzazione del Paese.

L'Assemblea ha quindi avviato la discussione del ddl n. 2646, recante "Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea", già approvato dalla Camera dei deputati, e del connesso ddl n. 2254.

Il provvedimento - ha spiegato la relatrice, sen. Boldi (LNP) - opera una riforma organica della legge n. 11 del 2005, che disciplina la partecipazione dell'Italia all'Unione europea, per tenere conto di una duplice esigenza: accogliere le novità in tema d'informazione, trasparenza, sussidiarietà previste dal Trattato di Lisbona, e accelerare l'adeguamento dell'ordinamento interno alla normativa comunitaria per ridurre le procedure d'infrazione. La prima parte del ddl, riguardante la fase ascendente, disciplina in modo più puntuale il coinvolgimento del Parlamento nazionale e delle autonomie territoriali nel procedimento decisionale europeo. La seconda parte, riguardante la fase discendente, prevede lo sdoppiamento della legge comunitaria annuale nella legge di delegazione, che dovrebbe contenere solo le norme di delega al Governo, e nella legge europea, che recherebbe solo le disposizioni di diretta attuazione. La Commissione affari costituzionali del Senato ha accettato l'opzione binaria della Camera, ma l'ha affinata per circoscrivere l'oggetto della legge di delegazione e garantire un iter più rapido.

Nella discussione generale sono intervenuti i sen. Di Giovan Paolo, Mauro Marino, Adamo (PD), Pedica (IdV), Contini (Terzo polo), Aderenti (LNP), Santini (PdL).

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