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Giovedì 25 Ottobre 2012 alle ore 09:36

821ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

Nell'ultima fase della seduta, l'Assemblea ha approvato definitivamente il ddl n. 3535, recante "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'India sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Roma il 10 agosto 2012", già approvato dalla Camera dei deputati. Hanno svolto dichiarazione di voto a favore della ratifica, ricordando che il provvedimento può agevolare il rientro in Italia dei due militari italiani trattenuti in India, i sen. Pedica (IdV), Palmizio (CN), Davico (LNP), Tonini (PD) e Ramponi (PdL). In dissenso dai rispettivi Gruppi, i sen. Gramazio (PdL) e Mura (LNP) non hanno votato il ddl e hanno criticato il Governo per la gestione della vicenda dei marò.

Nell'informare l'Assemblea del ferimento di quattro militari italiani in Afghanistan, il vice presidente Chiti ha stigmatizzato la mancanza del numero legale, in prossimità dell'orario di chiusura della seduta, sul ddl n. 3455 di ratifica ed esecuzione dell'Accordo sul partenariato e la cooperazione di lungo periodo tra la Repubblica italiana e la Repubblica islamica dell'Afghanistan, fatto a Roma il 26 gennaio 2012.

Nella prima parte della seduta, l'Assemblea ha proseguito l'esame del disegno di legge n. 3491 nel testo proposto dalla Commissione, recante "Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al testo unico di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e al codice penale in materia di diffamazione", e dei connessi ddl nn. 3492 e 3509. Prima della votazione dell'emendamento 1.223, la discussione è stata rinviata a lunedì prossimo. La Presidenza ha comunicato che la richiesta di votazione con scrutinio segreto dell'articolo 1 è stata accolta.

Il provvedimento - giunto all'esame dell'Assemblea sull'onda della vicenda giudiziaria di Alessandro Sallusti, il direttore del "Giornale" condannato a quattordici mesi di carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa - modifica la disciplina della responsabilità per diffamazione, adeguandola agli standard europei. Nel tentativo di bilanciare la tutela dei valori costituzionali dell'onorabilità della persona e della libertà di stampa, il testo sostituisce la pena detentiva con la sanzione pecuniaria, conferisce centralità all'obbligo di rettifica e lo rende più stringente, gradua le multe in base alla gravità dell'offesa e alla diffusione dello stampato.

Dopo la sospensione di ieri, finalizzata ad approfondire alcune questioni tecniche, i relatori, sen. Berselli (PdL) e Della Monica (PD), hanno nuovamente espresso il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1, invitando a ritirare numerose proposte e pronunciandosi a favore di modifiche che limitano l'applicazione della disciplina sull'obbligo di rettifica, per quanto riguarda il web, alle edizioni telematiche di quotidiani e periodici; prevedono una disciplina speciale per i prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare, e per gli archivi digitali; riducono la pena fino a due terzi quando, a richiesta della persona offesa, la rettifica sia pubblicata tempestivamente, senza ulteriore commento e con adeguato rilievo; riducono da 100.000 a 50.000 euro la sanzione pecuniaria massima per la diffamazione; sopprimono il raddoppio automatico della pena in caso di recidiva, eliminano la pena accessoria obbligatoria dell'interdizione dalla professione giornalistica e l'aumento di pena in caso di concorso tra il direttore del quotidiano e l'autore dell'articolo diffamatorio. Nonostante il parere favorevole dei relatori, è stato respinto l'emendamento che sopprime la possibilità di rivalsa sui fondi pubblici per l'editoria.

Il dibattito si è acceso sull'emendamento 1.223, che riduce la sanzione pecuniaria massima da 100.000 a 50.000 euro. Secondo il sen. Rutelli (Terzo Polo) una richiesta di grazia per il direttore del "Giornale" è preferibile al varo di una legge che, riducendo eccessivamente la sanzione, non tutela la libertà di stampa ma dà licenza di diffamare. La Capogruppo del PD sen. Finocchiaro e il sen. Li Gotti (IdV) hanno difeso l'emendamento, che appare coerente con l'impianto complessivo della riforma e con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Contro l'emendamento si sono pronunciati invece i sen. Palma (PdL) e Procacci (PD). Criticando la decisione di accelerare l'esame di un provvedimento che perde di vista il punto di vista dei diffamati, la sen. Poretti ha ribadito l'astensione dei Radicali su tutti gli emendamenti. I sen. Quagliarello e Gasparri (PdL) hanno rivolto infine un appello per salvaguardare la mediazione raggiunta e licenziare un testo che renda effettivo il diritto alla rettifica. I sen. Mazzatorta e Rizzi (LNP) hanno confermato perplessità su una normativa che, accusata di imbavagliare l'informazione, affievolisce in realtà la tutela della dignità delle persone, senza risolvere il caso Sallusti.

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