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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Venti anni di apertura al pubblico della Biblioteca del Senato
n. 72 (Nuova Serie), maggio 2023

Eventi

Le biblioteche e la trasformazione digitale. Webinar, Biblioteca del Congreso de la Nación, Argentina, 26 aprile 2023

Mercoledì 26 aprile 2023 si è svolto, presso l'Auditorium Leonardo Favio della Biblioteca del Congresso nazionale argentino, il Seminario internazionale "Las bibliotecas y la transformación digital: entre la especialización y la vocación social", con la possibilità di seguire i lavori in diretta YouTube.

L'argomento è di grande attualità anche per il nostro Paese: è forse superfluo ricordare che in Italia è in corso di realizzazione un imponente Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale lanciato dal Ministero della cultura e indirizzato in particolare ai luoghi della cultura (tra cui naturalmente le biblioteche) per organizzare il processo di transizione digitale nel quinquennio 2022-2026, in vista del conseguimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Può essere dunque stimolante riflettere su come le nostre istituzioni si riconfigurano davanti alla trasformazione digitale, anche grazie agli spunti emersi dal seminario, a partire dalla relazione iniziale di Gloria Chicote (direttrice dell'Instituto de Investigaciones en Humanidades y Ciencias Sociales, presentata da Lucía Aguerre della Biblioteca del Congreso de la Nación) dedicata ad Archivi, conoscenza e trasformazione digitale. Spaziando tra le visioni del concetto di 'archivio' accreditate in letteratura, da Jacques Derrida a Michel Foucault fino a Bruno Latour, tra il carattere intrinsecamente discorsivo delle collezioni e la metafora del mare immenso da esplorare, Chicote si è soffermata su alcuni concetti cardine: l'archivio (in accezione ampia), i suoi 'oggetti', le istituzioni connesse.

Gli archivi, è stato ricordato, non sono mai chiusi ed esauriti, danno sempre luogo a nuove conoscenze o a nuove riformulazioni delle conoscenze stesse. L'oggetto dell'archivio può essere a sua volta interpretato come contenitore di significati, in prospettiva semiotico-euristica, o come parte di una rete rizomatica tra agenti umani e non, che colleghi le persone ai libri ma anche ai computer e agli edifici che li ospitano. Quanto alle istituzioni che nascono attorno a questi agglomerati, esse vivono oggi una fase di cambiamento, anche indotta dal digitale, che rende permeabili le storiche distinzioni reciproche. La digitalizzazione, dunque, può essere vista come una tecnologia di 'mobilizzazione' degli oggetti documentali: non è solo un semplice passaggio da analogico a digitale, ma un complesso e incerto processo di transizione che coinvolge tutti i tipi di documenti (anche visuali e sonori) e rompe le frontiere tra istituti e discipline tradizionali, promuovendo nuove opportunità interistituzionali e internazionali. Sarebbe un errore - ha concluso Chicote - guardare alla digitalizzazione con entusiasmo o denigrazione eccessivi: ne nasceranno molti cambiamenti virtuosi, ma non si supereranno tutte le asimmetrie e le disuguaglianze, anzi se ne produrranno di nuove e diverse, in un rompicapo scientifico-culturale in costante movimento. Andranno realizzate linee guida condivise e cercati finanziamenti; bisognerà ricordare che gli oggetti documentali sono instabili e vulnerabili, e che occorre operare cooperativamente per limitare i rischi di produrre frammentazione; particolare cautela andrà nel curare l'accessibilità non solo dei documenti ma anche dei metadati, per evitare di creare 'arcipelaghi' di dati non connessi.

Nella seconda parte del Seminario è intervenuta la presidente dell'International federation of library associations and institutions (IFLA) Barbara Lison (intervistata da Isela Mo Amavet, referente regionale IFLA per l'America Latina e i Caraibi), che ha sottolineato come il futuro delle biblioteche abbia a che fare col futuro dell'intera società. Con questa consapevolezza, il lavoro dell'IFLA si articola a livello globale a partire da una suddivisione in sei 'regioni', tutte accomunate da una base comune: il lavoro volontario dei singoli bibliotecari, articolati in gruppi. Lison ha insistito sulla missione vitale delle biblioteche nel mondo, che ha a che fare con le sfide della globalizzazione; in particolare si è concentrata sull'esigenza di garantire a chiunque l'accesso all'informazione in modo equo ed efficace («access to information for everyone, equitably, effectively»), per contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'ONU, che prevedono tra l'altro un'educazione inclusiva e di qualità (Obiettivo 4): e non c'è educazione senza informazione. Attraverso l'informazione, le biblioteche possono facilitare l'elaborazione di conoscenza, liberare il potenziale degli individui, costruire ponti per la ricerca e la cultura, contribuire all'affermazione e all'implementazione dei diritti, accelerare lo sviluppo, essere attori strategici per l'alfabetizzazione e per far sì che i membri della comunità possano beneficiare di libri e di letture, a prescindere dal formato.

Per realizzare questi scopi le biblioteche hanno bisogno di sostegno, ma devono anche sollecitarlo dimostrando l'efficacia della propria azione, per fare in modo che i decisori ne abbiamo un'immagine corretta, coerente con la realtà evoluta di oggi. Uno dei punti chiave che attualmente ostacola questa efficacia è il diritto d'autore: le leggi vigenti non sempre rispondono alle esigenze del mondo digitale e rischiano di trasformare in lusso lo scambio di documenti, anziché aiutare le biblioteche ad avere impatto sulla società. Occorre quindi diffondere la consapevolezza di una nuova dimensione della biblioteca, centrata sulla connessione più che sulla collezione, basata sulla partecipazione e alleata - anziché concorrente - delle altre istituzioni: se vogliamo un mondo sostenibile, anche le biblioteche devono esserlo, presentandosi come uno spazio catalizzatore, con un imperativo di apprendimento continuo.

A seguire, il panel composto da Paula Larraín (direttrice del Sistema Nacional de Bibliotecas Públicas de Chile) e Tamar Hahn (direttrice del Centro de Información de las Naciones Unidas para Argentina y Uruguay - CINU), con la moderazione di Alejandro Santa (direttore coordinatore della Biblioteca del Congreso de la Nación), si è concentrato su tematiche in parte affini: Santa ha ribadito l'importanza delle biblioteche per la società, a partire da quelle parlamentari, che in America Latina cooperano in una rete (la Red de Bibliotecas Parlamentarias) nata nel 2017 in ambito IFLA per impulso delle biblioteche parlamentari di Cile, Messico e appunto Argentina, fino a contare oggi oltre 15 Paesi membri. L'azione della rete si è spinta a presentare alla Cámara de Diputados de la Nación Argentina, nell'autunno del 2022, un progetto di legge per formalizzare la creazione e ribadire gli obiettivi generali della rete stessa (rafforzare il supporto all'attività legislativa; favorire l'accesso all'informazione, gli scambi bibliografici, la condivisione di studi ed esperienze; sviluppare le competenze dei funzionari parlamentari) anche in vista della promozione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Proyecto de Ley 5974-D-2022, Trámite Parlamentario n. 178). Dalla scheda di iter, la proposta di legge risulta ora all'esame della Commissione cultura della Cámara de Diputados de la Nación Argentina.

Nel seguito del panel sono stati sottolineati gli sforzi fatti durante la pandemia da parte delle biblioteche, per restare al passo del difficile momento, e le buone pratiche che ne sono derivate, che si spera possano diventare permanenti nei servizi bibliotecari. Si è parlato della biblioteca come spazio di convivenza e pace, di incontro e di scambio di emozioni, particolarmente utile nel momento di crisi che vive il mondo. È stata data attenzione anche all'utenza giovanile, frequentatrice più dei social network che delle biblioteche, il che richiede a queste ultime uno sforzo attrattivo, anche aggirando la 'pandemia' della disinformazione e dei discorsi d'odio che circolano in rete.

Nell'ultimo panel si sono confrontate María Angélica Fuentes (presidente del Colegio de Bibliotecarios de Chile) e Jeimmy Hernández (Gerente de Lectura, Escritura y Bibliotecas de Centro regional para el fomento del libro en América Latina y el Caribe, CERLALC), coordinate da Cecilia Izquierdo (Biblioteca del Congreso de la Nación Argentina). Le relatrici hanno discusso di digital literacy e di accesso democratico alla conoscenza, considerando la trasformazione digitale una realtà che non può né deve contrapporsi al lavoro con le comunità e la struttura sociale, per evitare che alcune persone o fasce sociali risultino marginalizzate: uno degli effetti negativi del digital divide che la pandemia ha contribuito a evidenziare. Si è tornati anche a parlare dei giovani per mettere in guardia contro la demonizzazione dei social, di cui andrebbe invece potenziato il ruolo di strumento critico: fanno parte, infatti, di un ecosistema digitale che impone nuovi processi e nuovi paradigmi, andando ben oltre i processi di digitalizzazione a cui il seminario si è dedicato. In questo contesto la biblioteca, oggi più che mai, è un progetto in costante e quotidiana trasformazione.

L'incontro si è chiuso con una citazione ispiratrice da Donald Norman, The invisible computer (1988), che liberamente traduciamo così: «Per avere successo, la complessità tecnologica deve scomparire. La gente è analogica, non digitale, biologica, non meccanica. È tempo per una tecnologia centrata sulle persone, la tecnologia umana».

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