Il Presidente: Interventi in Assemblea e in occasioni istituzionali

Cerimonia del Ventaglio, Palazzo Giustiniani

31 Luglio 2002

Ventaglio 2002

Dottor Jacopino, la ringrazio in primo luogo del dono del ventaglio, anche quest'anno prezioso e magnifico, che è un dono tradizionale ma sempre augurale. Naturalmente associo al ringraziamento oltre a lei, tutti i rappresentanti della stampa parlamentare che qui, questa mattina, sono riuniti così numerosi, come numerosi sono stati gli accreditamenti. Ringrazio anche i direttori di alcune testate che sono venuti di persona (e anche questa è una novità). E ringrazio ovviamente i Vicepresidenti del Senato che sono intervenuti, i senatori Questori, i membri del Consiglio di Presidenza e i Capigruppo che hanno accettato l'invito a questa cerimonia augurale.

Lei ha ricordato all'inizio del suo intervento miei illustri predecessori. Alcuni di questi sono di casa mia (sono toscani); cerco come posso di imitarli nelle cose migliori che hanno fatto. Se il risultato non è adeguato, la colpa non è dei modelli ma dell'imitatore e anche della sua intenzione di sbagliare con la propria testa.

Rispetto - lo dissi lo scorso anno e ho avuto modo di dirlo al Congresso della Federazione nazionale della stampa a Pescara - come fondamentale la libertà della informazione. Ritengo che questa libertà non sia parte, come dissi in quell'occasione, della democrazia, ma la "democrazia medesima".

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Dopo i ringraziamenti mi si consenta, in primo luogo, un bilancio della nostra attività. Voi trovate nella cartella che vi è stata distribuita i dati statistici della produzione legislativa e normativa del Senato. Non sto a ricordarli perché le statistiche sono aride, anche se importanti.

Una novità che posso annunciare è che da oggi entra in funzione a titolo sperimentale e, dal 17 settembre, quando riapriremo, in modo ordinario, la trasmissione televisiva diretta dei lavori del Senato su un canale apposito. Siamo anche impegnati, a dimostrazione di quanto teniamo all'informazione e alla pubblicità dei nostri lavori, a non fare soltanto la ripresa delle sedute di Aula ma, se possibile, a fornire un vero e proprio servizio giornalistico, seguìto dunque da esperti dell'informazione politica, che riguardi l'Aula, le commissioni, le audizioni più importanti. Vogliamo portare il Senato nelle case dei nostri cittadini e renderlo "la casa della trasparenza".

Continuando nel bilancio, comunico che entra in vigore adesso un altro esperimento di interesse, cioè la firma digitale. È a titolo sperimentale, per adesso, ma ciò significa che già alcuni senatori - e anche funzionari del Senato - avranno la possibilità di utilizzare questo strumento e quindi, senza muoversi fisicamente dalla scrivania o da casa, firmare documenti ufficiali.

Ricordo le attività culturali che abbiamo intrapreso, le Conferenze della Sala Zuccari (si sono già tenute quelle del senatore Agnelli, del dott. Kissinger e del Presidente della Repubblica Ceca, Havel) e le nuove collane editoriali: un volume su Giovanni Malagodi e uno che raccoglie gli atti di un convegno sull'Europa che abbiamo tenuto a Venezia poco tempo fa sono già usciti.

A questi si è ora aggiunto un volume bellissimo, appena pubblicato da Rubbettino in accordo col Senato, del professor Emilio Gentile il quale, attingendo agli atti del nostro Archivio storico, ha studiato il problema della cosiddetta "fascistizzazione del Senato italiano", arrivando a conclusioni particolarmente importanti. Tutti eravamo convinti che il Senato italiano avesse resistito più di altre istituzioni al regime, e invece, in realtà, da questa bellissima ricerca, che va ad onore di un grande storico quale è Emilio Gentile, risulta una realtà diversa.

Sono in fase di pubblicazione gli scritti di Benedetto Croce, di Giovanni Spadolini e di Vittorio Emanuele Orlando, editi, sempre in accordo col Senato, da il Mulino. Si tratta di volumi di interventi parlamentari scelti e introdotti ciascuno da un illustre storico e accompagnati da un compact disk che contiene tutta intera l'attività di questi illustri senatori.

Ricordo anche le prossime conferenze della Sala Zuccari: quella del presidente Giscard d'Estaing, che verrà qui il 20 ottobre e successivamente quella dell'ex-presidente del Consiglio della Federazione Russa, Gaidar. Dopo la pausa estiva, faremo un convegno e anche una mostra su Benedetto Croce e la nascita della Repubblica (nel cinquantenario della morte del grande filosofo). Un convegno e anche una mostra su Vittorio Emanuele Orlando (anche in questo caso nel cinquantenario della morte). E un convegno su Karl Popper, nel centenario della nascita, dedicato al suo pensiero politico.

Abbiamo infine riaperto l'Archivio storico e lo stiamo mettendo a disposizione non soltanto di studiosi ma di cittadini e di ciò ringrazio anche i funzionari del Senato che stanno alacremente lavorando su questa iniziativa. Abbiamo già acquisito un Fondo Gioberti. Si pensi a quanto è ricco questo Paese: un giorno abbiamo scoperto che in una piccola scuola italiana si tenevano nascoste delle carte inedite di Gioberti e anche degli epistolari con Cavour di cui nessuno conosceva l'esistenza. Un preside benemerito, illuminato e generoso ci ha avvertito e noi abbiamo ritenuto nostro dovere salvare quelle carte, che sono patrimonio storico di tutti, e acquisirle all'Archivio del Senato.

Da ultimo, non posso immediatamente promettere gli spazi che lei mi ha richiesto per la Sala Stampa (delle cui esigenze naturalmente mi rendo conto): spero, perché in ciò siamo impegnati, che qualcosa si possa realizzare fin dall'anno prossimo quando apriremo la Biblioteca del Senato che sarà dedicata a Giovanni Spadolini e trasferita nell'edificio quasi pronto in Piazza della Minerva. In quella circostanza mi auguro di poter acquisire ulteriori spazi non solo per i senatori e per i servizi ma anche, se possibile, per la stampa parlamentare.

Non potendo regalarvi un palazzo ho pensato intanto di farvi omaggio di un quadro. Desidero ringraziare il gruppo Jacorossi che ha fatto omaggio per mio tramite alla stampa parlamentare di un quadro di Mario Schifano che si intitola "L'indice" che sarà collocato nella Sala Stampa.

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Fin qui il bilancio dell'attività e l'inventario delle promesse. Ma siccome lei ha introdotto il suo saluto, per il quale la ringrazio ancora, con delle annotazioni di carattere politico relativamente al clima politico e parlamentare che è molto caldo in questi giorni - lo sento anch'io e temo che, di questo passo, anziché di un ventaglio avremo presto bisogno di un ventilatore - consenta anche a me di fare qualche riflessione, raccogliendo alcune sue indicazioni.

Lei ricorderà Presidente che un anno fa, da poco eletto, io evocai una malattia che vedevo incipiente nel nostro sistema politico e anche nelle relazioni parlamentari, una malattia composta da due sindromi: parlai di una "sindrome da svezzamento", che riguardava coloro che, essendo passati dalla maggioranza all'opposizione, ancora non si erano adeguati al nuovo ruolo, e parlai di una "sindrome della crescita", che colpiva coloro che, avendo fatto il percorso inverso, e cioè di essere passati dall'opposizione alla maggioranza, non avevano ancora ben realizzato quale è la funzione di governo e di maggioranza. Dissi anche che questo rendeva difficile la vita parlamentare e quella del Senato.

Devo constatare, caro Presidente e cari amici presenti, che questa doppia sindrome in questo anno si è aggravata. Certo, non è migliorata. È ancora in corso uno scontro che riguarda la legittimazione reciproca delle due coalizioni o delle principali forze antagoniste. Ritengo questo un male politico preoccupante, perché la mia concezione della democrazia è molto elementare ed è la democrazia dell'alternanza: chi vince governa ed ha il dovere, oltre che il diritto, di governare, e chi invece non vince ha il dovere durante tutto il periodo in cui sta all'opposizione, di opporsi e di controproporre. Purtroppo, come dicevo, la doppia sindrome è ancora presente e il clima di questi giorni lo sta a dimostrare.

Una decina di giorni fa qui in Senato in un convegno in cui abbiamo presentato una bellissima opera frutto di un altrettanto bellissimo lavoro della Commissione Affari costituzionali presieduta dal presidente Pastore, sul cosiddetto federalismo o comunque sulla riforma del titolo V della Costituzione, davanti al Capo dello Stato e alle più alte autorità della Repubblica, parlai della necessità delle riforme istituzionali. Occorre completare la riforma fatta nella scorsa legislatura con le conseguenze istituzionali che tale riforma comporta: rafforzamento del potere centrale, bicameralismo, fonti normative e così via. Lo dissi in Senato, ho avuto modo di dirlo anche fuori del Senato, ma poi mi sono accorto che, benché all'inizio ci siano state alcune aperture, alcune prese di posizione favorevoli, tutto si è immediatamente fermato. E anche chi aveva risposto affermativamente a quella proposta bipartisan di riforma delle istituzioni, ha poi attaccato duramente il Presidente del Senato, un altro elemento inconsueto che aggrava il clima politico.

Pochissimi giorni fa, anche su esplicita richiesta, ho tentato un punto d'incontro su un terreno molto scivoloso, che è quello della giustizia. Il provvedimento Cirami sta rendendo incandescente il clima politico proprio in questi giorni e in queste ore. La mediazione l'ho cercata, ma è fallita: la maggioranza si è irrigidita, l'opposizione parlamentare è tornata a fare i "girotondi". Mi domando: come si fa a chiedere una mediazione al Presidente del Senato e contemporaneamente attraversare la strada, fare un "girotondo", e denigrare il medesimo Presidente del Senato? Mi chiedo ancora: è credibile quella richiesta di mediazione alla quale faccia seguito un attacco anche personale - "l'arbitro Moreno" e altre sciocchezze che ho sentito dire in questi giorni? Ripeto: è credibile? Pongo la riflessione a tutti: quali effetti produce questo clima, che cosa sta accadendo o che cosa può accadere?

Il primo effetto lo vediamo sotto gli occhi. Anche in queste ore è in corso un tentativo, talvolta addirittura greve e volgare, di screditare il Presidente del Senato, non tanto la sua persona, ma la sua funzione. Era già accaduto nel mese di novembre quando si disse che occorreva mettere paura fisica al Presidente del Senato, dimenticandosi che il Presidente del Senato non ha paura fisica quando ha retta coscienza dei suoi doveri e dei suoi obblighi. Ecco la prima conseguenza: si denigra la seconda carica dello Stato. E poi la seconda conseguenza: l'opposizione sceglie l'ala cosiddetta giustizialista; e fa della giustizia - che è un terreno difficile, complicato, una funzione essenziale dello Stato che è carente, molto carente da anni (lo abbiamo sentito anche questa mattina, all'insediamento del nuovo Consiglio Superiore della Magistratura nelle parole del Capo dello Stato) - fa invece, della giustizia, uno strumento di lotta politica. Come se si pensasse ancora oggi dopo tanti anni che ciò che non è uscito dalle urne, potrebbe, per altra via, uscire tramite le toghe: gravissimo errore politico.

Ma c'è di più. Questo clima politico fa nascere delle velleità, così le definisco, centriste di interrompere il bipolarismo che gli italiani hanno apprezzato e voluto, e che hanno voluto tanto più durante queste ultime elezioni quando, come si ricorderà, i nomi dei due leader alternativi erano stampati sulla scheda elettorale. E anche qui forse pensando di raccogliere tramite manovre di un qualche tipo nel Palazzo, ciò che non si è ottenuto o che si pensa di non ottenere dal libero popolo italiano.

Questi sono gli effetti che vedo prodursi in questi giorni. E contro questi effetti, questi tentativi, queste velleità, queste degenerazioni magari non volute, magari non architettate, io torno a dire alcune cose molto semplici che dissi lo scorso anno e che ho avuto la possibilità di ripetere durante tutti i miei interventi di questo anno.

Torno a dire che io sono un uomo delle istituzioni e che non ho, come ricordai fin dal discorso di insediamento, un'agenda politica mia propria da imporre. L'agenda politica l'ha la maggioranza, l'agenda politica l'ha l'opposizione. Il libero, sereno, magari talvolta aspro gioco tra maggioranza e opposizione decide. Io un ruolo politico non ce l'ho e non intendo averlo.

Ripeto: sono uomo delle istituzioni. Non scendo in campo. Non uso la furbizia. Non uso l'astuzia. Non sposo parti: cerco soltanto di avere il senso dello Stato. Non sarei un Presidente imparziale se non rispettassi il libero gioco fra maggioranza e opposizione. Non sarei un Presidente imparziale se non concedessi all'opposizione tutto pieno il diritto alla sua opposizione ivi compreso l'ostruzione consentita dal Regolamento, ma non sarei neanche un Presidente imparziale se non concedessi alla maggioranza il diritto di approvare il suo proprio programma, quale che sia la mia opinione su quel programma.

Non solo resto uomo delle istituzioni, amici e colleghi. Resto uomo delle regole, in serena coscienza, visto che lei ha voluto farvi riferimento. Sfido chiunque a dimostrare quando mai abbia violato o indotto a violare regole. Resto uomo della mediazione. Ma qui, presidente e amici, dobbiamo di nuovo essere chiari, magari ribadire cose già dette. Sono al vertice di un'istituzione, non sono il capo di un partito. Non sono nemmeno il capo di una parte di un partito, non sono nemmeno il capo di una corrente di un partito: la mia mediazione perciò non è una mediazione di tipo politico, perché ho una figura sola, non ne ho due.

La mia mediazione, non essendo e non volendo essere di tipo politico, ché altrimenti diventerei un attore politico, è solo istituzionale e parlamentare. Resto uomo della trasparenza, sì della trasparenza. Non tollero che né sotto, né accanto, né davanti, né di dietro si possano violare le regole o si possano compiere giochi contro le istituzioni e contro la sovranità democratica che appartiene al Popolo italiano. Resto uomo della proposta, se si vogliono ascoltare con retta intenzione le mie parole.

Ma quale proposta? Non avendo un'agenda politica devo dire e ripetere ciò che ho già detto: sono convinto, convintissimo, che questo Paese debba completare le riforme istituzionali, perché ne ha bisogno assoluto. Come? Con il sistema bipartisan. E anche qui vorrei essere chiaro su che cosa intendo dire. Bipartisan significa che si fanno insieme, maggioranza e opposizione; se possibile, si fanno anche condivise. Ma bipartisan non significa che se le riforme non sono condivise allora non si fanno, perché farle è un dovere dell'Italia, se l'Italia vuole competere con tutti gli altri Paesi a cominciare da quelli europei.

Oltre alle riforme istituzionali rimango convinto che sia necessaria la riforma dell'Europa. Sono un europeista convinto e molti colleghi qui presenti sanno le conversazioni che ho intrattenuto con loro. Niente a mio avviso è peggio di quell'europeismo talvolta verbale, talvolta vacuo, talvolta retorico, che si sparge come una nebbia sul nostro Paese ma che non conclude in maniera operativa. Mi sono speso in Italia, mi sono speso in Europa affinché l'europeismo diventi una cosa seria.

E poi rimango convinto che questo Paese abbia bisogno veramente della riforma liberal-democratica che riguarda l'economia, il lavoro, il fisco, la scuola, l'università. Queste sono mie opinioni. Come vede non sono un'agenda politica: niente faccio e niente posso fare per agevolare o trasformare queste opinioni in provvedimenti legislativi. A chi tocca farle? Alla maggioranza che governa l'attuale Paese, al governo Berlusconi.

E qui ci rimane la domanda con la quale chiudo: ce la farà l'attuale maggioranza a realizzare queste riforme che io ritengo necessarie ed indispensabili? Necessarie ed indispensabili anche indipendentemente dal colore politico della stessa maggioranza. La risposta è semplice, per quel che mi riguarda. L'ho già detto tante volte e lo ridico ancora una volta: se sì, sì, se no, no. Ma l'arbitro del sì o del no è un soggetto solo: non sono i partiti, non sono i singoli gruppi, non è il Palazzo, è il Popolo italiano, quel Popolo italiano che è stato chiamato a votare e che ha votato in un certo modo, e quel Popolo italiano che vorrebbe riprendersi la possibilità di giudizio ove quel giudizio sia negativo oppure positivo.

È questa, se vuole, signor Presidente, una filosofia della politica, come vede molto elementare, e per me è anche una filosofia della vita. Perché la vita è uno strumento per fare qualcosa, è una testimonianza di princìpi e valori. Mi piacerebbe che questa doppia filosofia fosse molto condivisa, perché sono un amante del mio Paese, del mio Popolo, della mia Patria. Mi sono arrabbiato molte volte nel corso della mia vita quando, trovandomi all'estero anche per motivi di lavoro, mi sono sentito denigrare in quanto italiano. Io sono orgoglioso di esserlo e mi piacerebbe che finalmente questo nostro Paese diventasse come tutti gli altri, un Paese che si divide quando deve dividersi, ma che si unisce laddove deve necessariamente unirsi.

Ora è l'ora del ventaglio o del ventilatore o, dato che la temperatura è diventata davvero incandescente, della camera di rianimazione. Grazie a tutti i presenti e un cordiale augurio di buon riposo per questa estate.



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