Il Presidente: Interventi in Assemblea e in occasioni istituzionali

Indirizzo di saluto all'Autorità delle comunicazioni

12 Luglio 2002

Porto volentieri il saluto mio personale e del Senato al Presidente professor Cheli e ai membri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni da lui presieduta.

L'Autorità è uno snodo: da un lato guarda al mercato e perciò ai valori della libera concorrenza, dall'altro lato guarda all'individuo e perciò ai valori della libera informazione.

Quanto sia delicato il ruolo dell'Autorità lo si comprende da questa sua funzione di contemperare esigenze non necessariamente di per sé armoniche e compatibili. E quanto sia complessa la sua attività lo si capisce facilmente ove si rifletta sullo scenario in cui opera e in cui noi viviamo, dominato ormai dalla imminente "convergenza" digitale delle tecnologie di informazione, la quale può riunire in un solo strumento (lo schermo televisivo o un computer) mezzi tradizionali di comunicazione di massa, telecomunicazioni fissa, telecomunicazione mobile, internet.

Ma l'Autorità è uno snodo anche di diritti costituzionali, neppur essi di per sé rispondenti alla logica di una "armonia prestabilita".

La nostra Costituzione protegge la libertà passiva del cittadino di essere informato, di accedere alle fonti di conoscenza, di fruire della circolazione di notizie e opinioni soppesandone la provenienza.

Ma la nostra Costituzione protegge anche la libertà attiva di informare, come espressione della libera manifestazione del pensiero. Libertà di far circolare notizie, idee ed opinioni senza il fardello di ostacoli o vincoli troppo rigidi.

Queste due libertà e questi due diritti - ad essere informato correttamente e ad informare liberamente - si incrociano e trovano la loro sintesi sul mercato, dove vige la competizione. E anche questo - la "tutela della concorrenza" - è un valore che la nostra Costituzione protegge nel nuovo art. 117.

Ecco perchè un mercato autenticamente libero è la condizione essenziale affinché si attui la sintesi - difficile, faticosa, ma necessaria - tra i valori e le libertà in gioco, quella di essere informati, quella di informare, quella di competere. Ed ecco perchè quella sintesi richiede che, sul mercato, non si formino posizioni di monopolio o duopolio o oligopolio, le quali possano ostacolare tale sintesi.

Quando, in altre circostanze, ho richiamato, come ancora continuo a richiamare, la opportunità di privatizzare il servizio pubblico della Rai, è proprio a quella sintesi e a quel tipo di libero mercato che mi sono appellato e richiamato. Comprendo le difficoltà, a cominciare da quella che, se il duopolio o l'oligopolio sono da evitare, anche la frammentazione di aziende piccole e non competitive è da evitare. Ma se la sintesi delle libertà che ho richiamato è necessaria, come in effetti è, allora un punto di equilibrio deve essere trovato.

Quello dell'informazione è un terreno spinoso e delicato per ogni democrazia. Non è un caso che sia proprio il mondo della politica a chiedere all'Autorità di rafforzare la sua vigilanza.

È accaduto con la legge n. 28 del 2000 approvata nella scorsa legislatura, meglio nota come legge sulla par condicio. Essa prevede un controllo affinché le emittenti radiotelevisive assicurino ai soggetti politici, con imparzialità ed equità, l'accesso all'informazione e comunicazione politica, e perciò ffinché si realizzi il compromesso tra il diritto di informare ed il diritto ad essere informati con completezza. Compromesso invero difficile, come è agevole comprendere, perchè il dire se la comunicazione e l'informazione sia "imparziali" o "complete" o se rispettino la "parità di trattamento" potrebbe essere invasivo degli spazi della libertà di informazione in senso attivo, che è un pericolo non meno grave di quello al quale si vuol porre rimedio.

Il mondo della politica si è rivolto all'Autorità presieduta dal prof. Cheli anche in un'altra circostanza, quello del disegno di legge sul conflitto di interessi, nel testo approvato da questo Senato della Repubblica, dove entra in gioco un altro diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione, la libertà di accedere a cariche pubbliche.

Il contenuto di questo provvedimento è molto cambiato nel suo passaggio al Senato e, secondo la mia opinione, anche assai migliorato, nel segno che fu per primo indicato da una voce libera e schietta, che oggi ci manca e continuerà a mancarci, quella del compianto amico professor Caianiello.

La modifica più importante riguarda proprio il ruolo affidato all'Autorità di garanzia nelle comunicazioni. Nel disegno di legge il problema del conflitto di interessi acquista una sua specialità quando l'impresa possegga strumenti di comunicazione di massa, capaci di influenzare l'opinione pubblica e di incidere sul rapporto tra governanti e cittadini. Il controllo dell'Autorità di garanzia nelle comunicazioni riguarda dunque il pericolo che l'informazione possa dar luogo a fenomeni di "sostegno privilegiato". L'attenzione si sposta sull'esercizio dell'impresa ed ancora una volta si richiede una mediazione tra il diritto di chi vuole comunicare ed offre informazione ed il diritto ad essere informati.

La vigilanza dell'Autorità, secondo il testo approvato dal Senato, si attua nel solco della legge sulla par condicio, probabilmente comprimendo al massimo livello possibile la libertà di informazione dal lato attivo. Qui occorrerà la saggezza, riconosiuta e apprezzata, dell'Autorità, quella sua capaità, tante volte dimostrata, di fare i conti con valori diversi, con diritti talora contrapposti. A questo compito, siamo certi, l'Autorità adempierà con la solerzia e l'efficienza che tutti noi le riconosciamo.



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