Il Presidente: Interventi in Assemblea e in occasioni istituzionali

Deliberazione sulle dimissioni presentate dal senatore a vita Francesco Cossiga

(Seduta n. 192 del 19 giugno 2002)

19 Giugno 2002

L'ordine del giorno reca la deliberazione sulle dimissioni presentate dal senatore a vita Francesco Cossiga.

Onorevoli colleghi, permettetemi preliminarmente di svolgere alcune comunicazioni in ordine sia all'atto che stiamo per discutere che alla procedura dei nostri lavori.

In primo luogo do lettura della lettera a me spedita dal presidente emerito Cossiga.

"Roma, 1 giugno 2002

Signor Presidente,

con la presente mi dimetto irrevocabilmente da Senatore.

Nel momento in cui, dopo ben quarantaquattro anni di onorevole anche se non meritata rappresentanza del Popolo Sovrano - ritenendo giusto che anche il mandato di Presidente della Repubblica debba essere considerato mandato di rappresentanza - intendo dire a Lei e ai colleghi Senatori, così come da Palazzo Madama invio eguale messaggio, è stato per me un grandissimo onore aver servito per tanti anni la Repubblica in Parlamento, in quel Parlamento che io ritengo l'unico e supremo "Sovrano Legale" del nostro stato democratico perché rappresentativo per libero mandato elettorale dell'unico "Sovrano Reale" secondo i principi repubblicani nello Stato stesso, e cioè il Popolo.

Con questo mio atto intendo dare un responsabile contributo all'ordinata vita delle istituzioni del mio Paese - il cui ordinamento è purtroppo ancora in una "transizione infinita" sotto il profilo del sistema costituzionale e dello stesso sistema politico - con piena consapevolezza che si è ormai chiuso per me il periodo della mia attività istituzionale, non certo civile e politica.

La invito a voler porre immediatamente all'ordine del giorno dell'Assemblea questo mio atto di dimissioni, esonerandoLa, su mia insistente e cortese, richiesta dal consueto atto rituale e di cortesia della loro iniziale non accettazione.

Voglia accogliere, Signor Presidente, le espressioni della mia più alta considerazione e trasmettere a tutti i colleghi Senatori, senza distinzione di parte, il mio più commosso, affettuoso e memore saluto.

Viva la Repubblica! Viva il Parlamento!

F.to Francesco Cossiga"

Non appena ricevuta tale lettera, ho convocato la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari anche per ascoltarne l'avviso sui vari profili di una vicenda del tutto nuova.

Alla Conferenza dei Capigruppo ho esposto la mia meditata opinione e i Capigruppo hanno convenuto sui seguenti punti.

In primo luogo, le dimissioni rassegnate dai senatori di diritto e a vita sono ammissibili. Depongono in questo senso sia la tradizione del Senato regio, sia il dibattito in seno all'Assemblea costituente, entrambi concordi nel ritenere ammissibili le dimissioni dei senatori nominati a vita, nella considerazione che nessuno può essere costretto a mantenere un pubblico ufficio contro la propria volontà.

In secondo luogo, qualunque atto di abbandono della carica proveniente da un senatore a vita, se formulato in un momento successivo a quello dell'investitura va qualificato come atto di dimissioni - anche se denominato diversamente dall'interessato - e sottoposto al regime giuridico relativo. Anche alla luce del ricordato dibattito presso l'Assemblea costituente, la distinzione tra dimissioni e rinunzia non è rimessa alla scelta del soggetto, ma dipende da un dato obiettivo e cronologico: cioè dal momento in cui l'atto di abbandono della carica interviene.

In terzo luogo, le dimissioni di un senatore a vita sono soggette allo stesso regime delle dimissioni dei senatori elettivi e perciò - a norma dell'articolo 89 del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, applicabile anche al Senato per effetto dell'articolo 2 della legge 27 febbraio 1958, n. 64 - è riservata al Senato la facoltà di ricevere e accettare, o respingere le dimissioni medesime.

E' in questa disposizione che trova - io ritengo - giusta tutela l'interesse dell'Assemblea alla libera autodeterminazione dei propri componenti e all'integrità del proprio plenum. Interesse che può venire realizzato solo attraverso la sottoposizione delle dimissioni al voto dell'Aula. Questo per quanto riguarda l'atto del senatore Cossiga.

Per quanto riguarda invece la procedura dei nostri lavori odierni, la Conferenza dei Capigruppo di ieri ha deciso che il dibattito si svolga nei termini seguenti: parlerà per primo il Presidente emerito, senatore Cossiga; avranno quindi luogo - secondo la prassi - le dichiarazioni di voto, per il tempo di dieci minuti per ciascun Gruppo parlamentare; al Gruppo Misto sono riservati complessivamente venti minuti; i senatori a vita che intendano intervenire hanno a propria disposizione un autonomo tempo di dieci minuti ciascuno; ai senatori che dissentono dal proprio Gruppo è attribuito un tempo complessivo di quindici minuti. Ove mantenute, le dimissioni saranno infine poste ai voti a scrutinio segreto, ai sensi dell'articolo 113, comma 3, del Regolamento.

Prima di dare la parola al senatore Cossiga, desidero formulare l'augurio - sono sicuro, condiviso da tutti - che il dibattito che sta per iniziare, riguardante un collega tanto autorevole, su una questione di tanto rilievo e, ripeto, di assoluta novità, si collochi nel solco della tradizione della nostra Assemblea. Tradizione di passione politica sì, talvolta anche vivacemente espressa, ma sempre caratterizzata dalla correttezza, dalla comprensione e dall'ascolto delle opinioni degli altri e dal rispetto delle prerogative del Senato e degli altri organi costituzionali.

Ciò io vi dovevo. Vi auguro un buon dibattito e do la parola al Presidente emerito, il senatore Francesco Cossiga.



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