Senato TV

Martedì 25 Luglio 2006 alle ore 09:02

24ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

A conclusione di una lunga seduta il Senato ha approvato la questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'emendamento 1.1000, sostitutivo degli articoli del decreto-legge n. 223, per il rilancio economico e sociale (il cosiddetto decreto Bersani, ddl n. 741), che recepisce gli emendamenti approvati dalla Commissione bilancio, oltre ad alcune altre proposte di modifica emerse dal dibattito. Il testo passa ora all'esame della Camera dei deputati.

Negli interventi svolti nella discussione generale, nella discussione sulla fiducia e per dichiarazione di voto, l'opposizione, con gli interventi dei senatori Cutrufo, Pistorio e Rotondi (DC-Ind-MA), Buccico, Augello, Baldassarri, Curto, Cursi, Gramazio, Fluttero, Tofani e Matteoli (AN), Possa, Piccone, Ventucci, Malan, Bianconi, Ferrara, Cantoni e Schifani (FI), Paolo Franco, Pirovano, Divina, Castelli e del relatore di minoranza Polledri (LNP), Maninetti, Ciccanti ed Eufemi (UDC), ha ribadito le critiche formulate nella seduta di ieri e contestato l'ennesima, immotivata fiducia, che esautora le Assemblee parlamentari dalla loro funzione e determina un vero e proprio commissariamento della democrazia. In particolare è stata sottolineata la sproporzione tra l'enfasi posta anche a livello mediatico sulle presunte liberalizzazioni e la modestia (accentuata dagli emendamenti approvati dalla Commissione bilancio) delle misure previste che non incidono su settori cruciali quali energia, trasporti e servizi pubblici locali e che riducono solo marginalmente i costi delle famiglie e delle imprese. Si conferma così che il cuore del decreto consiste in una manovra fiscale vessatoria ed invasiva, lesiva della libertà economica dei cittadini e delle imprese, unica risorsa disponibile per un Governo che, in contraddizione con quanto dichiarato nel DPEF, è incapace di ridurre la spesa corrente incidendo sui quattro grandi comparti della spesa pubblica, né tanto meno di liberare risorse per la crescita e lo sviluppo se non sottraendole, in coerenza con l'impostazione storicamente propria della sinistra, alla libera iniziativa economica, al lavoro autonomo e alla piccola e media impresa. I senatori Calderoli e Castelli (Lega) e Malan e Schifani (FI) hanno anche contestato la legittimità della questione di fiducia, sostenendo che essa non è stata deliberata dall'ultimo Consiglio dei Ministri.

Con gli interventi dei senatori Lusi, Rubinato, Benvenuto, Bassoli e Latorre (Ulivo), Nardini, Vano, Bonadonna e Tecce (RC), Barbato (Pop-Udeur), Formisano (IdV), Peterlini (Aut) e del relatore Ripamonti (Verdi-Com) ed il conseguente voto favorevole, la maggioranza ha invece ribadito il sostegno al disegno riformatore avviato dal Governo, finalizzato a restituire energia positiva al Paese, a risanare la finanza pubblica attraverso misure strutturali, a riavviare lo sviluppo del sistema economico con una forte iniezione di concorrenza nella fornitura di beni e servizi, a porre al centro la figura del cittadino consumatore e l'equità, a riequilibrare la pressione fiscale per recuperare l'alto livello di evasione ed elusione, in particolare sull'IVA. E' stato inoltre evidenziato l'ampio consenso espresso dall'opinione pubblica, nonché i significativi miglioramenti apportati in sede referente, senza alterare le finalità del provvedimento.

In mattinata, nella sua replica al dibattito, il ministro Bersani aveva sottolineato che le linee del provvedimento, che si sostanzia nella massima attenzione alle giovani generazioni, alla produzione e al lavoro, in un'apertura regolata del mercato, nella lotta all'evasione e all'elusione fiscale, nelle misure per le infrastrutture e le politiche sociali, il tutto in equilibrio tra risanamento, crescita ed equità, rappresentano la traccia dei successivi interventi di politica economica del Governo. Giudicando eccessivo l'allarmismo sul controllo sui conti correnti bancari ed equilibrata la soluzione adottata per la fiscalità del settore immobiliare, il Ministro ha rilevato che le critiche per la mancata concertazione non tengono del decennale approfondimento in tema di liberalizzazioni e che l'Italia è prossima a subire una sanzione comunitaria, il cui onere si sarebbe riversato sui contribuenti.

Fine pagina

Vai a: