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Sabato 29 Luglio 2006 alle ore 09:37

29ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

Il Senato ha approvato definitivamente il disegno di legge n. 881, che prevede un indulto per tutti i reati commessi fino al 2 maggio 2006, ad eccezione di quelli elencati al comma 2: la norma si traduce in una riduzione delle pene fino a tre anni.

Il ministro della giustizia Mastella ha escluso che l'ampia condivisione del provvedimento, necessaria alla luce della Costituzione, prefiguri maggioranze diverse da quella sanzionata dalle elezioni. Il Governo intende assecondare l'approvazione di un provvedimento, previsto dal programma dell'Unione, che non favorisce l'illegalità e non determina alcun colpo di spugna.

Dopo la relazione del senatore Manzione (Ulivo), si è avviata un'ampia discussione nella quale sono emerse posizioni differenziate all'interno dei Gruppi parlamentari, sull'opportunità dell'indulto, sulle modalità prescelte per la sua applicazione, sull'elenco dei reati esclusi dal beneficio in rapporto alla complessiva disciplina penale e processuale, che si sono espresse nella votazione degli emendamenti relativi alla riduzione della pena, al termine di applicazione della disposizione e all'elenco dei delitti per i quali non si applica l'indulto.

Sostegno al provvedimento di clemenza è stato manifestato (anche se in taluni interventi con l'espressione di disagio su talune previsioni del testo e di preoccupazione per le sue conseguenze) dai senatori Buccico e Valentino (AN), Vano, Maria Luisa Boccia e Di Lello Finuoli (RC); Pellegatta e Bulgarelli (Verdi-Com), Cutrufo (DC-Ind-MA), Rubinato (Aut), Pittelli e Biondi (FI), Tonini, Casson e Massimo Brutti (Ulivo), Barbato (Pop-Udeur), Peterlini (Aut), D'Onofrio (UDC): l'indulto trova la sua ragion d'essere in motivazioni di carattere umanitario connesse all'esigenza improcrastinabile di assicurare accettabili condizioni di vita nelle carceri, ma l'atto di clemenza non può essere disgiunto dalla necessità di garantire la certezza della pena e la sicurezza dei cittadini, nonché l'adozione di provvedimenti in grado di incidere più complessivamente sul diritto penale e processuale. Nella maggioranza si sono levate critiche alle espressioni usate dal ministro Di Pietro nei confronti delle forze politiche che approvano il provvedimento.

In senso contrario si sono espressi i senatori Giambrone, Formisano e Caforio (Idv), Castelli, Stiffoni e Divina (Lega), Mantovano, Butti, Balboni e Caruso (AN), D'Ambrosio (Ulivo) perché la disposizione clemenziale ferisce la sensibilità delle vittime dei reati, fa venir meno la certezza della pena e la deterrenza della sanzione, si applica anche a fattispecie che determinano forte allarme sociale e, al di fuori di una complessiva rivisitazione della disciplina penale e processuale, avrà l'effetto di elevare il livello di criminosità come dimostrato dall'esperienza del precedente provvedimento di indulto. Hanno dichiarato voto contrario in dissenso dal Gruppo anche i senatori Zanone e Fisichella (Ulivo), mentre la senatrice Palermi e il senatore Tibaldi, a nome dei senatori Comunisti, e i senatori De Gregorio (Idv) e Perrin (Aut) si sono astenuti.

I senatori dell'opposizione hanno criticato il Ministro dell'interno per non aver fornito al Parlamento una stima degli effetti attesi dal provvedimento e sottolineato polemicamente le divisioni emerse sul provvedimento in esame non solo nella maggioranza, ma addirittura nella compagine governativa, con le eclatanti proteste del ministro Di Pietro.

Successivamente il relatore Salvi (Ulivo) ha espresso sintetiche considerazioni sul disegno di legge n. 635, di sospensione dell'efficacia di talune disposizioni in tema di ordinamento giudiziario, riservandosi di integrarle in forma scritta.

Prima della votazione sulle dimissioni reiterate da alcuni senatori, sono intervenuti i senatori Rotondi (DC-Ind-MA), Stiffoni (Lega) e Cossiga (Misto), che hanno dichiarato il voto contrario, ed il senatore Quagliariello (FI). Il Senato, con votazione a scrutinio segreto, ha quindi respinto le dimissioni del senatore Malabarba (RC), nonché dei senatori dell'Ulivo componenti del Governo.

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