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Martedì 21 Novembre 2006 alle ore 11:10

77ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

L'Assemblea ha avviato la discussione generale sul collegato fiscale alla legge finanziaria, il decreto-legge n. 262 (ddl n. 1132), approvato con modificazioni dalla Camera dei deputati. Il seguito della discussione è stato rinviato alla seduta pomeridiana, che comunque avrà inizio con l'esame della legge comunitaria.

In premessa, il senatore Storace (AN) ha invocato l'intervento della Presidenza affinché il Governo non ponga la fiducia sul provvedimento e permetta al Senato di esaminare il limitatissimo numero di emendamenti presentati (uno ogni due commi del decreto). Sugli effetti della reiterazione delle questioni di fiducia sul lavoro parlamentare ha parlato anche il senatore Viespoli (AN).

Successivamente sono intervenuti per la maggioranza i senatori Morgando, Enriques, Barbolini, Lusi e D'Amico (Ulivo), Tecce (RC) e Ripamonti (Verdi-Com), i quali hanno ribadito l'intenzione di non modificare ulteriormente il testo; questa decisione tuttavia non ha impedito lo svolgersi di un dibattito approfondito in Commissione e l'individuazione, anche grazie al contributo dell'opposizione, di materie meritevoli di approfondimento, che in taluni casi potranno formare oggetto di emendamenti alla legge finanziaria. Respinte le accuse del centrodestra (il quale, del resto, formula proposte alternative quali la soppressione di tutte le misure per la lotta all'evasione fiscale compensando i minori introiti con tagli orizzontali di capitoli di bilancio) gli esponenti della maggioranza hanno sottolineato la necessità del reperimento delle risorse necessarie per il risanamento dei conti pubblici, il finanziamento di una strategia dello sviluppo e il funzionamento di settori della pubblica amministrazione, i cui capitoli di spesa sono stati desertificati dal centrodestra. Riguardo all'aumento delle tasse, è stato ricordato che le misure contenute nel decreto comportano 4 miliardi di prelievo aggiuntivo a fronte di 12 miliardi di tagli di spesa e che le norme per la lotta all'evasione e all'elusione fiscale, oltre ad allargare la base imponibile, rappresentano l'affermazione di principi di equità, della certezza del diritto e della cultura dei diritti.

I senatori Saro e Stracquadanio (DC-PRI-IND-MPA), Menardi (AN), Costa e Ferrara (FI), Forte e Ciccanti (UDC) hanno formulato numerose critiche al decreto, componente essenziale di una manovra, la cui entità, insostenibile per il Paese, non è giustificata dallo stato dei conti pubblici, ma dalla necessità di dare voce agli intenti ideologici persecutori della sinistra radicale nei confronti della proprietà e del ceto medio. Paradossalmente, però, l'iniziale impostazione classista si è risolta in un aumento indiscriminato e irrazionale della pressione fiscale, che penalizzerà le capacità di spesa di tutti i ceti sociali e le possibilità di ripresa economica. Una lotta all'evasione condotta con strumenti di controllo poliziesco su tutte le transazioni finanziarie e di ingerenza nella vita delle imprese e dei cittadini avrà effetti economici negativi, comporterà la chiusura di aziende, alimenterà le transazioni occulte ed un clima, già diffuso, di sfiducia nei confronti delle istituzioni.

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