Il Presidente: Discorsi

Giuramento solenne degli Allievi Ufficiali dell'Accademia Navale di Livorno

Discorso pronunciato a Livorno in occasione della cerimonia di Giuramento solenne degli Allievi Ufficiali dell'Accademia Navale di Livorno nel 125

2 Dicembre 2006

Desidero, anzitutto, rivolgere il mio saluto a tutte le Autorità militari, civili e religiose presenti a questa importante cerimonia.

Ma, soprattutto, il mio saluto caloroso è a voi ragazzi e ragazze che avete scelto di frequentare questa prestigiosa Accademia Navale. Insieme e voi saluto i vostri familiari e tutti coloro che partecipano a questo evento.

Ho accettato con piacere l'invito che mi è stato rivolto ad intervenire a questa vostra annuale cerimonia per testimoniarvi, anzitutto, la stima e l'apprezzamento - mio personale e del Senato della Repubblica - per l'Accademia Navale di Livorno, centro di eccellenza e vanto del nostro Paese. Ricorrono i 125 anni dall'inaugurazione dell'Accademia e raramente, se non in casi come questo, si può dire che la lunga età sia testimonianza di vitalità e di efficienza. L'impegno dell'Accademia Navale di Livorno ha accompagnato tutta la storia dell'Italia Unita contribuendo, in modo decisivo, alla crescita e alla qualificazione della nostra Marina militare e della nostra marineria civile.

«Un corpo scelto, che è divenuto insegna di una città». Ho piacere di ricordare le parole che Carlo Azeglio Ciampi, oggi Senatore, nel 1999 - appena eletto alla Presidenza della Repubblica - ebbe a dire, parlando dell'Accademia Navale e della sua Livorno.

Ragazzi e ragazze che avete giurato oggi la vostra adesione a questa Accademia, ai suoi principi e ai suoi valori, mi rivolgo direttamente a voi perché sono certo che una consapevole e lucida motivazione vi ha spinto a frequentare questa Alta scuola di formazione. Una motivazione che sicuramente contiene, insieme allo spirito di avventura e di scoperta che da sempre attira i giovani verso la Marina italiana, anche il senso di un impegno sincero e aperto per il nostro Paese e per la sua crescita civile.

Il nostro sistema di difesa e di sicurezza attraversa una fase di delicata e straordinaria evoluzione. L'articolo 11 della Costituzione, che negli anni recenti abbiamo ripreso a leggere, contiene - insieme al fermo ripudio della guerra come strumento di offesa della libertà altrui e come mezzo per risolvere le controversie fra Stati - anche un forte mandato ad assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni attraverso l'impegno nelle Organizzazioni internazionali.

La nostra Carta costituzionale esprime, dunque, una visione fortemente dinamica, non una astratta o inerte affermazione del valore della pace. La pace e la giustizia sono il risultato di una responsabilità da esercitare fino in fondo, sono il dovere di una iniziativa costante. L'azione multilaterale del nostro Paese - nell'ambito dell'ONU, dell'Alleanza Atlantica e dell'Unione Europea - costituisce la modalità naturale, costituzionale, della nostra Repubblica.

Il mondo vive una stagione ricca di straordinarie potenzialità. Le sfide della globalizzazione economica e sociale si intrecciano con le aspettative di sviluppo di interi popoli, di milioni di giovani, di donne e di famiglie.

La diffusione di informazioni e di immagini moltiplica il desiderio di mobilità delle persone dalle aree più povere verso quelle del benessere. Si confrontano sempre più apertamente - senza barriere e filtri - tradizioni diverse, culture, lingue, religioni, ordinamenti civili e politici, uomini e donne di ogni angolo del pianeta.

Tutti questi fenomeni chiamano in gioco una più forte domanda di sicurezza e di iniziativa permanente per la costruzione di una pacifica convivenza tra i popoli, tra regioni e comunità locali. Più sicurezza e convivenza pacifica sono oggi le condizioni per la crescita e lo sviluppo economico e sociale. Se l'Italia è nel novero delle maggiori Nazioni è anche perché, negli ultimi 60 anni, ha potuto beneficiare di un lungo periodo di pace e di serenità che ha creato le condizioni per la prosperità sociale.

E' per queste ragioni che occorre uno sforzo maggiore, da parte dello Stato, per i nostri apparati di sicurezza e di difesa. Ho già fatto questa affermazione nei giorni scorsi, ma voglio ribadirla di fronte a tutti voi. Ci vogliono più mezzi logistici e apparati con tecnologie qualificate. Ma ci vuole anche più formazione, in materie nuove e decisive per comprendere il mondo che cambia, per preparare i nostri giovani all'avventura affascinante di operare in un mondo che chiede sempre più pace e stabilità.

Gli Ufficiali e i Sottufficiali della Marina rappresentano, da sempre, una elite di alta qualificazione. Dobbiamo rafforzare quest'impegno, quest'investimento sui nostri giovani, qui a Livorno, ma anche in tutto il Paese. La formazione avanzata, l'Università, la ricerca scientifica devono essere gli obiettivi forti della nostra ripresa economica e della nostra capacità competitiva. I giovani sentono molto questa sfida e le Istituzioni non devono deludere queste aspettative e queste disponibilità.

Da anni l'Accademia di Livorno si è stabilmente collegata con le Istituzioni universitarie del territorio per una offerta didattica integrata e qualificata. E' davvero importante questa integrazione delle nostre strutture militari con la società civile.

Il nostro sistema di difesa non è un corpo separato ma è parte viva della società e vive la comune responsabilità del rilancio del nostro Paese, vive la responsabilità della nostra competitività economica e della nostra positiva apertura internazionale.

In queste ore, dal Campo di Nassiriya, rientrano in Italia le nostre bandiere. Nei giorni scorsi tutti i nostri soldati sono tornati in patria, alle loro famiglie. Voglio esprimere a questi nostri ragazzi il mio personale ringraziamento, e penso quello di tutti i presenti, per l'alto spirito di servizio e di sacrificio che hanno dimostrato in un contesto difficile e problematico. Siamo impegnati in numerose missioni di pace e di ristabilimento delle condizioni di vita civile ordinata in molte regioni del mondo. Ricordo solo la nostra presenza in Afghanistan e, da pochi mesi, in Libano. Queste nostre iniziative hanno bisogno di mezzi, di attrezzature, di tecnologie e di risorse adeguate. Devono poi essere supportate da una permanente azione politica del nostro Governo e del Parlamento nelle sedi multilaterali internazionali. Ma hanno bisogno, anche, di un forte e consistente aiuto civile ed economico alle popolazioni, di una iniziativa di cooperazione economica vivace e moderna.

La lotta alla violenza e al terrorismo si vince con un fermo contrasto dei violenti, ma anche con una capacità di concorrere a modificare gli equilibri del sottosviluppo, a diminuire le ingiustizie sociali. Pace e giustizia fra le Nazioni sono, nella nostra Costituzione, un concetto univoco e inscindibile.

Auguro a tutti voi una serena e brillante vita accademica. Chiedo ai vostri docenti e ai vostri superiori di esservi vicini nel dialogo e nell'esempio. Formatevi con cura, con coscienza, con senso di responsabilità. Chiedetevi sempre cosa potete fate per il vostro Paese. In un mondo sempre più aperto siete chiamati ad un grande lavoro per il bene comune, per i nostri interessi generali che, tutti gli italiani, senza divisioni artificiose, invocano.



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