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Giovedì 20 Maggio 2010 alle ore 12:08

384ª Seduta pubblica

Comunicato di fine seduta

Il Presidente del Senato Schifani ha aperto il dibattito sul 40° anniversario dello Statuto dei lavoratori richiamandone l'iter di approvazione che consentì di dare attuazione ai principi costituzionali in tema di promozione dei diritti sociali e delle libertà sindacali, grazie soprattutto all'impegno di chi perseguì con tenacia e dedizione l'obiettivo di garantire dignità, libertà e sicurezza nei luoghi di lavoro. In tal senso, il Presidente Schifani ha ricordato anzitutto Giacomo Brodolini, che da Ministro del lavoro dedicò quelle che già sapeva essere le ultime fasi della sua vita alla relazione presa a base per la stesura dello Statuto, poi approvato quando alla guida del Dicastero si era insediato Carlo Donat Cattin. Uno delle più alte realizzazioni del riformismo del secolo scorso, lo Statuto sancì la conquista di diritti fondamentali e soprattutto permise il riconoscimento della libertà di manifestazione del pensiero nei luoghi di lavoro e la presenza stabile delle rappresentanze sociali nelle aziende. Il Presidente Schifani ha quindi sottolineato l'impegno e il sacrificio di altri spiriti riformatori che nel tempo si sono dedicati alla necessaria opera di affinamento e di aggiornamento della legislazione sul lavoro, come in particolare Gino Giugni, Marco Biagi e Massimo D'Antona, di cui ricorre oggi l'undicesimo anniversario del barbaro assassinio. Occorre ora interrogarsi sull'opportunità di passare ad uno Statuto dei lavori, per estendere ogni possibile tutela alle forme di lavoro sconosciute al legislatore di 40 anni fa.

Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Sacconi ha annunciato l'intenzione del Governo di presentare nei prossimi giorni un Piano triennale per il lavoro cui seguirà un disegno di legge delega per la definizione dello Statuto dei lavori, uno strumento essenziale proprio per rendere vivo e vitale lo Statuto approvato 40 anni fa attraverso l'implementazione dell'effettività di diritti fondamentali come quelli alla salute, alla sicurezza nei luoghi di lavoro, alla giusta remunerazione e all'occupabilità ma anche mediante la distinzione tra diritti inalienabili e tutele derogabili in sede di contrattazione tra le parti. Solo così si potrà coniugare il rispetto dei diritti dei lavoratori con l'esigenza di assicurare una crescita con occupazione e una più equa distribuzione della ricchezza. Il Ministro ha anche richiamato l'atteggiamento di chiusura ideologica che il PCI dimostrò al momento dell'approvazione dello Statuto dei lavoratori che assomiglia all'atteggiamento che oggi contraddistingue chi si oppone allo Statuto dei lavori, a volte con un linguaggio pericolosamente violento cui occorrerebbe sostituire un clima di reciproco ascolto e di disponibilità a ricercare soluzione i condivise.

La sen. Carlino (IdV) ha evidenziato come lo Statuto abbia portato la Costituzione nelle fabbriche, in una condizione di equilibrio fra la rappresentanza dei lavoratori e la dirigenza delle imprese, e consentito di valorizzare il sindacato come agente di trasformazione sociale e di uguaglianza sostanziale. I suoi principi di fondo non possono dunque essere messi in discussione ed eventuali modifiche andranno coordinate ad una seria riforma degli ammortizzatori sociali.

I sen. Maraventano e Valli (LNP) hanno rivendicato lo spirito riformista che anima la Lega Nord che considera intangibili i principi fondamentali dello Statuto ma valuta necessario adeguarlo alla realtà che cambia, anche al fine di estendere le tutele alle nuove forme contrattuali e assicurare maggiore democrazia e pluralità nella rappresentanza all'interno dei luoghi di lavoro.

Ricordata la centralità dell'opera di Giacomo Brodolini, i sen. Nerozzi, Treu ed Ichino (PD) hanno richiamato il contributo dell'opposizione dell'epoca nella definizione del testo dello Statuto, su cui pure il PCI si astenne. Lo Statuto resta un punto avanzato dell'ordinamento giuridico e reca un complesso di garanzie che oggi occorre estendere alle nuove forme di lavoro flessibile, senza nessun cedimento verso tentativi di riforma tendenti a stravolgerne i principi, così come vanno introdotte nuove norme per la disciplina della rappresentanza sindacale e per la partecipazione nelle imprese.

La sen. Poli Bortone (UDC-SVP-Aut: UV-Maie-IS-MRE) ha sottolineato come lo Statuto abbia assicurato pieno diritto di cittadinanza ai sindacati e l'esercizio concreto dei diritti dei lavoratori, stabilendo principi di fondamentale importanza come quelli relativi al reintegro nel posto di lavoro e alle procedure di repressione dei comportamenti antisindacali. Nel rispetto dei principi ispiratori dello Statuto, occorre oggi dare vita ad una costituente sociale per la definizione di nuovi principi di equità per tornare a generare posti di lavori veri e duraturi.

Il sen. Astore (Misto) ha sottolineato come ogni possibile implementazione dello Statuto dei lavoratori debba partire dalla centralità della persona umana, onde estendere le tutele ai lavoratori atipici e precari e magari prevedere nuovi istituti come il salario minimo garantito o il reddito sociale minimo.

Il sen. Castro (PdL) ha anzitutto interpretato la genesi dello Statuto, nato in un clima in cui razionalità e vocazione contrattuale si contrapponevano a concezioni antagoniste dei rapporti sindacali e delle relazioni industriali, con l'effetto di avere storicamente devitalizzato l'energia competitiva delle piccole imprese e spinto la grande industria a non investire sulle risorse umane. Oggi occorre recuperare uno spirito di modernizzazione, ben sintetizzato dalla proposta di passare allo Statuto dei lavori e dalla necessità di recuperare centralità alla contrattazione.

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