Mercoledì 14 Gennaio 2015 - 375ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 09:38)

L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1385, e connesso n. 1449, recante disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati, già approvato dall'altro ramo del Parlamento.

Alle ore 20 di ieri è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti. Nella seduta pomeridiana di ieri, a fronte di una notizia di agenzia sulla presentazione di maxiemendamenti dei Capigruppo di maggioranza, alcuni senatori delle opposizioni avevano chiesto garanzie procedurali al Presidente.

Questa mattina le opposizioni hanno invocato rispetto delle regole e conduzione imparziale dei lavori a tutela delle prerogative parlamentari. La sen. De Petris (SEL) ha chiesto la riapertura dei termini per i subemendamenti alle proposte di modifica presentate - forse fuori dei termini - dai Capigruppo di maggioranza. Soltanto alle ore 21,10 di ieri sera la Presidenza ha comunicato la riapertura dei termini fino alle ore 23 e, per la ristrettezza dei tempi, non è stato possibile approfondire i testi. Alla richiesta si è associato il sen. Airola (M5S), che ha denunciato l'ennesima forzatura del Governo. Dopo le imposizioni e i ricatti che hanno segnato l'approvazione della riforma costituzionale, il Governo ha interrotto i lavori della Commissione sulla legge elettorale, ha imposto l'incardinamento del ddl, senza relatore, all'alba di una seduta fiume e, da ultimo, ha fatto ricorso all'escamotage di maxiemendamenti dei Capigruppo per evitare subemendamenti.

Il sen. Centinaio (LN) ha sottolineato che ieri sera il Gruppo della Lega Nord non è stato informato della riapertura dei termini e che alle ore 20 gli emendamenti di maggioranza non risultavano ancora presentati. Ha chiesto quindi la convocazione della Conferenza dei Capigruppo per riaprire i termini. Alla richiesta si è associata la sen. Bonfrisco (FI-PdL), la quale ha rilevato che la discussione della legge elettorale cade in una fase molto delicata: il Presidente della Repubblica si è dimesso e tra breve il Presidente del Senato si recherà al Quirinale per assumere funzioni di supplenza. Secondo il sen. Di Maggio (GAL) la conduzione dei lavori in questa legislatura è la peggiore della storia del Senato.

Il sen. Zanda (PD) ha difeso la Presidenza, che ha concesso la riapertura dei termini, prevista dal Regolamento solo per gli emendamenti del Governo e del relatore. Ha poi ricordato che la facoltà emendativa è stata ampiamente utilizzata: la LN ha presentato 17.000 emendamenti in Commissione e 40.000 in Aula. Anche il sen. Chiti (PD) ha difeso la Presidenza, ma ha dichiarato sconcerto per la decisione di ricorrere a maxiemendamenti parlamentari non subemendabili: una materia delicata come quella elettorale dovrebbe essere trattata con equilibrio, trasparenza e responsabilità. Ha chiesto infine la riapertura dei termini per due ore e ha invitato la Lega a ridurre il numero degli emendamenti. Il sen. Candiani (LN) ha replicato che gli emendamenti della Lega Nord sono un presidio a tutela dei diritti dei senatori. Il Governo è responsabile della decisione di interrompere i lavori della Commissione, di giungere in Aula senza relatore, di ricorrere a maxiemendamenti parlamentari non subemendabili. Il sen. Endrizzi (M5S) ha chiesto il ritorno della legge in Commissione. Se la legge non entrerà in vigore prima del 2016, non c'è urgenza: nell'interesse generale, occorre lavorare per licenziare una buona legge elettorale.

Il Presidente Grasso ha dichiarato di aver preso una decisione sofferta. La prassi è stata innovata per consentire a tutti i senatori di subemendare le proposte di maggioranza : gli uffici sono rimasti aperti tutta la notte e molte proposte sono state presentate oltre la mezzanotte. L'ipotesi, ventilata ieri, di una sorta di maxiemendamento di fiducia non si è verificata. Per fugare ogni dubbio sulla correttezza degli uffici, ha comunque riaperto i termini per i subemendamenti fino alle ore 11,40.

La discussione generale è ripresa con l'intervento del sen. Fornaro (PD), che propone di superare la norma sui capilista bloccati attraverso l'istituzione di collegi plurinominali con possibilità di esprimere preferenze. Da una simulazione risulta, infatti, che il 60 per cento dei parlamentari sarebbe nominato: la legge elettorale incorrerebbe in una nuova pronuncia di incostituzionalità. Il sen. Mucchetti (PD) propone collegi uninominali ovvero un sistema con un congruo numero di parlamentari scelti tramite preferenza. La discussione della legge elettorale cade in una fase delicata, segnata dall'indebolimento del Quirinale e dall'accrescimento del potere decisionale del Governo. Il combinato disposto dell'Italicum e del Senato di secondo grado fa saltare gli equilibri costituzionali e codifica la mutazione non dichiarata della democrazia parlamentare in un premierato forte, privo di contrappesi, ove il leader del partito vincente ha il potere di determinare la composizione degli organi costituzionali. Queste modifiche non sono giustificabili in nome della governabilità né della fiducia dei mercati: gli interessi sul debito pubblico sono bassi grazie alle iniziative della BCE e la politica dovrebbe occuparsi anzitutto della ripresa economica. Favorevole ad un sistema maggioritario a doppio turno di collegio, il sen. Chiti (PD) ha espresso apprezzamento per il miglioramento, scaturito dal lavoro parlamentare, del testo originario dell'Italicum, richiamando la soglia di sbarramento unica al tre per cento e l'aumento al 40 per cento del quorum per il premio di maggioranza. Ritiene però inaccettabile che l'unica Camera elettiva sia composta di nominati. La legge elettorale dovrebbe favorire la partecipazione, consentire la presenza delle opposizioni all'interno delle istituzioni, incontrare il consenso più ampio possibile. Il sen. Falanga (FI-PdL) ha segnalato che la presentazione di emendamenti dei Capigruppo lede i diritti dei singoli senatori. La sen. Blundo e il sen. Martelli (M5S) hanno ricordato che M5S propone il democratellum: un sistema che consente agli elettori di scegliere i propri rappresentanti e rende ineleggibili gli inquisiti. La maggioranza sostiene invece un sistema, peggiore della legge truffa, che replica i vizi rilevati dalla Corte costituzionale, restringe gli spazi di democrazia, concentra il potere nella mani del leader vincente. Per il Gruppo Misto, la sen. Bignami ha proposto l'innalzamento della soglia per il premio di maggioranza, la previsione di un quorum di partecipazione, la reintroduzione delle preferenze, la soppressione di soglie di sbarramento. La legge elettorale monocamerale dovrebbe essere approvata solo al termine della riforma costituzionale: la fretta del premier è dettata da interessi personali. La sen. De Pin (Misto) ha ricordato che le riforme elettorali degli ultimi decenni non hanno garantito moralità nella vita pubblica, ma hanno accompagnato lo scadimento dei partiti di massa a comitati elettorali, la trasformazione delle campagne elettorali in operazioni di marketing, l'astensionismo crescente. Dal patto del Nazareno scaturisce un progetto oligarchico, che mira a pilotare il consenso verso due forze, una di centro e una di centrodestra, e ad escludere opposizioni non populiste.

Nel corso della seduta la Presidente Fedeli ha comunicato le avvenute dimissioni di Giorgio Napolitano dalla carica di Presidente della Repubblica e il suo ingresso nel Senato come membro di diritto a vita. La Presidente ha ringraziato il Presidente Napolitano - le cui funzioni sono temporaneamente assunte dal Presidente Grasso - per l'impegno durato nove anni, in un periodo di crisi economica e di rapporti non facili tra Parlamento e Governo, e ha auspicato l'elezione in tempi brevi di un nuovo Capo dello Stato.

Alle ore 15 è convocata la Conferenza dei Capigruppo.

bozza provvisoria



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