Mercoledì 18 Febbraio 2015 - 393ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 10:18)

Il Governo ha reso un'informativa sui recenti sviluppi della situazione in Libia.

Il Ministro degli affari esteri Gentiloni ha affermato che il quadro della sicurezza in Libia si è gravemente deteriorato, anche a causa degli errori commessi dalla comunità internazionali dopo la caduta di Gheddafi. La situazione, aggravata dalla mancanza di istituzioni solide, rischia di avere ripercussioni sulla stabilità dei Paesi dell'Africa. Occorre distinguere tra gruppi terroristi locali, criminalità comune e combattenti stranieri, provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente, ma vi è il rischio di una saldatura tra terroristi locali e ISIS. L'Italia ha deciso di sostenere lo sforzo delle Nazioni Unite, tenendo presente che l'unica soluzione alla crisi libica è politica. Il tempo a disposizione non è infinito e rischia di scadere presto. La crisi libica accentua il fenomeno degli sbarchi, che sono aumentati del 59 per cento rispetto al 2014: non era dunque Mare nostrum ad attirare i migranti bensì la guerra. L'Italia non può lasciare i migranti al loro destino; bisogna invece rafforzare la missione Triton: l'Europa è una superpotenza economica ed è chiamata a stanziare più di 50 milioni l'anno per fronteggiare questa emergenza. Dalla riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, che si terrà oggi pomeriggio a New York, e dal rinnovo del mandato della missione Unsmil in Libia l'Italia si attende un cambio di passo: un'intensificazione delle iniziative diplomatiche per l'avvio di un processo di conciliazione nazionale. L'Italia, che partecipa alla missione in Siria contro l'Isis, è pronta a contribuire ad un processo di pacificazione in Libia, anche attraverso la ricostruzione di infrastrutture e il riavvio del programma di cooperazione, sospeso l'estate scorsa.

Nel conseguente dibattito, il sen. Mario Mauro (GAL) ha invitato il Governo a considerare un limitato intervento di terra per frenare gli sbarchi e per prevenire azioni di pirateria e guerriglia dell'Isis. Il sen. Centinaio (LN) ha ricordato che il suo Gruppo fu contrario alla guerra contro la Libia intrapresa da una coalizione di irresponsabili, privi di un progetto politico. Ha espresso preoccupazione per le incertezze mostrate del Governo italiano, che oscilla tra intenzioni di guerra e iniziative diplomatiche. Secondo la Lega l'Italia dovrebbe bloccare le frontiere e impedire la partenza dei barconi, come fanno gli altri Paesi. Il sen. Battista (Aut) ha rilevato che la crisi libica dovrebbe ricevere la stessa attenzione della crisi ucraina: entrambi i Paesi hanno infatti un ruolo essenziale nella strategia di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. Per contrastare l'avanzata dell'Isis occorre puntare alla creazione di uno Stato libico. Il sen. De Cristofaro (SEL) ha rilevato la mancanza di un bilancio sugli esiti fallimentari della dottrina occidentale dell'ingerenza umanitaria. Sel rifiuta avventure militari, che sarebbero un regalo al Califfato. E' favorevole invece alla ricostruzione di un assetto statuale attraverso un'iniziativa Onu, che abbia un'impostazione macroregionale. Infine, ha criticato la leggerezza con cui il Governo italiano ha sostituito la missione Mare nostrum con Triton. Il sen. Casini (NCD-UDC) ha ringraziato il Ministro degli esteri per aver chiarito la posizione italiana: ipotizzare un'azione militare in una situazione così confusa è un controsenso, aggraverebbe gli errori già commessi dalla coalizione che cacciò Gheddafi. Occorre invece un dialogo politico, che coinvolga non solo con le fazioni libiche ma anche i Paesi limitrofi. Non si può ignorare, infine, che l'immigrazione clandestina è utilizzata come uno strumento di guerra contro l'Italia e l'Europa. Il sen. Lucidi (M5S) ha evidenziato gli interessi energetici in gioco nella guerra libica. Ha auspicato una risoluzione dell'Onu efficace, che punti alla formazione di un governo rappresentativo di tutte le minoranze, e un maggior controllo delle frontiere meridionali della Libia. Il sen. Mazzoni (FI-PdL) ha ricordato che Berlusconi fu l'unico ad opporsi all'intervento militare di Francia e Gran Bretagna, che trascinò la Libia nel caos creando condizioni favorevoli alla penetrazione dell'Isis. Ha poi rilevato la leggerezza delle dichiarazioni iniziali dei Ministri degli esteri e della difesa, poi corrette dal premier. Il Gruppo sosterrà comunque un'azione volta a creare in Libia un governo di unità nazionale, a stabilire un blocco navale o a costruire un protettorato Onu. Il sen. Latorre (PD) ha osservato che la crisi libica merita la stessa attenzione della crisi ucraina e richiede una strategia di medio lungo periodo. L'Italia è pronta ad assumersi maggiori responsabilità, nell'ambito di un progetto sensato, che punti ad impedire la penetrazione di Isis in Libia. Il sen. Napolitano (Aut), Presidente della Repubblica all'epoca dell'intervento militare in Libia del 2011, ha ricordato che l'Italia si adoperò per far rientrare l'intervento iniziale di Francia e Gran Bretagna nel quadro dell'Alleanza atlantica e l'operazione incontrò un vasto sostegno in Parlamento. L'errore maggiore fu il disimpegno nella fase successiva alla caduta di Gheddafi.

Per consentire la conclusione dei lavori in sede referente, il Presidente della Commissione industria Mucchetti (PD) ha chiesto alla Presidenza del Senato di rinviare l'inizio della discussione del decreto Ilva alla seduta pomeridiana, da anticipare alle ore 15,30. Contro la proposta di anticipare l'inizio della seduta pomeridiana si sono pronunciati i sen. Martelli (M5S), Candiani (LN), Loredana De Petris (SEL), Malan (FI-PdL), che hanno criticato la scarsa programmazione e l'andamento confuso dei lavori. A favore della proposta, che è stata approvata dalla maggioranza, si è pronunciato il sen. Tonini (PD).

(La seduta è terminata alle ore 11:56 )



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