Martedì 19 Aprile 2016 - 609ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 16:32)

L'Assemblea ha respinto le mozioni di sfiducia al Governo.La mozione n. 551, a prima firma della sen. Catalfo (M5S), è stata respinta con 183 voti contrari e 96 favorevoli; la mozione n. 554, a prima firma dei sen. Paolo Romani (FI-PdL), Centinaio (LN) e Anna Cinzia Bonfrisco (CoR), è stata respinta con 180 voti contrari e 93 favorevoli.

Le mozioni di sfiducia vertono sul ruolo attivo di alcuni membri del Governo nelle vicende oggetto dell'inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza, che hanno indotto alle dimissioni il Ministro dello sviluppo economico Federica Guidi. L'accento cade in particolare su un emendamento del Governo, inserito nella legge di stabilità per il 2015, approvata con il voto di fiducia: andando incontro agli interessi imprenditoriali del compagno del Ministro Guidi, l'emendamento ha esteso il regime di autorizzazione derogatoria alle opere e infrastrutture per il trasporto e stoccaggio degli idrocarburi. Nelle intercettazioni telefoniche il Ministro Guidi ha chiamato in causa anche il Ministro per i rapporti con il Parlamento Boschi, favorevole all'emendamento cucito su misura per le società petrolifere Shell e Total.

Il sen. Petrocelli (M5S), illustrando la mozione n. 551, ha ricordato che già nel febbraio 2014 il Gruppo aveva presentato una mozione di sfiducia individuale, mai discussa, nella quale si evidenziava l'intreccio tra gli interessi pubblici e aziendali, personali e familiari, che rendevano la Ministro Guidi inidonea al mandato. Nonostante le mistificazioni e i tentativi di minimizzazione del Presidente del Consiglio, l'inchiesta Tempa Rossa sta portando alla luce un coacervo di interessi che coinvolge l'intera compagine governativa e assume le forme illecite del traffico di influenze. La mozione sottolinea l'indegnità di un Esecutivo che ha adottato numerosi provvedimenti funzionali alle esigenze delle maggiori lobby bancarie, finanziarie e petrolifere del Paese.

I sen. Malan (FI-PdL) e Centinaio (LN), illustrando la mozione n. 554, hanno evidenziato la debolezza strutturale del Governo che, privo di legittimazione popolare e di autorevolezza, si è retto sul sostegno opaco di poteri forti, fino a diventare terminale di interessi di multinazionali in settori strategici. La mozione pone l'accento sull'inadeguatezza dell'Esecutivo ad affrontare le emergenze del Paese (deflazione, disoccupazione, immigrazione, sicurezza); ricorda che la riforma elettorale e la riforma costituzionale mirano a rafforzare il ruolo dell'uomo solo al comando e che la maggioranza in Senato si basa su un Gruppo che ha tradito il patto con gli elettori del centrodestra.

Nella discussione hanno preso la parola i sen. Quagliarello, Mario Mauro (GAL); Manuela Repetti, Barani (AL-A); Alessandra Bencini (Misto-IdV); Albertini, Mancuso (NCD); Di Maggio (CoR), Candiani (LN), Buemi (Aut), Barozzino (SI-SEL), Santangelo (M5S), Serenella Fucksia (Misto), Marin (FI-PdL), Margiotta (PD).

Il Presidente del Consiglio Renzi ha replicato alle accuse di inadeguatezza, affermando che i provvedimenti basilari del suo programma (riforma costituzionale ed elettorale, riduzione delle imposte, riforma della pubblica amministrazione e della scuola) sono stati approvati, che gli sbarchi di migranti sono aumentati solo del cinque per cento, la disoccupazione è scesa dal 13,2 al 12 per cento, mentre il debito pubblico è rimasto immutato. Sulla mancanza di legittimazione popolare del Governo, che è sostenuto da un Gruppo di centrodestra, il Premier ha richiamato la Costituzione vigente, in base alla quale l'Esecutivo forma la sua maggioranza in Parlamento. Ha criticato, quindi, gli atteggiamenti giustizialisti di M5S, ricordando che un avviso di garanzia non equivale ad una condanna: la vicenda di Potenza non è chiusa e il Governo si augura che le indagini della magistratura si concludano rapidamente. In tema di politica energetica, il Presidente del Consiglio ha dichiarato che è sua intenzione chiudere le centrali a carbone, raggiungere gli obiettivi del 30 per cento sulle rinnovabili e aumentare l'efficienza energetica. Ha affermato, infine, che il contestato emendamento su Tempa Rossa è stato discusso in Commissione e ha rivendicato tutti gli interventi volti a sbloccare le opere e gli investimenti.

Nelle dichiarazioni di voto si sono pronunciati a favore delle mozioni di sfiducia i sen. Anna Cinzia Bonfrisco (CoR), Centinaio (LN), Ferrara (GAL), Loredana De Petris (SI-SEL), Nunzia Catalfo (M5S) e Gasparri (FI-PdL). Hanno annunciato voto contrario i sen. Maurizio Romani (Misto-IdV), D'Anna (AL-A), Zeller (Aut), Schifani (NCD) e Zanda (PD).

Conservatori e Riformisti hanno fatto accenno ad un patto del Nazareno ancora operante e hanno proposto una Commissione di inchiesta per fare chiarezza sulla filiera delle decisioni in campo energetico. GAL ha evidenziato due aspetti: la vicenda di Tempa Rossa sfata il mito della moralità del centrosinistra; il Governo trae forza dalla mancanza di leadership del centrodestra. La Lega Nord ha contestato i dati positivi vantati dal Presidente del Consiglio in tema di economia, scuola e sicurezza. Sinistra Italiana ha criticato il Presidente del Consiglio per aver rivendicato, come fonte di consenso politico e personale, l'astensione al referendum contro le trivellazioni. L'inchiesta della magistratura di Potenza si sta espandendo e, se sommata al salvataggio delle banche e al conferimento di incarichi, fa emergere un quadro inquietante di conflitti di interessi, permeabilità alle pressioni lobbistiche, ricatti, nel solco della peggiore tradizione politica italiana. Nella vicenda di trivellopoli - ha rilevato Movimento 5 Stelle - il Governo ha sperperato denaro pubblico e ha favorito gli interessi della cricca del petrolio, delle navi e dei porti, a danno della salute dei cittadini e dell'ambiente. La bocciatura della mozione di sfiducia dipende dalla mancanza di dignità di un Governo che è sostenuto in Parlamento da un Gruppo di corrotti. Forza Italia ha ironizzato sul Governo dei rottamatori che si rivela invischiato in antiche pratiche affaristiche; l'accento non è sull'inchiesta bensì sul fallimento del Jobs Act e sui dati truccati del Documento di economia e finanza. I Gruppi di maggioranza hanno giudicato strumentali e pretestuose le mozioni di sfiducia. Misto-IdV ha evidenziato la mancanza di alternative al Governo Renzi; Alleanza Liberalpopolare ha accusato le opposizioni di essere prive di progetti alternativi e di volere delegittimare l'avversario politico. Nuovo Centrodestra ha richiamato la presunzione di innocenza, la necessità di abbreviare i tempi delle indagini e dei processi, l'opportunità di varare una legge sulle intercettazioni e sulla rappresentanza di interessi. Il Gruppo delle Autonomie ha espresso apprezzamento per i risultati dell'attività di Governo. Secondo il PD la mozione di sfiducia dovrebbe essere uno strumento eccezionale: il suo abuso è un segno di debolezza delle opposizioni che non vogliono elezioni anticipate ma cercano un'eco sui mezzi di informazione attraverso iniziative antisistema.

In apertura di seduta il Presidente Grasso ha dato conto dell'iniziativa del sen. D'Alì (FI-PdL) volta a richiedere un referendum popolare, si sensi dell'articolo 138 secondo comma della Costituzione, sulla legge di riforma costituzionale per il superamento del bicameralismo paritario che, in seconda deliberazione, è stata approvata dalle Camere a maggioranza assoluta e non dei due terzi.

(La seduta è terminata alle ore 22:41 )



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