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566ª Seduta pubblica

Mercoledì 27 gennaio 2016 alle ore 09:30

Comunicato di seduta

L'Assemblea ha approvato definitivamente il ddl n. 2195 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191, recante disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo ILVA.

Ieri si sono svolte le relazioni e la discussione generale (vedi comunicato della seduta 565) e sono stati respinti tutti gli emendamenti.

Nelle dichiarazioni finali, hanno annunciato voto contrario i sen. Zizza (CR), Consiglio (LN), Stefano (Misto-SEL), Wilma Moronese (M5S) e Paola Pelino (FI-PdL). Hanno annunciato voto favorevole i sen. Mazzoni (AL), Marinello (AP), Tomaselli (PD). Le opposizioni hanno evidenziato che, al nono provvedimento sull'Ilva, che non sarà risolutivo, il Governo non ha ancora adottato un piano industriale. Contraria al commissariamento, e più in generale ai provvedimenti emergenziali e assistenziali, la Lega Nord ha posto l'accento sulla continuità dell'attività di impresa, necessaria per garantire i livelli occupazionali e per attuare le prescrizioni ambientali. SEL, che aveva già segnalato la difficoltà di contare su risorse che sarebbero state bloccate dalle procedure giudiziarie, ha criticato il silenzio sul futuro dello stabilimento di Taranto, lo slittamento del piano ambientale e la possibilità per l'acquirente di modificare l'autorizzazione integrata ambientale, l'assenza di adeguate garanzie contrattuali per i lavoratori, il mancato coinvolgimento di Arpa Puglia. Secondo M5S il Governo avrebbe dovuto puntare subito sulla riconversione industriale e sul risanamento ambientale. Poco interessato alla salute dei cittadini e all'occupazione, l'Esecutivo, invece, prevede una vendita a trattativa privata: Renzi vuole fare con Ilva quello che Berlusconi fece con Alitalia, vendere pezzi della società a cordate amiche e accollare le perdite alla collettività. Secondo Forza Italia la priorità è garantire l'attività produttiva: il decreto è inefficace perché temporeggia e rinvia al futuro l'elaborazione di un piano industriale complessivo.

I Gruppi di maggioranza hanno criticato le associazioni ambientaliste e le forze politiche che, contro gli interessi del Paese, si augurano che la Commissione europea valuti come aiuti di Stato i finanziamenti pubblici per il risanamento ambientale. Hanno ricordato che il decreto accelera la procedura di vendita, provvedendo alla stabilizzazione finanziaria e industriale della società. Si prevedono risorse per la bonifica e il risanamento ambientale, per gli stipendi dei dipendenti - con particolare attenzione ai lavoratori con contratto di solidarietà dello stabilimento di Genova Cornigliano - e per i creditori dell'indotto, attraverso il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese fornitrici di ILVA.

A seguito di inversione dell'ordine del giorno, disposta dalla Presidenza, l'Assemblea ha approvato la richiesta di dichiarazione d'urgenza del documento XXII n. 5, a prima firma della sen. Blundo (M5S), e dei ddl n. 2151, a prima firma della sen. Pezzopane (PD), e n. 2152, a prima firma del sen. Maurizio Romani (Misto-IdV), per l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla ricostruzione dei territori abruzzesi colpiti dal sisma del 2009. Dopo l'illustrazione delle proposte, la sen. Pelino (FI-PdL) e il sen. Arrigoni (LN) hanno annunciato voto favorevole.

Con distinte votazioni nominali per appello, l'Assemblea ha respinto le mozioni di sfiducia al Governo n. 501, a prima firma dei sen. Centinaio (LN) e Paolo Romani (FI-PdL), e n. 510, a prima firma del sen. Martelli (M5S). Sulla prima mozione i voti favorevoli sono stati 101, i contrari 178, le astensioni una. Sulle seconda mozione i voti favorevoli sono stati 84, i contrari 174, le astensioni una.

Le mozioni di sfiducia, illustrate dai sen. Centinaio (LN) e Martelli (M5S), evidenziano il conflitto di interessi, che mina l'autorevolezza dell'Esecutivo, rispetto alle vicende del sistema bancario. L'accento cade in particolare su Banca Etruria, che ha concesso fidi a membri del Governo ed è attualmente coinvolta in tre filoni d'inchiesta per insider trading, ostacolo di vigilanza, truffa ai danni della clientela. Le mozioni ricordano il legame di parentela tra il Ministro delle riforme istituzionali e il vice presidente di Banca Etruria e i legami personali e d'affari tra la famiglia del Presidente del Consiglio e l'ex presidente di Banca Etruria. Rilevano che il decreto-legge sulla trasformazione delle banche popolari in società per azioni è stato preceduto da attività anomale, segnalate dal presidente della Consob. Ricordano che un successivo decreto del Governo ha diviso Banca Etruria in una parte buona e una cattiva e ha costituito quattro nuove banche, che sono state poi salvate da norme blindate introdotte nell'ultima legge di stabilità.

Nella discussione sono intervenuti a sostegno delle mozioni di sfiducia i sen. D'Alì, Scilipoti Isgrò, Marin (FI-PdL); Rosetta Blundo, Laura Bottici (M5S); Di Maggio (CR); Tosato (LN); Mario Mauro, Quagliarello (GAL); Campanella (Misto-L'Altra Europa con Tsipras). Hanno annunciato, invece, contrarietà alle mozioni di sfiducia i sen. Luigi Marino (AP), Davico (GAL), Alessandra Bencini (Misto-IdV), D'Anna (AL), Marcucci (PD). I Gruppi di maggioranza hanno giudicato inconsistenti le mozioni di sfiducia: eventuali responsabilità saranno accertate dalla magistratura, ma il Governo ha operato per rafforzare il sistema bancario e ha raggiunto un accordo in sede europea per i crediti in sofferenza. I Gruppi di opposizione hanno evidenziato che i crediti in sofferenza nascono anche da storture, cattiva gestione, norme che hanno privatizzato Banca d'Italia e soppresso la distinzione tra banche di credito e risparmio e banche di affari e d'investimento. E' una certezza, non un sospetto, il fatto che il Governo, anziché preoccuparsi della tutela dei risparmiatori, abbia coperto, e scaricato sulla collettività, le gravi responsabilità degli amministratori delle banche.

In replica il Presidente del Consiglio Renzi ha rilevato che le opposizioni hanno scelto come argomento di sfiducia la questione bancaria, anziché i provvedimenti più qualificanti del Governo (bonus degli 80 euro, Jobs Act, legge elettorale, Buona scuola, politica fiscale, nomine degli enti pubblici). Ha rivendicato con orgoglio il decreto di riforma delle banche popolari e le norme inserite nella legge di stabilità, che hanno salvato un milione di correntisti e settemila dipendenti. Ha negato il conflitto d'interessi, ricordando che il Governo ha commissariato Banca Etruria e Banca d'Italia ha censurato il familiare del Ministro richiamato nelle mozioni. In conclusione, ha affermato che il suo Governo lascerà l'Italia meglio di come l'ha trovata.

Nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto favorevole alle mozioni di sfiducia i sen. Anna Cinzia Bonfrisco (CR), la quale ha posto l'accento sugli errori politici del Governo che con la riforma delle banche popolari ha spalancato le porte alla speculazione e, nel salvataggio delle banche, non ha saputo negoziare a livello europeo per tutelare il risparmio; Candiani (LN), il quale ha ricordato che altri Ministri della Repubblica si sono dimessi per questioni di gran lunga meno gravi e che l'Esecutivo sopravvive grazie al sostegno di transfughi del centrodestra; Tremonti (GAL) che, in replica alle accuse rivolte ai Governi precedenti, ha ricordato che alla fine del 2011 le relazioni di Bankitalia attestavano la capacità di resistenza delle banche italiane e la prudente gestione della spesa pubblica. Il sen. Tremonti ha chiesto infine al Governo perché ha votato a favore del bail-in, il meccanismo di salvataggio sperimentato drammaticamente a Cipro, e perché non si è rivolto alla sede istituzionalmente competente, il Comitato di salvaguardia della stabilità finanziaria. Il sen. Cervellini (Misto-SEL) ha ricordato che il fondo di solidarietà ha capienza limitata ed esclude i piccoli azionisti dalle procedure risarcitorie. Ha evidenziato, infine, che la maggioranza su cui regge il Governo è cambiata senza un dibattito e un voto parlamentare. Il sen. Giarrusso (M5S) ha rilevato che il Presidente del Consiglio si è sottratto al confronto: non ha risposto sugli inquietanti rapporti di potere emersi nelle recenti vicende bancarie e ha mentito, attribuendo al Governo anziché alla Banca d'Italia il commissariamento di Banca Etruria. Il sen. Gasparri (FI-PdL) ha evidenziato i doppi pesi sul conflitto di interessi: il Governo in carica ha sdoganato i bilanci anonimi, l'insider trading, gli incontri con noti faccendieri, le amicizie con procuratori compiacenti.

Hanno annunciato voto contrario i sen. Raffaela Bellot (Misto-Fare), secondo la quale la responsabilità delle crisi bancarie è imputabile alla mancata vigilanza della Banca d'Italia; Manuela Repetti (AL), che ha riconosciuto al Governo Renzi il merito di aver cambiato il PD e di aver posto fine alla stagione delle contrapposizioni frontali; Zeller (Aut), che ha ritenuto infondati i rilievi sui quattro istituti bancari in dissesto; Schifani (AP), secondo il quale la riforma delle banche popolari era necessaria e attesa da tempo per stabilizzare il sistema finanziario e fare trasparenza negli assetti proprietari; Zanda (PD), il quale ha espresso perplessità sull'istituzione di una Commissione d'inchiesta: i problemi del sistema bancario andrebbero affrontati nelle Commissioni competenti e la lotta politica non dovrebbe utilizzare in modo pretestuoso questioni fondamentali per il Paese.

La Conferenza dei Capigruppo ha approvato il nuovo calendario dei lavori fino all'11 febbraio. Domani saranno illustrate le pregiudiziali e le sospensive sulle unioni civili, che saranno votate nella seduta di martedì prossimo; l'esame del ddl proseguirà nella settimana dal 9 all'11 febbraio. Giovedì 4 febbraio ci sarà il question time con il Ministro dell'economia.

In apertura di seduta, in occasione del Giorno della memoria, i sen. Silvana Amati (PD), Malan (FI-PdL), Morra (M5S), De Cristofaro (SEL) e Laura Bianconi (AP) hanno sollecitato l'approvazione del ddl contro il negazionismo. I sen. Compagna (GAL), D'Anna (AL) e D'Ambrosio Lettieri (CR) hanno espresso riserve e critiche sul modo troppo compiacente con cui l'Italia ha ricevuto il Presidente dell'Iran Rouhani, noto per le sue posizioni antisemite. Il sen. Romano (Aut) ha richiamato l'Europa al rispetto di principi di solidarietà nei confronti dei rifugiati. Il sen. Divina (LN) ha ricordato il ruolo fondamentale di Israele per la stabilità del Medio Oriente e del Mediterraneo.

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