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775ª Seduta pubblica

Giovedì 2 marzo 2017 alle ore 09:30

Comunicato di seduta

L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 2494, Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali, già approvato dalla Camera dei deputati.

Nella seduta pomeridiana di ieri le relatrici di maggioranza e di minoranza, sen. Parente (PD) e Catalfo (M5S), hanno illustrato il provvedimento.

L'articolo unico del ddl, che è collegato alla manovra di finanza pubblica, delega il Governo ad adottare entro sei mesi più decreti legislativi per introdurre una misura di contrasto della povertà assoluta, denominata reddito di inclusione; per riordinare le prestazioni di natura assistenziale; per rafforzare e coordinare gli interventi dei servizi sociali garantendo in tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni. In base ai principi e criteri direttivi della delega il reddito di inclusione deve essere una misura unica a livello nazionale, di carattere universale, subordinata alla prova dei mezzi e all'adesione a un progetto personalizzato di inclusione, articolata in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona. Per beneficiare della misura sarà previsto un requisito di durata minima di residenza nel territorio nazionale. E' previsto un graduale incremento del beneficio e dell'estensione dei beneficiari, da individuare prioritariamente tra i nuclei familiari con figli minori o con disabilità grave, donne in stato di gravidanza, disoccupati di età superiore a 55 anni.

Questa mattina si è conclusa la discussione generale con gli interventi dei sen. Donatella Albano, Angioni, Erica D'Adda, Maria Spilabotte (PD); Cioffi, Sara Paglini (M5S); Maria Rizzotti, Marin (FI-PdL); Consiglio (LN); Lo Moro (Art.1-MDP); Alessandra Bencini (Misto-IdV) e Sacconi (AP).

Le opposizioni hanno posto l'accento sull'eccessiva ampiezza e indeterminatezza della delega e sull'insufficienza delle risorse stanziate a fronte di quattro milioni e mezzo di persone in povertà assoluta e diciasette milioni di individui a rischio di povertà. In particolare, il Gruppo M5S, che sostiene la proposta del reddito minimo di cittadinanza, ha rilevato che l'aumento della povertà e della diseguaglianza dipende non solo dalla crisi economica, ma anche dall'arretratezza del welfare e dalle politiche di flessibilità del lavoro. Il ddl replica le criticità del reddito di inserimento, introdotto in via sperimentale in sede locale; non individua la soglia del bisogno, prevede una misura selettiva e non universale, stanzia un miliardo mentre ne occorrerebbero quattordici, non investe nelle politiche attive per l'impiego. Secondo il Gruppo LN si tratta di una legge manifesto, che stanzia risorse inferiori a quelle destinate per il bonus di ottanta euro, consentendo un sostegno di 63 centesimi al giorno. Secondo FI-PdL il provvedimento, oltre ad essere inadeguato, ha un'impostazione assistenziale.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Bobba ha sottolineato che il provvedimento consente il finanziamento strutturale del reddito di inclusione e che i beneficiari della misura sono stimati in un milione e settecentosettamila, ottocentomila dei quali sono minori. Pur essendo insufficienti, le risorse sono maggiori rispetto quelle reperite dai precedenti Governi.

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