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853ª Seduta pubblica

Giovedì 6 luglio 2017 alle ore 09:35

Comunicato di seduta

L'Assemblea ha approvato con modifiche il ddl n. 2134, recante modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159. Il testo torna alla Camera dei deputati.

Il testo si compone di 36 articoli, suddivisi in 7 capi. I capi I e II prevedono una nuova disciplina delle misure di prevenzione personali e patrimoniali. In particolare, l'articolo 1 inserisce tra i destinatari delle misure di prevenzione gli indiziati di prestare assistenza agli associati di organizzazioni mafiose e gli indiziati di reati contro la pubblica amministrazione. Il Senato ha esteso la previsione agli indiziati di delitti con finalità di terrorismo e ai soggetti coinvolti nei reati di stalking; con l'approvazione dell'emendamento 1.500 dei relatori, ha inoltre modificato la norma sui reati contro la pubblica amministrazione, circoscrivendo l'ambito di applicazione delle misure di prevenzione personale e patrimoniale agli indiziati di truffa aggravata per conseguimento di erogazioni pubbliche o di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione (escluso il peculato d'uso).

Nella seduta antimeridiana di ieri è emerso un problema di copertura finanziaria riferito all'articolo 32 e i relatori hanno presentato una proposta di coordinamento (v. comunicato n. 851). Oggi si sono concluse le dichiarazioni di voto iniziate nella seduta pomeridiana di ieri (v. comunicato n. 852). Il sen. Mineo (SI-Sel), nell'annunciare voto favorevole, ha riconosciuto la fondatezza di alcuni rilievi del centrodestra, evidenziando il mancato dialogo tra maggioranza e opposizione, l'assenza di coordinamento tra uffici legislativi di Camera e Senato, la tendenza della Commissione giustizia della Camera a creare automatismi penali pericolosi. Sottolineati gli errori commessi dal PD per motivi di propaganda elettorale, il sen. Mineo ha però sottolineato l'importanza delle misure contro la corruzione che infesta l'economia legata alle commesse pubbliche e ha ricordato che i delitti contro la pubblica amministrazione rimangono troppo spesso impuniti. Ha, infine, invitato maggioranza e opposizione a compiere uno sforzo per evitare che il ddl debba essere nuovamente modificato alla Camera, finendo su un binario morto. Il sen. Cappelletti (M5S), annunciando l'astensione, ha ricordato che il Gruppo ha sostenuto il provvedimento e ha approvato l'introduzione alla Camera della norma che estende le misure di prevenzione ai reati contro la pubblica amministrazione. Ha quindi giudicato un compromesso al ribasso inaccettabile la modifica inserita all'ultimo momento in Senato che ha introdotto il vincolo associativo, difficilmente dimostrabile, per i reati di corruzione. Ha criticato, infine, la complicazione delle procedure amministrative dell'Agenzia dei beni confiscati, il depotenziamento delle norme sulle incompatibilità per gli amministratori e l'eliminazione della possibilità di assegnare alle Forze dell'ordine i beni sequestrati. Il sen. Caliendo (FI-PdL), annunciando voto contrario, ha evidenziato che il Parlamento concorda sul potenziamento dell'Agenzia e sul rilancio delle aziende confiscate, ma ha ricordato le forzature che hanno segnato l'iter del ddl. La preoccupazione del centrodestra, condivisa dal presidente dell'Autorità anticorruzione, dal primo presidente della Cassazione, da ex presidenti della Corte costituzionale e da insigni giuristi, è quella di evitare confusioni, vizi di illegittimità e contenziosi che potrebbero indebolire l'impianto delle misure antimafia. Il sen. Mirabelli (PD) ha negato che la norma sull'estensione delle misure di prevenzione abbia un carattere giustizialista e liberticida e possa indebolire la lotta alla mafia. Ha rilevato inoltre che l'allarme sulla norma anticorruzione è stato lanciato tardivamente. Il sen. Sacconi (AP), in dissenso dal Gruppo, ha annunciato voto contrario, ritenendo insufficiente la correzione che ha introdotto il vincolo associativo per gli indiziati di delitti contro la pubblica amministrazione. Il sen. Gasparri (FI-PdL) in dissenso dal Gruppo ha annunciato la non partecipazione al voto.

Terminate le dichiarazioni di voto, si è svolto un dibattito sulla proposta di coordinamento presentata dai relatori che, recependo la condizione posta dalla Commissione bilancio, ripartisce su base annuale lo stanziamento di venti milioni all'articolo 32, comma 4. Consapevole delle forzature che hanno segnato l'iter del ddl, il sen. Buccarella (M5S) ha presentato una proposta di coordinamento volta a eliminare il vincolo associativo per l'estensione delle misure di prevenzione ai reati di corruzione, annunciando, in caso di accoglimento, un voto finale favorevole. La Presidenza ha dichiarato irricevibile la proposta, ha ammesso invece le proposte avanzate da senatori dei Gruppi FI-PdL, FL e ALA. I sen. Palma, Malan, Caliendo, Anna Maria Bernini (FI-PdL), Quagliarello (FL) e Falanga (ALA), osservando che la proposta dei relatori non è di coordinamento formale ma di modifica sostanziale di un testo già votato, hanno chiesto al Presidente di convocare la Giunta del Regolamento e di rinviare il ddl in Commissione. Il sen. Azzollini (FI-PdL) ha suggerito di sostituire la proposta di coordinamento con un ordine del giorno che impegna a modificare l'articolo 32 alla Camera. Secondo il sen. Calderoli (LN), alla luce del parere condizionato della Commissione bilancio, l'articolo 32 non è stato votato correttamente: la votazione dovrebbe essere annullata e il testo riassegnato alla Commissione. Il Presidente Grasso ha replicato che l'articolo 103 del Regolamento non menziona solo il coordinamento formale ma ammette proposte volte a dare coerenza al testo di legge; ha quindi posto in votazione la proposta di coordinamento dei relatori che è stata approvata.

In apertura di seduta il Presidente Grasso ha comunicato le sanzioni (censura e interdizione di partecipare ai lavori per una o due sedute) irrogate all'unanimità dal Consiglio di Presidenza nei confronti di alcuni senatori del Gruppo LN in relazione ai fatti accaduti nella seduta del 15 giugno (turbativa dell'ordine dei lavori e offese).

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