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535ª Seduta pubblica

Mercoledì 4 novembre 2015 alle ore 11:03

Comunicato di seduta

L'Assemblea ha approvato, con modifiche, il ddl n. 1676 recante disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali. Il testo torna alla Camera dei deputati.

Il ddl, che è collegato alla manovra finanziaria del 2014, si compone di 79 articoli, ripartiti in undici capi. Nella seduta di ieri è proseguita la votazione degli articoli. Nella seduta odierna è stato approvato, con modifiche, l'articolo 28 (attività di vigilanza sulla gestione dei rifiuti), precedentemente accantonato. Sono stati approvati gli emendamenti del relatore 28.550, che sopprime al comma 1 la lettera f, 28.502 (che differisce al dicembre 2016 in termine entro il quale il personale, in posizione di distacco o comando, può richiedere di essere inquadrato presso il Ministero dell'ambiente nell'ambito dei posti vacanti fino a quindici unità), 28.512 che sopprime il comma 8. Approvati gli identici emendamenti 28.508 del sen. Marinello (AP), 28.509 della sen. Nugnes (M5S) e 28.510 della sen. De Petris (Misto-SEL) che sopprimono il comma 5. Approvata infine una proposta di coordinamento del relatore.

Nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto favorevole i sen. Maurizio Romani (Misto-IdV), Compagnone (AL), Laniece (Aut), Gentile (AP), Caleo (PD) i quali hanno ricordato i punti più qualificanti del provvedimento: l'introduzione della valutazione di impatto sanitario, il potenziamento del servizio idrico, gli incentivi alla raccolta differenziata dei rifiuti, le penalizzazioni per il conferimento in discarica e negli inceneritori, l'istituzione di oil free zone e del comitato per il capitale naturale.

La sen. De Petris (SEL) ha annunciato l'astensione: il ddl contiene elementi innovativi, ma non cambia il segno negativo delle politiche ambientali del Governo che non stanzia risorse per la prevenzione del rischio idrogeologico, non limita il consumo del suolo, abolisce il Corpo forestale dello Stato, investe su nuovi inceneritori. Positive le norme sulla mobilità sostenibile, le certificazioni ambientali, i materiali post-consumo, il fondo di garanzia per le opere idriche, la remunerazione dei servizi ecosistemici, l'oil free zone; segnano invece un arretramento le norme sulle estrazioni petrolifere, sul controllo della fauna selvatica, sulle bonifiche dei siti di interesse nazionale, sull'incenerimento dei rifiuti e sulle acque reflue.

Hanno annunciato voto contrario i sen. Liuzzi (CR), Paola De Pin (GAL), Arrigoni (LN), Martelli (M5S), Piccoli (FI-PdL). Secondo Movimento 5 Stelle il Governo, lungi dal promuovere la green economy, alimenta lo spreco, non fa nulla per ridurre la produzione di rifiuti, incentiva le fonti fossili, stanzia risorse irrisorie per la bonifica dall'amianto e la prevenzione del rischio idrogeologico. Forza Italia ha ricordato l'iter lungo e tortuoso del provvedimento che appare ondivago, inconcludente e scarsamente operativo, richiedendo numerosi atti applicativi in tempi eccessivamente ristretti. Le modifiche al codice dell'ambiente sono scoordinate ed è stata perduta l'occasione per semplificare le procedure e valorizzare l'iniziativa privata. Conservatori e Riformisti considerano il provvedimento disomogeneo, dispersivo, confuso e inefficace. La Lega Nord apprezza le misure sulla mobilità sostenibile e sulla bonifica da amianto, ma critica l'esproprio di competenze delle Regioni, le disposizioni sul fondo di garanzia per le opere idriche e sulla morosità nel servizio idrico, la mancanza di norme contro lo spreco alimentare. Le previsioni sul rischio idrogeologico sono inconsistenti e la disposizione sull'immissione dei cinghiali insufficiente. Secondo la sen. De Pin il ddl è un inno alle trivellazioni e all'inquinamento: regala autorizzazioni alle ricerche petrolifere, rende molto elastici i criteri delle bonifiche, esclude gli enti locali dalla valutazione di impatto ambientale, consente agli impianti di maggiori dimensioni di inquinare di più, stravolge le direttive europee.

L'Assemblea ha avviato l'esame del ddl n. 2110 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 20 settembre 2015, n. 146, recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione, già approvato dalla Camera dei deputati.

Il relatore, sen. Ichino (PD), ha ricordato che il decreto è stato varato dopo i disagi provocati dalla chiusura del Colosseo per un'assemblea sindacale. Il testo estende l'ambito di applicazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (n. 146 del 1990) ai servizi di apertura al pubblico di musei, monumenti, istituti e luoghi rilevanti del patrimonio culturale, storico e artistico nazionale, anche in vista dello svolgimento di importanti eventi di carattere religioso e culturale. La Camera ha ristretto la portata della norma agli istituti e luoghi della cultura appartenenti a soggetti pubblici: secondo il relatore l'esclusione delle strutture private presenta una difficoltà di armonizzazione con l'impianto della legge n. 146 del 1990, che non distingue tra servizi gestiti da soggetti pubblici e privati. La Camera, inoltre, ha introdotto la clausola di invarianza finanziaria nel testo decreto-legge e ha inserito nel ddl di conversione un articolo, il quale precisa che la tutela e la fruizione del patrimonio culturale rientrano tra i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, da garantire sul territorio nazionale.

I sen. Puglia (M5S) e Loredana De Petris (SEL), illustrando pregiudiziali di costituzionalità, hanno ricordato che la Costituzione prevede una riserva di legge in materia di sciopero. Respinte le questioni pregiudiziali, si è aperta la discussione generale. Sono intervenuti i sen. Alessandra Bencini (Misto-IdV), Sacconi (AP), Nicoletta Favero, Martini, Annamaria Parente (PD), Alessia Petraglia, Barozzino (SEL), Malan, Bertacco (FI-PdL), Liuzzi (CR), Divina (LN), Mazzoni (AL) e Michela Montevecchi (M5S).

Secondo la sen. Petraglia (SEL) il Governo, che ha tagliato fondi alla cultura, ha strumentalizzato la vicenda del Colosseo per assestare un ulteriore colpo ai diritti dei lavoratori. La tutela del patrimonio culturale richiede investimenti, non la limitazione del diritto di sciopero. Il diritto di sciopero - ha ricordato il sen. Barozzino (SEL) - è già regolamentato: un Paese dove non vi è tutela della dignità del lavoro non ha cultura né futuro. I sen. Malan e Bertacco (FI-PdL) hanno evidenziato che l'assemblea sindacale al Colosseo è stata chiesta regolarmente, con sei giorni di anticipo, da lavoratori ai quali non venivano pagati gli straordinari da dieci mesi. L'inserimento condivisibile della fruizione culturale nei servizi essenziali - ha rilevato la sen. Montevecchi (M5S) - implica il dovere dello Stato di fare investimenti strutturali e ampliare gli organici: il Governo, invece, scarica le sue responsabilità su lavoratori precari e sottopagati. Secondo il sen. Divina (LN), invece, è una forzatura far rientrare la fruizione del patrimonio artistico tra i livelli essenziali delle prestazioni. Il provvedimento attesta la mutazione genetica della sinistra. Secondo i sen. Sacconi (AP) e Mazzoni (AL), in nome della competitività e dei diritti dei consumatori, occorre intervenire sulla disciplina del diritto di sciopero per favorire strumenti di prevenzione e composizione del conflitto. Anche secondo il sen. Liuzzi (CR) è opportuno limitare il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, intervenendo sulla rappresentatività delle organizzazioni sindacali. I sen. Nicoletta Favero, Martini, Annamaria Perente (PD) e Alessandra Bencini (Misto-IdV) concordano sul bilanciamento del diritto di sciopero con la più ampia fruizione del patrimonio artistico.

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