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Mercoledì 8 Maggio 2024 - 186ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 10:05)

L'Assemblea ha avviato l'esame del ddl n. 935 recante modifiche della Parte seconda della Costituzione per l'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, il rafforzamento della stabilità del Governo e l'abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica, nel testo proposto dalla Commissione.

Il relatore, sen. Balboni (FdI), ha illustrato il testo che, alla luce delle modifiche apportate in sede referente, consta di otto articoli. L'articolo 1 prevede l'abrogazione della possibilità per il Presidente della Repubblica di nominare senatori a vita (articolo 59 della Costituzione). L'articolo 2 modifica l'articolo 83 della Carta in relazione al quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica, riducendolo dalla maggioranza qualificata alla maggioranza assoluta, operante dopo il sesto scrutinio anziché il terzo. L'articolo 3 interviene in riferimento allo scioglimento delle Camere da parte del Presidente della Repubblica, introducendo casi in cui lo scioglimento è considerato un atto dovuto. L'articolo 4, modificando l'articolo 89 della Costituzione, introduce nuove disposizioni riguardanti la controfirma degli atti del Capo dello Stato. L'articolo 5 introduce l'elezione del Presidente del Consiglio dei Ministri a suffragio universale diretto per un massimo di due legislature consecutive, elevate a tre se nelle precedenti abbia ricoperto l'incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi. L'articolo 6 integra l'articolo 59 della Costituzione con un premio su base nazionale. L'articolo 7 modifica le procedure in caso di mancata fiducia al Governo, con la possibilità di rinnovo dell'incarico al Presidente del Consiglio eletto o lo scioglimento delle Camere. Infine, l'articolo 8 contiene norme transitorie riguardanti i senatori a vita e l'applicazione della legge costituzionale.

A conclusione della discussione di questioni pregiudiziali, alla quale hanno preso parte i sen. Dafne Musolino (IV), Magni (Misto-AVS), Gasparri (FI-BP) Patuanelli (M5S), Parrini (PD) e Lisei (FdI), sono state bocciate le questioni pregiudiziali QP1, illustrata dalla sen. Maiorino (M5S), QP2, illustrata dal sen. De Cristofaro (Misto-AVS), e QP3, illustrata dalla sen. Valente (PD), che evidenziavano il rischio di sovversione dei principi fondamentali della Costituzione italiana, come la separazione dei poteri e il ruolo del Parlamento, criticando l'accentramento di potere nella figura del Presidente del Consiglio, a discapito del Parlamento e del Presidente della Repubblica.

Ha quindi avuto inizio la discussione generale, alla quale hanno preso parte i sen. Ilaria Cucchi (Misto-AVS), Occhiuto (FI-BP), Cataldi, Ada Lopreiato, Gisella Naturale, Trevisi, Elisa Pirro, Sabrina Licheri, Croatti, Castiello, Lorefice, Mazzella, Marton (M5S), Giorgis, Delrio, Nicita, Giacobbe, Misiani, Francesca La Marca, Cristina Tajani, Susanna Camusso, Ylenia Zambito, Verini, Beatrice Lorenzin, Bazoli (PD), Domenica Spinelli (FdI) e Lombardo (Misto-Az), I Gruppi di opposizione hanno aspramente criticato la riforma costituzionale, nel metodo e nel merito, in quanto, concentrando un potere eccessivo nella figura del Presidente del Consiglio a discapito del Parlamento e del Presidente della Repubblica, rischia di indebolire la democrazia pluralista e partecipativa; hanno altresì sollevato preoccupazioni sull'assenza di limiti e controlli sui poteri del nuovo Premier. Az ha suggerito di avviare un dibattito sull'istituzione di un cancellierato alla tedesca, che garantirebbe la stabilità del Governo preservando le prerogative delle Camere e della Presidenza della Repubblica. Il PD ha accusato il Governo di concentrarsi su questioni identitarie e simboliche anziché affrontare i veri problemi del Paese, come l'instabilità economica e sociale; M5S, avvertendo del rischio di una deriva antidemocratica, ha invitato alla riflessione, esortando i cittadini a essere attenti e partecipativi, anche attraverso il voto e un eventuale referendum. La maggioranza ha difeso la riforma in quanto necessaria evoluzione per garantire stabilità e rappresentatività del Governo,consolidare la democrazia e combattere il trasformismo parlamentare; ha quindi rimandato al mittente l'accusa di mancato coinvolgimento e dialogo, sottolineando l'approfondimento dedicato al testo durante i cinque mesi di lavoro in Commissione.

Il seguito dell'esame è rinviato alla seduta di martedì 14.

(La seduta è terminata alle ore 20:07 )

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