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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Venti anni di apertura al pubblico della Biblioteca del Senato
n. 74 (Nuova Serie), novembre 2023

IFLA World Library and Information Congress 88th IFLA General Conference and Assembly. Rotterdam, 21-25 agosto 2023

"Let's work together, let's library": con questo titolo, che suona come un invito, si è svolto il principale appuntamento a livello mondiale in ambito bibliotecario, ossia la conferenza annuale dell'International federation of library associations and institutions (IFLA).

È tradizione di questo tipo di conferenze che i titoli siano intenzionalmente ampi, per consentire ai singoli comitati di declinarli nel modo più affine alle rispettive attività; tuttavia, forse mai come quest'anno, un tema specifico di grande attualità ha intersecato trasversalmente tutte le giornate dei lavori, pur non essendo espressamente richiamato nelle premesse, ed è diventato il vero protagonista nel programma della settimana: l'intelligenza artificiale. Il fatto, in sé stesso, non sorprende, se si considera che il lavoro del bibliotecario prevede l'interazione con ogni tipo di documento e di tecnologia che ne veicoli l'informazione (non a caso anche il prossimo congresso nazionale dell'Associazione italiana biblioteche (AIB), in programma a Firenze per il 16-17 novembre 2023, verterà su "Biblioteche e tecnologia al tempo dell'intelligenza artificiale"); d'altra parte, nel corso dell'ultimo anno le prospettive di uno strumento in grado di apprendere, giunto a tali livelli di pervasività da poter essere utilizzato da chiunque disponga di una connessione di rete, sono apparse così promettenti da far parlare di una nuova rivoluzione non solo nell'interazione con i documenti, ma anche con le macchine.

Nel corso della conferenza IFLA, dunque, ha avuto spazio sia chi si è interrogato sulle grandi questioni alla base del rapporto uomo-tecnologia, sia chi ha cercato di riportare il dibattito a una dimensione quotidiana ed essenzialmente pratica.

Sul primo fronte, sulla scorta della Recommendation on the ethics of artificial intelligence emanata dall'Unesco già a fine 2021 e adottata da 193 Paesi, si è parlato dell'etica dell'intelligenza artificiale (nota internazionalmente come AI, acronimo dell'espressione inglese artificial intelligence), che andrà sviluppata nel solco dei valori del vivere democratico e del rispetto dei diritti umani; di libertà di accesso all'informazione e del problema dei costi di memorizzazione, che crescono al crescere dei dati; del ruolo dell'automazione e delle reti nella circolazione di fake news, che rischiano di essere reiterate e trasmesse al futuro come effetto indesiderato di una - peraltro necessaria - politica di digital preservation; dell'impatto delle politiche di copyright e sicurezza dei dati sulla corretta circolazione informativa; ancora, si è discusso della relazione tra iper-specializzazione dei saperi e trasmissione della cultura, dell'importanza di un'alfabetizzazione informatica (il cui ruolo è paragonabile oggi a quello che ebbe in passato l'alfabetizzazione tout-court) ai fini dei processi di democratizzazione.

Attorno a tali grandi questioni si articolano temi di grande rilievo per la ricerca giuridica. In quest'ambito, infatti, la conoscenza delle fonti del diritto acquista ancora maggiore importanza in un contesto di crescente digitalizzazione dei relativi supporti documentali, quale antidoto alla possibilità di inesattezze nell'informazione reperita attraverso canali automatizzati; tuttavia non è scontato, ad esempio, che l'informazione legale sia ovunque liberamente accessibile, per la sua solo parziale disponibilità in formato elettronico o perché non in tutti i Paesi è libera da vincoli con editori privati.

Inoltre, implementare AI per i servizi pubblici, più ancora che con la tecnologia ha a che fare col preparare le persone a usarla traendone benefici, con senso critico e capacità di valutazione. Soprattutto, è stato sottolineato un aspetto banale ma non scontato: nel momento in cui si insiste sull'esigenza di regolamentare una nuova tecnologia, occorre preliminarmente approfondirne la conoscenza. Da questo punto di vista sarebbe importante che i professionisti dell'informazione (bibliotecari e tecnici) fossero coinvolti a supporto dei policy makers: un uso responsabile dei dati deve infatti passare attraverso la conoscenza delle policies locali e globali, attraverso l'uso degli standard internazionali e attraverso la formazione, per approdare anche a un'efficace data curation, ossia a quel complesso di attività gestionali volte a conservare nel tempo i dati digitali della ricerca in modo che restino affidabili, ricercabili e riutilizzabili - un settore che sempre più si delinea come nuova disciplina per le prossime generazioni di bibliotecari.

Sul secondo fronte di dibattito che i vari contributi presentati alla conferenza IFLA hanno delineato, il fronte cioè delle possibili applicazioni pratiche attraverso cui si cerca di realizzare gli obiettivi e gli ideali fin qui esposti, ci limiteremo a qualche osservazione per quanto riguarda le biblioteche giuridiche e in particolare quelle parlamentari. In quest'ultimo settore è emerso che lo sviluppo di applicazioni di AI ad hoc è ancora relativamente poco diffuso, ma che in futuro potrebbe rivelarsi gravido di sviluppi, anche perché i testi di legge fanno parte dei corpora testuali usati dagli sviluppatori di AI generativa; al momento, prevalentemente si ricorre a chatbot che trattino in forma automatica l'informazione richiesta dai cittadini che interpellano le istituzioni (a questo proposito segnaliamo che un 'assistente virtuale' di questo tipo è stato implementato dal Servizio Informatica del Senato nella pagina web di risposte alle domande frequenti sul sito istituzionale, così da simulare una conversazione umana che risponde anche a domande circa servizi e collezioni della biblioteca, la quale a sua volta collabora per fornire contenuti rilevanti per alimentare il chatbot).

Buone pratiche più sofisticate sono proposte dall'Unione europea, nel cui Ufficio delle pubblicazioni - naturalmente caratterizzato da uno spiccato multilinguismo, essendo ben 24 le lingue ufficiali dell'UE - l'AI è già utilizzata per assistere la traduzione e l'abstracting, mentre il personale si occupa di arricchire i metadati e si concentra su obiettivi più sofisticati. Anche l'indicizzazione avviene in forma semi-automatica, centralizzando le pubblicazioni legali in un repository (cellar) e strutturando i metadati in una knowledge base, per poi affidare al personale il lavoro di revisione; non sempre questa impostazione del lavoro consente di risparmiare tempo - né sarebbe quello il primo obiettivo - ma migliora l'accuratezza, offrendo ai cittadini un lavoro di qualità (il che, è stato sottolineato, è di per sé stesso un comportamento etico). Un altro possibile utilizzo dell'AI sempre in ambito istituzionale può essere rivolto ai cittadini, per accrescerne il coinvolgimento organizzando occasioni di feedback che la tecnologia può aiutare a raccogliere e analizzare (si è fatto qui riferimento in particolare agli interventi di Hilde Hardeman nella Sessione 119, Artificial intelligence, partner or rival? implications for government, information and the law, e di Mark Kuster nella Sessione 147, Library data in the world of machine learning: ethics, bias and algorithms).

Un diverso esempio virtuoso è rappresentato dalla United Nations Dag Hammarskjöld Library a New York, che ha messo in campo diverse strategie correlate: ha elaborato un codice di condotta per l'integrità dei dati sulle piattaforme digitali (UN Code of conduct for information integrity on digital platforms), propone programmi per l'open science, ha una repository di letteratura grigia con dati ufficiali, discorsi, votazioni e pubblicazioni in pubblico dominio (UN Digital Library) e una piattaforma che consente agli utenti di porre domande, pensata per arginare la proliferazione di informazioni false e la ricerca di documenti inesistenti (così Meg Wacha nella Sessione 155, How can librarians recognize misinformation in official government publications?). L'idea di fondo, espressa da queste iniziative, è che quando un ecosistema come quello dell'informazione cambia, anche i comportamenti di chi lo abita cambiano; e se l'AI può essere educata a dare risposte adeguate e corrette, anche gli utenti possono essere addestrati a porre domande mirate e produttive di nuova conoscenza.

Un effetto collaterale della trasformazione digitale è il suo impatto sugli spazi fisici delle biblioteche, che ne vengono spesso trasformati: basti pensare al successo degli spazi di apprendimento, delle activity rooms, delle postazioni con punti di accesso a piattaforme che erogano corsi online, ai punti di ricarica dei device elettronici, alle sale dedicate a iniziative di digital literacy; un caso a parte che spicca per pervasività e investimenti è l'Immersive Experience Centre presso la National Library of Korea a Seoul, che crea un'esperienza digitale fisicamente situata in un ambiente dal quale l'utente, avvolto da effetti di realtà aumentata, può attivamente consultare le collezioni digitali della biblioteca (presentazione di Jin A-Lee nella Sessione 126, Technology enhanced library learning environments, architectural spatial design and new information technology possibilities).

Come ogni anno, la Conferenza ha accolto anche una sessione organizzata dalla Sezione IFLA dedicata a Library and Research Services for Parliaments Section (IFLAPARL); in questa edizione, pur senza nominare esplicitamente l'AI, il tema ruotava attorno alla funzione del digitale per lo sviluppo di servizi parlamentari innovativi (Sessione 182, Leveraging digital to support inclusive, accessible and innovative Parliamentary services). L'assunto di partenza, introdotto da Julie Anderson della Legislative Assembly of Ontario, Canada, è stata la considerazione che, prima della pandemia, i servizi parlamentari si stavano spostando verso ambienti digitali; la pandemia ha accelerato questi cambiamenti e ha richiesto l'introduzione di nuove modalità di lavoro per garantire inclusività, accessibilità e supporto a parlamentari, cittadini e staff delle Camere.

Nella prima presentazione, Maria Angelica Fuentes, del Congreso nacional de Chile, ha presentato il progetto di un servizio di chat inquadrandolo in un più ampio discorso sulla digitalizzazione quale strumento per democratizzare l'accesso ai contenuti, avvicinare la lettura, superare le barriere spaziali e incoraggiare la lettura.

Sempre in ambito sudamericano, María Eva Del Pilar Sodero Nievas, della Biblioteca del Congreso de la Naciòn Argentina, ha parlato della trasformazione di una delle pubblicazioni digitali offerte dall'Ufficio dei Servizi legislativi, la Legislación Oficial Actualizada (LOA), e di come dossier legislativi o report quotidiani di legislazione straniera, realizzati con attenzione al linguaggio usato, così che sia comprensibile da tutti, possano rivelarsi efficaci fonti di informazioni attendibili e precise, non solo per i legislatori ma per l'intera comunità.

Anne-Lise Harding, della House of Commons britannica, ha poi descritto le iniziative di supporto alla digital literacy nel posto di lavoro: sono stati organizzati seminari (ad esempio, sull'impatto del deeper fake sulle biblioteche parlamentari) capaci anche di stabilire connessioni con la comunità accademica; sono state realizzate guide su come usare l'AI nel contesto parlamentare; sono stati condivisi briefing con lo staff dei parlamentari (ad esempio, sull'uso non manipolato delle statistiche), anche investendo sullo sviluppo professionale dei dipendenti, con programmi di information and media literacy; il tutto, con un incoraggiamento a utilizzare il pensiero creativo, in relazione al contesto e alle competenze dei singoli o dei gruppi, e facendo riferimento a quanto espresso nelle Guidelines on the introduction and use of artificial intelligence in the parliamentary workspace (redatte da Fotios Fitsilis [et al.], risorsa online, Draft v1.0, 6 aprile 2023).

Dopo la presentazione di Oluwaseun O. Akin-Fakorede e di Adetoun A. Oyelude, delle università nigeriane di Calabar e di Ibadan, che hanno presentato un paper con l'esito di una ricerca sull'impatto delle tecnologie sull'attività dei parlamentari, ha chiuso la sessione la direttrice della Biblioteca Passos Manuel della Assembleia da Republica portoghese, Maria João Amante, descrivendo strumenti e strategie adottati per soddisfare le esigenze dei parlamentari, dei gruppi e del personale parlamentari e dei cittadini, proponendosi quale biblioteca pubblica specializzata, con una lunga storia alle spalle (fin dal 1836) ma comunque in grado di implementare e rinnovare le risorse per raggiungere tutti i tipi di pubblico, anche condividendo progetti con altri parlamenti di lingua portoghese nel mondo.

Dal complesso degli stimoli ricavati dalle dense giornate della conferenza, si delinea un panorama articolato, condizionato da fattori geopolitici che rischiano di ampliare il cosiddetto digital gap a svantaggio di alcune zone del mondo non del tutto pronte ad abbracciare le nuove tecnologie, ma soprattutto dominato da opposte tendenze di timore o entusiasmo nei confronti delle novità tecnologiche, come era avvenuto del resto nel periodo in cui si è imposta Internet e ancor più il cosiddetto Web 2.0, caratterizzato dall'interattività a cui tutti oggi siamo abituati, ma che ebbe bisogno di tempo per essere metabolizzato e diventare parte della quotidianità di ciascuno. Quale che sia l'esito dei contrapposti atteggiamenti in campo, generati da culture, filosofie, atteggiamenti esistenziali diversi, è però intuibile che una composizione possa farsi strada nella misura in cui si riuscirà a considerare l'AI non un fine né un nemico, e nemmeno un alleato da abbracciare acriticamente, ma un semplice strumento, neutro come lo sono tutti gli strumenti, il cui utilizzo dipende dalle persone, e del quale semmai bisognerà curare attentamente l'implementazione per poterne governare gli sviluppi.

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