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Martedì 18 Giugno 2024 - 199ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 15:30)

Con 109 voti a favore, 77 contrari e un astenuto, l'Assemblea ha approvato il ddl n. 935 recante modifiche della Parte seconda della Costituzione per l'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, il rafforzamento della stabilità del Governo e l'abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica. Il testo passa alla Camera per la seconda deliberazione.

Il provvedimento, incardinato nella seduta dell'8 maggio scorso con la relazione del sen. Balboni (FdI), si compone di 8 articoli: l'articolo 1 abroga la possibilità per il Presidente della Repubblica di nominare senatori a vita; l'articolo 2 modifica il quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica, riducendolo alla maggioranza assoluta dopo il sesto scrutinio; l'articolo 3 introduce casi in cui lo scioglimento delle Camere da parte del Presidente della Repubblica è considerato un atto dovuto; l'articolo 4 cambia le disposizioni sulla controfirma degli atti del Capo dello Stato; l'articolo 5 prevede l'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri per un massimo di due legislature consecutive, tre se l'incarico precedente è stato inferiore a sette anni e sei mesi; l'articolo 6 integra l'articolo 59 della Costituzione con un premio su base nazionale; l'articolo 7 modifica le procedure in caso di mancata fiducia al Governo, permettendo il rinnovo dell'incarico al Presidente del Consiglio eletto o lo scioglimento delle Camere; l'articolo 8 contiene norme transitorie riguardanti i senatori a vita e l'applicazione della legge costituzionale.

Nella seduta di giovedì scorso si è concluso l'esame dell'articolato. Oggi, nelle dichiarazioni finali, hanno annunciato voto favorevole i sen. Michaela Biancofiore (Cd'I), che ha enfatizzato l'importanza di restituire la centralità decisionale ai cittadini, criticando la cronica instabilità dei Governi e sostenendo che la riforma garantirà stabilità e affidabilità sul piano economico e internazionale; Gasparri (FI-BP), che ha argomentato che la riforma mira a collegare il premierato a una base più ampia di consenso democratico attraverso elezioni, accusando le opposizioni di cercare di imporre un veto che impedirebbe alla maggioranza di agire secondo il mandato ricevuto dagli elettori; Romeo (LSP), che ha difeso la riforma come un'evoluzione coerente delle politiche del centrodestra, richiamando il tentativo fallito del 2005 di introdurre il federalismo; Lisei (FdI), che ha criticato l'instabilità storica degli Esecutivi italiani e il costo economico ad essa associato, escludendo il pericolo di un regime autoritario e sottolineando il sostegno alla sovranità popolare nella scelta del Capo del Governo. Hanno dichiarato voto contrario i sen. Monti (Misto), che ha spiegato che la riforma non raggiungerà gli obiettivi prefissati perché concepita nell'interesse esclusivo dei politici e non dei cittadini; Calenda (Misto-Az), secondo cui il metodo conflittuale usato per portarla avanti è pericoloso e le conseguenze politiche rischiano di allontanare ulteriormente i cittadini dalla politica; Spagnolli (Aut), che ha espresso profonda preoccupazione per le conseguenze della riforma sulle autonomie speciali, la cui tutela rischia di essere compromessa, causando uno squilibrio politico e istituzionale che minaccia la centralità delle autonomie nel sistema italiano; Enrico Borghi (IV) che, pur ritenendo che l'introduzione dell'elezione diretta del Capo del Governo non rappresenta un atto di sovvertimento democratico, ha criticato il testo finale come un compromesso deludente che non risolve i nodi cruciali come il bicameralismo perfetto e il ruolo delle Regioni; De Cristofaro (Misto-AVS), che ha ravvisato nel cambiamento proposto una minaccia diretta alla Costituzione e alla stessa democrazia, con rischi di aumentare le disuguaglianze e indebolire ulteriormente il Parlamento, confidando nell'esito referendario; Patuanelli (M5S), che ha esortato alla gestione democratica delle controversie politiche anziché attraverso riforme costituzionali discutibili, mettendo in guardia contro la centralizzazione e il rischio di accentramento di poteri senza garanzie democratiche adeguate; Boccia (PD), che ha denunciato un indegno baratto politico tra le forze di maggioranza, difendendo la democrazia pluralista e la separazione dei poteri e criticando la mancanza di risposta del Governo ai reali problemi del Paese, come la povertà e il calo demografico. In dissenso dal Gruppo, il sen. Durnwalder (Aut) ha annunciato l'astensione della componente SVP, apprezzando l'inserimento del principio di tutela delle minoranze linguistiche nell'articolo 5 del testo, in attesa che lo stesso trovi concreta attuazione anche nella futura legge elettorale.

In apertura di seduta il Presidente del Senato ha commemorato il generale di corpo d'armata Claudio Graziano, servitore dello Stato stimato e amato senza distinzioni politiche.

(La seduta è terminata alle ore 17:36 )

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